Titolo del Corriere di qualche giorno fa (giugno 2012):
L’aggettivo inglese social trasformato in italiano in un sostantivo è un esempio di pseudoprestito (falso prestito), una parola che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato (o addirittura non esiste).
In italiano la parola social ha avuto un’evoluzione molto rapida:
- fino al 2010, come notavo in itanglese 2 (social, digital e switch), social appariva essenzialmente all’interno di locuzioni in cui tutti gli elementi erano parole inglesi, ad es. social network, social media, social web;
- nel giro di breve tempo social ha cominciato a essere usato come aggettivo con il significato specifico, assente in inglese, di “relativo ai social network” (ad es. novità social, attività social); nei testi scritti, inizialmente questo uso era evidenziato in corsivo o tra virgolette ma è una convenzione che sta sparendo;
- nel frattempo social è diventato anche un sostantivo, principalmente di numero plurale, usato sia nel senso di social network che di social media. Pensavo che l’uso fosse ancora abbastanza gergale o perlomeno informale ma l’articolo del Corriere dimostra il contrario.
Meccanismi impropri di accorciamento
Il sostantivo italiano social è stato creato grazie a un meccanismo improprio di accorciamento che in una parola composta o in un sintagma elimina il determinato (l’elemento che viene precisato e caratterizzato da un altro elemento) e preserva il determinante: in questo esempio l’aggettivo social è il determinante mentre i sostantivi media e network sono il determinato.
È un fenomeno comune ad altre lingue romanze, dovuto al mancato riconoscimento di un’importante differenza morfosintattica: in inglese la testa (il determinato), ossia l’elemento più importante del composto, è la parola che sta più a destra, mentre in italiano tendenzialmente la testa è l’elemento di sinistra. Molti pseudoanglicismi sono ottenuti in questo modo, ad es. golf da golf coat e smoking da smoking jacket, e molti altri come night club, garden center, living room, pile fabric, reality show, talk show ecc.
Anche spot è uno pseudoanglicismo, sia nel senso di pubblicità, da spot ad(vertisement), che nel senso di faretto, da spotlight.
Altri pseudoanglicismi recenti nati da accorciamento [nuovi post]:
• spending (review)
• voluntary (disclosure)
• stepchild (adoption)
• focus (document / report)
• temporary (store)
• la fake (news)
• in smart (working) – doppio pseudoanglicismo!
• il ted (talk)
Vedi anche: Radiografia delle parole (cambiamenti linguistici e analisi diacroniche).
Luigi Muzii:
Farà la fine di gap, che non usa più nessuno. Basta aspettare la pronosticata (http://goo.gl/vyinE), e forse prossima (http://goo.gl/d2BTL) fine di Facebook. Del resto, anche “fare clic” resta solo… sulla carta.
.mau.:
io continuo a preferire “i socialcosi” che secondo me dà molto l’idea. (C’è chi parla anche di “socialino”…)
Flavio Pas:
Orribile…
remo:
E per fortuna che l’italiano scoppia di salute…
Francesco:
Social come sostantivo non mi dispiace…c’è di peggio!
Zerbi:
Ma sbaglio, o gli inglese non usano “social network” per indicare le piattaforme che offrono il servizio come invece facciamo noi italiani?
Licia:
Grazie a tutti per i commenti.
@Zerbi, in effetti in inglese social network è un concetto sociologico e sarebbe più appropriato parlare di social network(ing) service per descrivere Facebook e piattaforme simili ma ormai anche nel lessico comune inglese social network ha il significato “informatico” con cui è conosciuto in italiano.