Nel Regno Unito fa scalpore una vicenda rivelata dal giornale scandalistico The Sun: un volto noto della BBC negli ultimi tre anni avrebbe pagato decine di migliaia di sterline ad adolescente in cambio di foto esplicite.
Non è stata rivelata l’identità delle due persone coinvolte, si sa solo che il personaggio della BBC è un uomo e che l’altra persona coinvolta ora ha 20 anni, ma non ne viene indicato il sesso. Per vari media italiani invece è inequivocabilmente un ragazzo. Esempi:
C’è da chiedersi se titoli e articoli dimostrino incapacità di riconoscere le specifiche strategie linguistiche usate in inglese per riferirsi alla persona più giovane senza indicare se sia un lui o una lei, oppure si tratti di banale sciatteria che impedisce di fare lo sforzo di ricorrere a meccanismi equivalenti in italiano e dà per scontato che si tratti di una relazione omosessuale.
In inglese, nomi ambigeneri e singular they
Per non far capire il sesso o l’identità di genere di una persona in inglese è sufficiente evitare tre tipi di parole:
1 i pochi nomi non ambigeneri, come ad es. woman vs man, e in particolare nomi che indicano parentela, ruoli e professioni, ad es. policeman vs policewoman;
2 titoli e appellativi, ad es. Mr vs Mrs;
3 pronomi e aggettivi possessivi di terza persona singolare, ad es. his vs her (l’unica categoria di parole inglesi con genere grammaticale);
Nel titolo di The Sun si nota l’uso dei nomi ambigeneri child (anziché daughter o son) e teen, e del pronome them (anziché him o her). Il presentatore della BBC (Beeb) invece è indicato esplicitamente come man.
Si trova la stessa strategia anche nei media britannici che ricorrono a un registro più formale di The Sun, come in questo esempio da The Guardian:
Sia The Sun che The Guardian ricorrono al cosiddetto singular they, il pronome di terza persona plurale usato per riferirsi a una singola persona. Riguarda non solo il pronome soggetto they ma anche il pronome complemento them e gli aggettivi e pronomi possessivi their e theirs e il pronome riflessivo themselves (o in alternativa themself).
Nel giornalismo britannico è un espediente che si usa da decenni per riferirsi genericamente a una persona di cui non si conosce il sesso (o l’identità di genere) o non è rilevante, oppure non si vuole, non si può o non si deve specificarlo.
Il singular they può sembrare insolito a un parlante non nativo ma è del tutto conforme alla grammatica inglese. Se ne trovano attestazioni già nel XIV secolo e ha anche altre funzioni, ad es. è obbligatorio in frasi come if you love somebody, set them free. L’uso più recente è per persone che non si riconoscono in un’identità di genere binaria: dettagli ed esempi in Cos’è il singular they e come si usa, dove ho evidenziato anche errori grossolani dei media italiani quando persone note del mondo anglofono dichiarano my pronouns are they/them.
In italiano, altre strategie
L’uso dei pronomi in inglese e italiano non è equiparabile. In inglese il soggetto pronominale è obbligatorio mentre in italiano è omesso, a parte poche eccezioni, perché la nostra è una lingua a soggetto nullo (“pro-drop”). Inoltre, gli aggettivi possessivi italiani si accordano al genere dei sostantivi e non specificano se il possesso sia “di lui” o “di lei” come invece in inglese (call their mother, her mother o his mother è sempre “sua mamma”), e in ogni caso se ne fa un uso minore che in inglese (cfr. their mother accused the presenter ➝ la madre ha accusato il presentatore).
È più complicato gestire il genere grammaticale (una categoria morfologica!), inevitabile in italiano, anche perché di solito coincide con il genere naturale (il sesso). In questi casi si può ricorrere a una strategia nota come oscuramento di genere, descritta in Questioni di genere nel linguaggio amministrativo, che ricorre a espedienti grammaticali e sintattici quali, ad esempio:
- parole che non implicano il genere, come persona;
- parole ambigeneri che hanno la stessa forma per maschile e femminile, come adolescente, ma solo in costruzioni in cui il genere non venga manifestato dall’articolo o altri elementi lessicali (cfr. l’adolescente vs un minore ≠ una minore);
- forme passive o impersonali che non rendono esplicito l’agente dell’azione.
Il rischio è di produrre frasi convolute e dal sentore burocratico ma con un po’ di pratica si riescono a ottenere buoni risultati: l’obiettivo è raggiunto se chi legge non nota che il testo è stato scritto ricorrendo a questa strategia.
L’oscuramento di genere è una delle opzioni del linguaggio inclusivo, su cui ormai si trovano innumerevoli linee guida istituzionali. Trovo molto efficaci gli esempi di Guida pratica al linguaggio inclusivo in italiano, che contiene anche una panoramica di soluzioni alternative, molto più creative, come asterischi e schwa.
A quanto pare però queste sono nozioni poco familiari a chi ha prodotto i titoli e gli articoli italiani sullo scandalo alla BBC, con poche eccezioni come C’è un caso intorno a un presentatore della BBC di Il Post, testata molto attenta al linguaggio inclusivo.
Vedi anche: Cos’è il singular they e come si usa
Altre noterelle linguistiche
Anche altri particolari nei titoli italiani di esempio mostrano scarsa attenzione ai dettagli:
Noto presentatore pagava mio figlio minore per foto porno
➝ il titolista ha confuso il sostantivo minore, che nel lessico giuridico significa minorenne, e l’aggettivo minore, che invece riferito a un figlio significa il più giovane di età rispetto a uno o più fratelli e/o sorelle.
Presentatore paga 45000 euro a minore per foto porno
➝ la vicenda si svolge nel Regno Unito e la sterlina è una valuta conosciuta. Curioso che si decida di fare la conversione direttamente nel titolo, anziché riportare la cifra in sterline e poi nel corpo dell’articolo indicare anche il valore in euro. In questo modo sembra che i pagamenti avvenissero in una valuta straniera (e comunque è una conversione poco accurata: al cambio attuale £35000 sono circa 41000 euro).
Soldi a un ragazzo per foto “osé”
➝ il francesismo osè è in uso in italiano da circa 60 anni e qui è usato con il significato standard, per cui non si capisce che senso si debba attribuire alle virgolette.
È caccia al nome dell’anchorman-star
➝ anchorman-star è uno pseudoanglicismo che non ha molto senso in inglese. La parola star nel senso di celebrità dello spettacolo o dello sport ci è familiare, anche nella costruzione x star in cui x specifica l’ambito, ad es. film star, pop star, TV star, football star, Hollywood star, BBC star.
La parola star può essere usata anche con funzione aggettivale nella costruzione star x in cui x specifica la persona che “risplende” più di altre in un gruppo (per prestigio, fascino, popolarità, bravura ecc.), ad es. star actor, star performer, star gymnast, star student, star presenter. Immagino fosse questo il senso che voleva trasmettere chi ha usato anchorman-star nel titolo italiano, sbagliando però l’ordine delle parole. Probabilmente aveva in mente altri pseudoanglicismi “made in Italy” come archistar (in inglese starchitect) e virostar.
Ionti:
Ho letto della notizia per la prima volta su Televideo (so’ vecchio…) e poi sul Post. Effettivamente avevo dato per scontato che il minore adescato fosse un ragazzo…
Ludovica:
” a un adolescente” (da il Post) – anche qui la mancanza di apostrofo mi fa subito pensare a un ragazzo…
Purtroppo non è facile scrivere inclusivo in italiano!
Cesare Rossi:
Ciao,
Secondo me il titolo che cita “un minore” è corretto, perché non indica una persona di sesso maschile, ma è generico.
Non credo, nel caso il minore sia di sesso femminile, che si possa scrivere “una minore”: caso mai si direbbe “una minorenne”.
Che ne dici?
Licia:
@Cesare, per i dizionari il sostantivo minore è ambigenere, quindi si distingue tra il minore e la minore. Nel linguaggio giuridico viene usato quasi esclusivamente al maschile per l’uso diffuso del maschile sovraesteso. Nei titoli cmq la questione sarebbe facilmente aggirabile non usando l’articolo: “…presentatore paga £35000 a minore…”