In questo titolo di una notizia dagli Stati Uniti su un’indagine sull’ex presidente Trump, due dettagli nelle parole evidenziate in giallo rivelano che si tratta di una traduzione letterale di “in Trump’s Mar-a-Lago home”:
Con i primi rudimenti di inglese si impara la differenza tra house, un edificio, e home, il luogo dove si abita, dove si è nati o dov’è la propria vita familiare. In italiano si può ricorrere a casa in entrambi i casi ma in questo contesto la grammatica ci consente di distinguere i due concetti:
1 nella casa di T. indica l’edificio (house);
2 in casa o a casa di T. indica invece in senso più astratto il luogo di abituale dimora (home).
Anche un piccolo dettaglio come preposizione semplice vs articolata fa la differenza!
Se effettivamente si intendesse il senso 1, sarebbe però poco preciso descrivere l’edificio della foto (126 stanze, quasi 6000 m2) come casa: ci si aspetta perlomeno villa. Esempio pratico per un confronto: nei media le residenze di Berlusconi ad Arcore, Roma ecc, sono presentate come ville e palazzi, non come case.
Nella traduzione nella casa a Mar-a-Lago si nota anche un errore di interpretazione (e conoscenze limitate sull’ex presidente): Mar-a-Lago non è la località dove si trova l’edificio ma è il nome proprio della residenza, un palazzo storico con ampio parco nella contea di Palm Beach. Per un confronto, sarebbe come dire che Berlusconi in Sardegna vive in una villa a Certosa.
Ho appena descritto errori che non compromettono in alcun modo la comunicazione, ma si tratta comunque di imprecisioni che possono fare la differenza tra una traduzione superficiale e una traduzione professionale. Nei media italiani se ne incontrano spesso: altri esempi in Dettagli sulla principessina e in Traduzione sognante poco riflessiva.
Documenti classificati e declassificati
Nelle notizie sull’indagine a cui è sottoposto Trump sono ricorrenti le locuzioni documenti classificati e documenti declassificati, calchi dall’inglese di classified e declassified.
Sono termini usati anche in italiano nell’ambito specialistico della sicurezza nazionale per indicare informazioni segretate e riservate a cui è stata attribuita una delle classifiche di segretezza previste dalle leggi in vigore (negli Stati Uniti tre diversi livelli: Top Secret, Secret e Confidential).
Ritengo però che nei media generalisti sarebbe preferibile evitarli a favore di locuzioni più trasparenti, come ad es. documento desegretato anziché documento declassificato. Ne ho già discusso in dettaglio in Informazioni classificate.
Nota: in inglese box non vuol dire solo “scatola” ma anche “scatolone”.
Isa:
Come sempre, grazie per le acute precisazioni, anche se temo che la gran parte di coloro a cui sarebbero dirette non ne farà tesoro.
Approfitto di quella sul nome della lussuosa abitazione di Donald Trump («…Mar-a-Lago non è la località dove si trova l’edificio ma è il nome proprio della residenza…») per chiederti come mai, secondo te, nessuno (o così pare a me) percepisce la medesima inesattezza a proposito del celebre ateneo statunitense il cui nome proprio è “Harvard University”, e si trova nella città di Cambridge, stato del Massachusetts. Com’è che per gli italiani si studia, ci si laurea o si insegna “a” Harvard, o si citano studi “di Harvard”, quando si dovrebbe correttamente dire “alla” e “della”? Ho perso il conto delle volte in cui l’ho dovuto far presente a redattori ed editor, nonché delle volte in cui mi sono sentita rispondere che non avrebbero accettato le forme articolate perché «non lo fa nessuno» (che non mi pare un argomento particolarmente cogente, ma tant’è). E succede esattamente lo stesso con l’università di Yale, a New Haven, mentre nessuno si sognerebbe di scrivere “a Columbia”, “a Cornell” o “a Johns Hopkins”. Può dipendere dal fatto che nel caso di altre famose università a stelle e strisce – per esempio Princeton o Berkeley – il nome dell’istituzione e quello della località coincidono? Insomma, non è un uso che mi faccia perdere il sonno, però m’infastidisce parecchio e non me lo spiego. Grazie per la pazienza e buon Ferragosto.
Alessandra:
Così come nessuno sa che la prima università di Roma si chiama “Sapienza” senza l’articolo. Mi sembra altrettanto fastidiosa l’approssimazione di nomi di istituti e cariche di casa nostra.
Licia, grazie mille delle tue sempre puntuali osservazioni.
Daniele A. Gewurz:
Attenzione, @Alessandra: si chiama e si è sempre chiamata la Sapienza, come risulta dal _testo_ di tutti i documenti anche ufficiali, compresi i diplomi di laurea. Di recente, per esigenze di “brand” (sic), ha adottato il “naming” (sic) “Sapienza Università di Roma”. Cioè, si chiama “la Sapienza” (e così la chiamano anche i documenti interni, compresi quelli che parlano del “branding”), ma nel materiale di marketing etc. si deve usare il logotipo “Sapienza”. Vedi qui: https://www.uniroma1.it/it/pagina/chi-siamo (sotto “La comunicazione”); qui: https://www.uniroma1.it/it/pagina/comunicazione-e-brand (passim nelle varie pagine linkate); e praticamente ovunque.
Tutto sommato è una situazione simile (o inversa?) a quella di Spezia / della Spezia.
John Dunn:
Non solo in italiano: ieri sulla BBC un giornalista ha detto ‘Trump’s estate at Mar-a-Lago’. In generale la proprietà di Trump viene descritta in inglese come ‘estate’ o ‘resort’.