Sarei curiosa di conoscere il processo di ideazione di nomi pseudoinglesi come cash black, un gioco di parole agrammaticale ottenuto da cashback + black nel senso di “[periodo] con/di grandi sconti” – un’accezione inesistente in inglese, come descritto in Inglese farlocco: Black Days.
Capisco che in questo caso black è anche un rimando al nome del prodotto, ma davvero i creativi pensano che per i consumatori italiani l’espressione cash black risulti efficace e trasparente? Non mi stupirei se molti invece pensassero all’iniziativa governativa per incentivare l’uso di pagamenti elettronici e non a un rimborso parziale per l’acquisto di un prodotto.
L’espressione cash black non è neppure un’idea originale: era già stata usata da un altro noto marchio alla fine del 2021 per una promozione annunciata in concomitanza con il famigerato Black Friday.
Dubito che chi ha ideato il gioco di parole cash black abbia considerato che non tutti potrebbero capire con che senso va inteso black e che qualcuno potrebbe invece tradurlo letteralmente e attribuirgli connotazioni negative.
Alla fine degli incentivi statali contro l’uso dei contanti circolavano infatti battute del tipo “hanno abolito il cash back per poter tornare a fare il cash black”, con riferimento ai pagamenti in nero (un altro esempio di inglese farlocco: in inglese non si ricorre all’aggettivo black ma si direbbe cash-in-hand, usato però soprattutto per prestazioni lavorative).
Ribadisco le considerazioni fatte in Inglese farlocco ferroviario: #RAILWAYheART: meglio non azzardare giochi di parole in una lingua che non è la propria se non si è sicuri che il messaggio sia corretto in tutti i suoi aspetti. Per un anglofono e per chi conosce sufficientemente bene l’inglese cash black non ha infatti alcun senso e c’è il rischio che si comunichi un’immagine poco professionale del prodotto.
ZHEROGAP
Valgono le stesse considerazioni per un altro esempio di gioco di parole in inglese farlocco ottenuto con l’aggiunta di una lettera.
Lo pseudoanglicismo #ZHEROGAP è il nome di un’iniziativa della Regione Lombardia sulla certificazione della parità di genere prevista dalla legge n. 162/2021 e rivolta a imprese che operano in Lombardia, quindi un pubblico italofono.
Per interpretare correttamente il nome bisogna innanzitutto conoscere l’espressione inglese gender gap, il divario di genere, e sapere che nell’ambito dell’Unione europea, a cui rimanda l’iniziativa, zero gap indica il raggiungimento della parità di genere (gender equality).
L’espediente grafico di evidenziare in rosa il pronome femminile HER che appare con l’inserzione della lettera H ha però il risultato di rendere opaca la parola zero e potrebbe invece richiamare la parola hero, “eroe”, che qui non c’entra nulla. Dà inoltre risalto alla lettera Z che con il conflitto in Ucraina ha assunto connotazioni geopolitiche specifiche che sarebbe preferibile evitare.
#ZHEROGAP è un gioco di parole macchinoso, poco efficace e stereotipato (il colore rosa!). È anche superficiale perché evidenzia un problema aggiuntivo di tipo culturale: nelle istituzioni europee il concetto di gender equality non riguarda esclusivamente le donne rispetto agli uomini ma anche le persone LGBTQ+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e più in generale chi non si riconosce nel binarismo di genere), e quindi il nome non è inclusivo.
Ho chiesto a chi gestisce il profilo Twitter della Regione Lombardia perché un’istituzione italiana si rivolge a cittadini italofoni ricorrendo a giochi di parole in inglese farlocco e come sono motivate queste decisioni. Se avrò una risposta rilevante la aggiungerò qui.
Aggiornamento – La spiegazione di Regione Lombardia:
Ho replicato che queste però non sono espressioni inglesi ma pseudoinglesi, pensate da italiani per italiani, e che per questo non funzionano oltre i confini nazionali. Purtroppo a chi l’inglese lo conosce comunicano approssimazione e scarsa professionalità.
Vedi anche: Mit the people, spiegato bene (un altro esempio di inglese farlocco istituzionale)
Nuovo esempio: BLACK TO SCHOOL
[Agosto 2022] Aggiunta di lettera anche per Black to school:
La promozione per l’acquisto di computer Black to school è descritta come il Black Friday anche se è valida due settimane (18-31 agosto 2022), ulteriore conferma che nel linguaggio pubblicitario black ha assunto il significato di “con/di grandi sconti” e la dimensione temporale non riguarda più un singolo giorno.
Superfluo specificare che in inglese black to school non comunica nulla di tutto ciò ma può invece far pensare all’idea di vestirsi di nero per la scuola (e negli Stati Uniti è il nome di un programma che riguarda l’istruzione di persone afroamericane).
Altri dettagli in Inglese farlocco: Black Days.
Ludovica:
Come dovrei pronunciare questo nome? 😀
Dasmi:
Segnalo un testo che c’entra poco con il post, ma che potrebbe interessare e che credo possa far godere i collezionisti di testi che frequentano questo sito.
Volevo prenotare una visita al Colosseo e ai Fori romani e sono finito sul sito della cooperativa che gestisce i biglietti online (https://ecm.coopculture.it/index.php?option=com_snapp&view=event&id=3793660E-5E3F-9172-2F89-016CB3FAD609&catalogid=B79E95CA-090E-FDA8-2364-017448FF0FA0&lang=it).
Mi sono trovato sullo schermo questo indecifrabile messaggio (tra l’altro scritto tutto in carattere maiuscolo):
“I BIGLIETTI GRATUITI PER L’INGRESSO ORDINARIO COLOSSEO/FORO ROMANO/PALATINO SARANNO DISPONIBILI ON LINE, SENZA DIRITTO DI PRENOTAZIONE, IN MODALITÀ OPEN. IL BIGLIETTO D’INGRESSO GRATUITO SARÀ LEGATO ALLA DATA DI VISITA MENTRE SARÀ OPEN NELL’ORARIO D’INGRESSO, DA QUELLO DI APERTURA A QUELLO DI CHIUSURA DEI VARCHI DI ACCESSO AL SITO.
I TITOLARI DEI BIGLIETTI D’INGRESSO GRATUITI COSÌ RISERVATI, SARANNO ACCOLTI COME DI CONSUETO NELLE MODALITÀ PREVISTE PER GLI AVENTI DIRITTO, ED EVENTUALMENTE ASSOCIATI AI BIGLIETTI D’INGRESSO INTERI E RIDOTTI AD ORARIO PRENOTATI.
I BIGLIETTI GRATUITI SCUOLA DOVRANNO ESSERE PRENOTATI, COME DI CONSUETO, NELLE DISPONIBILITÀ DEDICATE AL TARGET SCUOLA.
PRENOTA IL GRATUITO QUI”
Mi reputo una persona mediamente in grado di comprendere i testi scritti (di lavoro faccio il traduttore), ma di fronte a questo esempio di linguaggio “istituzionale” mi sono dovuto arrendere.
Qui (https://ecm.coopculture.it/index.php?option=com_snapp&view=event&id=3793660E-5E3F-9172-2F89-016CB3FAD609&catalogid=B79E95CA-090E-FDA8-2364-017448FF0FA0&lang=en) c’è la traduzione di tutto questo in inglese: meravigliosa!
John Dunn:
Qualche anno fa ho cominciato a studiare i giochi di parole bilingue e sono arrivato a due conclusioni:
1. L’uso e il senso delle parole nella lingua originale ha poco importanza: quello che conta e come queste parole vengono usate nella second lingua.
2. Giochi di parole di questo tipo possono essere molto spiritosi, ma in alcuni casi sono troppo complicati o troppo oscuri per essere capiti senza una spiegazione. E come si sa, uno scherzo che ha bisogno di una spiegazione non è più uno scherzo.
Con Zherogap c’è anche il potenziale problema dell”acca vagante’: facilmente può diventare Zehrogap o Zerhogap.