Dopo la nebbia notturna oggi a Milano c’è di nuovo la galaverna, ma lo spettacolo non è marcato come due giorni fa, quando per quasi tutta la giornata le piante sono rimaste decorate da uno spesso strato bianco di cristalli di ghiaccio. Non a caso in pasticceria si parla di glassa/ghiaccia (in inglese icing).
La parola galaverna mi è sempre piaciuta molto. A lungo avevo creduto fosse una parola dialettale (c’è anche chi dice calaverna), invece fa parte del lessico italiano da vari secoli. L’etimologia rimane incerta ma c’è chi suggerisce cala, da una voce germanica per “nebbia”, e verno, nel significato di “freddo, gelo invernale”.
Mi piace anche anche l’inglese soft rime, locuzione non molto nota e a volte confusa con hoarfrost, la brina.
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Nuovo post: Perché il gelicidio inquieta (dicembre 2017)
Aggiornamento marzo 2012 – L’Accademia della Crusca ha dedicato un dettagliatissimo articolo a storia e possibili etimologie della parola: Il mistero della galaverna.
Nei commenti qui sotto, altre parole legate alle formazioni di ghiaccio: calabrosa (in inglese hard rime), vetrato / vetrone (in inglese black ice, in francese verglas) e una foto di fiori di ghiaccio.
Marco:
Anche a me è sempre piaciuta moltissimo la parola “galaverna” 🙂
Licia:
@Marco, invece ho cercato inutilmente di scoprire il nome di un fenomeno simile, delle specie di “ninfee” di cristalli di ghiaccio che si erano formate sulla superficie ghiacciata del lago di Silvaplana in Engadina, in una giornata di galaverna molto intensa. Alcuni “fiori” erano grandi quasi 15 cm, davvero uno spettacolo unico.
Aggiornamento 2024 – In Polarpedia, un progetto europeo, la voce frost flowers ha come equivalente italiano fiori di ghiaccio, con questa spiegazione:
I fiori di ghiaccio sono cristalli di ghiaccio che crescono quando si forma un nuovo sottile strato di ghiaccio, su una superficie tranquilla dell’oceano, quando l’aria molto secca è molto più fredda dell’acqua. L’umidità dell’acqua di mare diventa disponibile ad un’atmosfera fredda e i venti superficiali sono bassi, permettendo la sovra-saturazione.
I fiori di ghiaccio crescono da imperfezioni nel ghiaccio superficiale, si creano in presenza di temperature estreme di gran lunga sotto lo zero, vicine ai -22°C, formando le straordinarie strutture appuntite. Essi crescono rapidamente a centimetri di altezza. Dopo un certo periodo di tempo sui cristalli di ghiaccio si depositano degli aerosol salati, perciò il contenuto di sale nei fiori di ghiaccio è circa tre volte superiore che nell’acqua di mare. Queste opere d’arte della natura ospitano una grande varietà di microrganismi, dalle misteriose capacità di adattamento a climi tanto rigidi. La forte concentrazione di batteri trasforma ogni singolo fiore in un piccolo ed effimero ecosistema temporaneo, del tutto simile a quello di una barriera corallina.
Resta un mistero come possa avvenire un fenomeno del genere su un lago di acqua dolce in montagna, lontanissimo dal mare.
Aggiungo anche una parola inglese arcaica in tema, frostwork:
SuomItaly:
Suggestivo il fenomeno “fiori/corone di ghiaccio”.
Per quanto riguarda la galaverna ho trovato due termini in inglese: crown snow-load, snow and hard rime. Non saprei dire, al momento, la differenza tra le due parole.
In finlandese mi risulta che la galaverna sia chiamata tykky.
Licia:
@Suomitaly: grazie, anche tykky mi sembra bella come parola!
Credo che hard rime in italiano si chiami calabrosa, che non ho mai visto ma dovrebbe essere una specie di crosta di ghiaccio compatta più pesante della galaverna, che invece risulta abbastanza “soffice”.
Ma ci vorrebbe un esperto di meteorologia!
Intanto aggiungo una definizione in inglese da un glossario dell’American Meteorological Society:
hard rime — Opaque, granular masses of rime deposited chiefly on vertical surfaces by a dense supercooled fog. Hard rime is more compact and amorphous than soft rime and may build out into the wind as glazed cones or ice feathers. The icing of ships and shoreline structures by supercooled spray from the sea usually has the characteristics of hard rime.
Qui un dettaglio di galaverna su un rametto, ricoperto uniformemente dai cristalli:
AriannaV:
Proprio oggi a pranzo mia nonna mi ha ricordato la parola galaverna, detta in dialetto bolognese, e mi sono posta la domanda sulla sua origine. Che piacere fare un giro sul tuo blog e trovare quasi per caso la risposta!
Ne approfitto per chiederti/vi quale sia la traduzione inglese più appropriata per la nebbia ghiacciata (che ormai accompagna tutte le notti della pianura padana): mia mamma in un SMS mi aveva scritto “stai attenta: iced fog!” e al mio ritorno l’ho presa in giro dicendole che non era il termine giusto (senza sapere in realtà quale sia):
ice fog? icy fog?
Grazie!
(la mancanza di wikipedia oggi si fa sentire…)
Licia:
@Arianna, a me iced fog fa pensare proprio alla galaverna, però davvero non so molto di questi fenomeni. In inglese un fenomeno pericolosissimo sulle strade è black ice, il ghiaccio che si forma quando la pioggia cade su una superficie molto fredda e che sulle strade risulta invisibile perché mascherato dal colore scuro dell’asfalto. In italiano dovrebbe chiamarsi vetrato o vetrone.
A proposito, per Wikipedia si può usare la versione per dispositivi mobili, nell’URL basta aggiungere manualmente una m tra il codice del paese e Wikipedia, ad es. http://en.m.wikipedia.org
Silvia Pareschi:
Il verglas! Cercandolo su google ho trovato tanti bei termini nuovi: vetroghiaccio, gelicidio, vetrone e vetrato. Guarda qui (ovviamente non ho ancora imparato a mettere i link nei commenti):
http://forum.meteonetwork.it/didattica-meteo/99369-terminologia-vetroghiaccio-gelicidio-vetrone-vetrato-verglas.html
Licia
@Silvia, grazie, molto interessante, anche perché mi sembra che la terminologia italiana sia ancora parecchio “fluida” e non è del tutto chiaro quali siano le caratteristiche che differenziano un concetto dall’altro (in inglese invece mi pare siano la densità e la durezza del deposito di ghiaccio).
A proposito di verglas, in Francia in montagna ho visto spesso segnali di pericolo che riportano la parola, mentre in Italia il cartello simile di “strada sdrucciolevole” rimane generico oppure viene integrato con simboli (due fiocchi di neve se il rischio è il ghiaccio, oppure nuvola con goccioloni di pioggia).
Nautilus:
Visto che avete parlato dei fiori di ghiaccio sulla superficie dei laghi alpini segnalo un altro fenomeno che mi ha sempre affascinato: quello dei fiori di ghiaccio che, sotto particolari condizioni (elevata umidità interna, scarso isolamento termico degli infissi e basse temperature esterne), si formano sui vetri delle finestre. Qui da noi il fenomeno è visibile in montagna, nell’Europa settentrionale e orientale è invece comune anche in pianura. In inglese si parla di ice flowers (o fern frost o ancor più genericamente window frost), in Lituano invece non esiste un nome specifico. Immagini interessanti dei fiori di ghiaccio sono disponibili sul sito finlandese http://www.luxborealis.fi/ (selezionate ice flowers nel menu a sinistra).
Licia:
@Nautilus, grazie, gli ice flowers (ma forse preferisco il termine fern frost) sono bellissimi. Non li conoscevo, spero di riuscire a vederne prima o poi: come credo si sia capito, a me neve e ghiaccio piacciono molto.
Licia:
National Geographic
haaveva pubblicato una bellissima foto di “fiori di ghiaccio”, simili al fenomeno che ho visto in Engadina (mio commento del 18 gennaio 2012 qui sopra): Frost flower field (immagine non più disponibile).In inglese sono descritti sia come frost flowers che icy blooms. Sembra si tratti di un fenomeno piuttosto raro:
“[This is] a fairly rare phenomenon,” said Caltech’s Libbrecht. But it’s essentially just frost, he explained. Very cold water droplets in the air will attach to a spot on the surface of sea ice and freeze. More ice crystals will form on these areas and you end up with a meadow of frosty flowers. “Conditions have to be just so,” Libbrecht said. “[And] the frost has to form slowly … It can take between hours to days for these to form.”