Le due espressioni evidenziate ricorrono spesso nelle notizie sulla ricerca per i vaccini contro il COVID-19.
Dubito che chi le usa si renda conto che candidato vaccino fa venire in mente una persona che ha caratteristiche bovine, mentre vaccino candidato fa pensare che manchi un’informazione: “candidato a cosa?” (sul modello di film, libri e altro candidati a concorsi o a premi).
Candidate ≠ candidato
Candidato vaccino e vaccino candidato sono calchi poco ragionati dell’inglese vaccine candidate.
Il sostantivo inglese candidate condivide con l’italiano candidato le accezioni “persona che si presenta a un concorso o a un esame per ottenere un posto di lavoro” e “persona che si sottopone al giudizio di elettori”, ma ha anche un ulteriore significato, per ora assente in italiano, che non riguarda solo persone ma anche cose: è qualcuno o qualcosa che si ritiene adatto o che ha il potenziale per un particolare scopo o funzione, come ad es. una terapia sperimentale. Esempio: COVID-19 treatment candidate.
Vaccine candidate in italiano è un vaccino ancora sperimentale o un potenziale vaccino, come si può verificare nei siti del Ministero della salute, del CNR, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Agenzia italiana del farmaco.
Nota etimologica
Candidato deriva dal latino candidatus “(vestito della) toga candida” che era propria di chi nell’antica Roma aspirava a una carica e nel foro si presentava agli elettori con indosso una toga che era stata imbiancata con il gesso.
In tema vaccini, vedi anche:
► anti-vaxxer
► Inglese farlocco: free vax (e no-vax, Nazivax e fantavax)
► Nuovi negazionisti (non solo del Covid)
Definizioni dai vocabolari Collins e Devoto-Oli
Claudia Percivalle:
E’ vero, tradurre questa espressione è veramente arduo. Peraltro il termine “candidate” allude anche a una competizione interna tra varie molecole della stessa azienda che vengono sottoposte a prove sperimentali sostanzialmente in parallelo nelle fasi di ricerca esplorativa, fino all’individuazione di un “lead compound” sul quale puntare. Bisognerebbe capire se qui si fa riferimento a una situazione analoga, traslata su un momento di sviluppo molto più vicino alla registrazione ed immissione in commercio. Se è così e si desidera sottolineare che una singola azienda ha nella propria linea di ricerca vari composti (nel frattempo le molecole saranno diventate formulazioni) “candidati”, allora il termine va in qualche modo preservato nella traduzione. Se invece la competizione, come è normale, si svolge tra aziende diverse, mi pare che questo termine non aggiunga nulla e generi anzi confusione. Parlerei allora di farmaci/vaccini in sviluppo nell’indicazione X, o farmaci/vaccini in fase sperimentale.
Federica Borgini:
Buongiorno a tutti, mi ricollego al commento di Claudia Percivalle per dire che sicuramente il termine “vaccine candidate” crea notevoli problemi di traduzione, soprattutto quando inserito nel contesto di un articolo/documento destinato al largo pubblico.
Premetto di conoscere poco l’ambito di sviluppo dei vaccini, mentre conosco molto meglio quello dei medicinali. A mio parere il termine inglese “candidate” rende molto bene il processo di drug discovery, che parte dalla scelta e convalida di un bersaglio biologico e passa attraverso diverse tipologie di screening (tra cui quello ad alto rendimento) di un numero elevatissimo di molecole, e altri processi, per arrivare a selezionare un “candidato” per la sperimentazione nell’uomo, sul quale si concentrano tutte le speranze dell’azienda. Se si usano termini come “sperimentale” o “potenziale” anche in un contesto di addetti ai lavori, temo che si perda il concetto di selezione che è avvenuta nelle fasi precedenti.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3058157/
Licia:
@Claudia @Federica vi ringrazio molto per queste precisazioni, molto utili per inquadrare la differenza tra comunicazione specialistica e generalista che avrei dovuto sottolineare meglio nel mio post. Se i media rivolti al grande pubblico usano un termine settoriale che non solo è un calco dell’inglese ma è anche formato con parole italiane all’apparenza “non tecniche”, andrebbe spiegato chiaramente qual è l’accezione specialistica perché altrimenti la combinazione di parole viene interpretata con il significato che hanno nel lessico comune, e in questo caso candidato vaccino non ha molto senso (al lessico italiano manca l’accezione specifica inglese di candidate descritta nel post). Cfr. anche il concetto di “maledizione della conoscenza”.
A quanto pare i media hanno riciclato il comunicato stampa di Pfizer senza farsi nessuna domanda. Se ne discuteva anche su Twitter: in previsione di una notizia di questa portata sarebbe stato opportuno pensare a due diversi comunicati: uno per il settore e un altro senza tecnicismi per i media generalisti. I riferimenti che ho citato, Come viene sviluppato e commercializzato un vaccino (ISS) e Le fasi di sviluppo di un vaccino (AIFA), mi sembrano un buon esempio di comunicazione generalista da prendere ad esempio.
Federica Borgini:
carissima Licia, grazie mille per la tua risposta. Sono perfettamente d’accordo. In questo caso sarebbe stato davvero molto utile poter avere due diversi comunicati. La comunicazione generalista, putroppo, spesso fa due errori opposti: quello dell’ipersemplificazione e quello di un utilizzo selvaggio di termini iperspecialistici che non vengono spiegati (e spesso sono anche usati a sproposito).