Striscia di Zits di oggi, incubo per un eventuale traduttore:
È tutta incentrata sulla differenza di pronuncia tra boot e butt, sulla “trascrizione” di fonemi (che si può realizzare in vari modi, anche senza ricorrere all’IPA) e soprattutto sulla rappresentazione del modo di articolazione: la vocale di butt è aprocheila (senza arrotondamento delle labbra) e quella di boot invece è procheila (con le labbra arrotondate e spinte in avanti).
Le immagini sono tratte da fənɛtɪks (già citato in Fonetica animata).
Vedi anche: un altro esempio di traduzione ostica di una striscia di Zits in Animali volanti e decodifiche aberranti.
Mara:
Queste sono le situazioni in cui sono particolarmente felice di non essere un traduttore letterario 🙂 Il gioco di suoni è spesso presente come scherzo in diversi romanzi e mi chiedo ogni volta come “recuperare” la battuta nel contesto.
Licia:
e sarebbe stato ancora più complesso se Jeremy non fosse stato costretto a guardare Sarah negli occhi ma gli fosse caduto lo sguardo un po’ più in basso e se ne fosse uscito con un boobs…
Rose:
Mi sa che in questi casi sia meglio lasciare la battuta in lingua originale e chi capisce, capisce. 😉
Mi vengono in mente le difficoltà della badante ucraina dei miei genitori. Un giorno mi disse: “Signora Rose, io capisco ‘prendere’ e capisco ‘in giro’, ma non capisco ‘prendere in giro'”.
Un’altra volta la sentii dire allegramente a mia madre: “Su, signora Caterina, alziamoci, laviamoci e mangiamoci”. 😀
Licia, ho usato per la prima volta la cosa del doppio clic, per cercare la parola sullo Zanichelli. Troppo forte!
gravity:
ma allora cosa si può fare in questi casi? 🙁
(se non ci fosse stato il problema di resa dell’articolazione del suono un buon compromesso sarebbe stato ‘stivali/stic…*’…)
gravity:
dimenticavo… buon anno! 😉
Licia:
Grazie Rose e gravity (ricambio gli auguri!). Credo che la striscia sia abbastanza intraducibile, a meno che anche in italiano si riesca a trovare due parole adatte al contesto dove la prima parola sia caratterizzata da una sillaba tonica che abbia come vocale della rima una /uː/, e la seconda parola deve avere una struttura simile, per consentire il “lapsus”, ma la vocale della rima non deve essere arrotondata. Forse a cercare bene una combinazione del genere esiste ma credo sia difficile trovare una soluzione efficace perché in italiano la u è la vocale meno frequente ma è assolutamente necessaria per rendere la striscia, e comunque le eventuali due parole devono poter essere usate in un ordine preciso.
Ad esempio, colorando gli stivali di Sarah con un colore vistoso, si poteva pensare cambiare la sua battuta in “ti piacciono i miei stivali fuchsia?”, al che Jeremy avrebbe potuto balbettare “Gran cu… cu… cu…” quando invece avrebbe dovuto dire colore, ma ovviamente non potrebbe funzionare, innanzitutto perché entrambi le vocali sono arrotondate e poi perché in colore l’accento cade sulla seconda sillaba.