La rumorosità dell’italiano, lingua isosillabica

immagine e titolo: Can Italians be persuaded to speak sotto voce on the train?

Un articolo di Tobias Jones per The Guardian prende spunto dall’annuncio di una nuova area Standard Silenzio sui treni Frecciarossa per alcune considerazioni sullo stereotipo che gli italiani parlano sempre a voce alta.

Jones accenna anche ad alcuni aspetti linguistici che differenziano l’italiano dall’inglese e possono contribuire alla percezione che la nostra sia una lingua più rumorosa. In particolare, fa riferimento all’isocronia (in inglese timing), un fenomeno fonetico che consiste nella ripetizione costante di particolari elementi prosodici all’interno di una frase.

Lingue isosillabiche

Semplificando al massimo, sono isosillabiche (syllable-timed) le lingue come l’italiano e lo spagnolo, le cui sillabe tendono ad avere durata costante. Prevale una ripetizione di sillabe simili, con struttura CV (consonante vocale), che a un ascoltatore estraneo dà l’impressione di regolarità.

rappresentazione grafica delle sillabe di stessa lunghezza

Lingue isoaccentuali

Sono invece isoaccentuali (stress-timed) le lingue come il tedesco e l’inglese, in cui è costante il piede, cioè la distanza tra un accento (stress) e l’altro.

In queste lingue tendono ad essere accentuate le sillabe con più segmenti consonantici (consonant cluster, ad es. CCCVC) rispetto alle sillabe più semplici come CV. Le vocali atone delle sillabe non accentate tendono ad essere convertite nella vocale centrale media /ə/ (schwa), un fenomeno noto come riduzione vocalica (vowel reduction).

rappresentazione grafica di sillabe accentate a intervalli regolari

Avvengono inoltre delle compensazioni intersillabiche (intersyllabic compensation) che modificano la lunghezza delle sillabe di ciascun piede per standardizzarne la lunghezza.

Ad esempio, in inglese la frase the dogs will be chasing the cats è molto più lunga di dogs chase cats in forma scritta ma nella pronuncia ha una durata equivalente, dovuta allo stesso numero di sillabe accentate (dogs, chase, cats) in entrambe le frasi che comporta una compensazione per le sillabe non accentate:

Queste differenze hanno varie implicazioni pratiche, ad esempio nell’apprendimento di lingue con prosodia diversa dalla propria, nel canto e nella traduzione di poesia. E influenzano la percezione delle altre lingue.

Isocronia e traduzione

Tornando all’articolo citato, Jones fa riferimento ad alcuni aspetti isocronici per descrivere l’effetto dell’italiano su un orecchio anglofono:

Unlike English, Italian has no reduced vowels (called “schwa” in linguistics), so nothing is diminished or squashed. It’s a syllable-timed language, whereas English is stress-timed: we eat words, they say – we cluster consonants and elide; they don’t. Italian isn’t necessarily louder, it just sounds so to an Anglo-Saxon ear because we’re simply unused to so many syllables. 

La notizia è stata ripresa anche in italiano ma chi ha tradotto non si è preoccupato di verificare gli aspetti linguistici e di assicurarsi che le proprie affermazioni avessero senso:

A differenza dell’inglese, l’italiano non ha vocali ridotte (chiamate “schwa” in linguistica), quindi nulla viene ridotto o schiacciato. È una lingua che va a tempo di sillaba, mentre l’inglese è a tempo di stress: ci mangiamo le parole, come ci viene detto spesso, e raggruppiamo le consonanti; loro non lo fanno. L’italiano non è necessariamente più rumoroso, lo sembra solo a un orecchio anglosassone perché non siamo abituati a utilizzare tutte quelle sillabe»

Per chi legge, credo sia impossibile capire cosa si intende con affermazioni come “l’inglese è a tempo di stress”. Non è neppure stato modificato il punto di vista e le informazioni ne risultano distorte: nel testo originale, ad esempio, we eat words descrive l’inglese, in quello tradotto ci mangiamo le parole diventa una caratteristica dell’italiano!

Purtroppo anche questo è un esempio dell’approssimazione con cui parecchi media italiani trattano le notizie linguistiche che hanno origine in altre lingue.

Vedi anche: C’è rima e rima, per dettagli sulla struttura delle sillabe e altri esempi di traduzione inadeguata di argomenti linguistici, e I fonemi dell’italiano sono comuni?, per una rappresentazione grafica delle vocali più usate nelle diverse lingue.


Riferimenti:
·  Ritmo e isocronia in Ritmo (Enciclopedia dell’italiano)
·  Research on linguistic rhythm (Università di Torino)
·  Illustrazioni da An Analysis of Timing Variabilities

6 commenti su “La rumorosità dell’italiano, lingua isosillabica”

  1. .mau.:

    > Purtroppo anche questo è un esempio dell’approssimazione con cui parecchi media italiani trattano le notizie linguistiche che hanno origine in altre lingue.

    C’è una parola di troppo: “linguistiche”.

  2. Carlo:

    Interessanti considerazioni linguistiche, che spiegano anche perché la mia pronuncia inglese è orribile 🙂
    In realtà però provate a farvi un Roma-Firenze con una nonna che canta al nipotino “alza in aria le mani” a squarciagola e, linguistica o no, vorreste buttarla giù dal treno…
    p.s. dei ragazzi in fondo al vagone mimavano davvero la canzone….

  3. metaphraze:

    veloce ricerca con Google mi porta al sito italiano che ha tradotto (male) l’articolo originale di Tobias Jones… nel frattempo – credo a seguito della pubblicazione del blogpost su Terminologia etc. – sono scomparsi i vari “a tempo di sillaba” e “a tempo di stress” (!!!), sostituiti, guarda il caso, da termini più consoni alla descrizione dei concetti cui si riferiscono.
    Peccato, però, che il sito in questione non riporti alcun riferimento né al fatto che l’articolo sia stato corretto, né al perché certe correzioni siano state apportate.
    Mi unisco a .mau. nel ribadire quanto superficiali siano certi media nel riportare (e nel tradurre, aggiungerei) le notizie pubblicate da testate giornalistiche estere.
    Ultimo pensiero: avrei scommesso che la testata incriminata fosse quella che Licia cita spesso (quella, per intenderci, che ha “problemi con” le traduzioni dall’inglese)… mi sbagliavo!

  4. Licia:

    @.mau. concordo, purtroppo le notizie “usa e getta” mal tradotte non sono solo linguistiche. Nel caso degli argomenti linguistici però mi colpisce l’incapacità di rendersi conto che raramente c’è corrispondenza di fenomeni tra lingue diverse. Un esempio tipico è 2 anni: 25 parole in inglese e in italiano, altri nei post con tag bufale linguistiche.

    @Carlo anch’io potrei fare moltissimi esempi ferroviari, la maleducazione è davvero molto diffusa. Recentemente mi sono rivolta a un uomo che continuava a fare telefonate di lavoro a voce altissima, e con un sorriso molto gentilmente gli ho detto “Mi scusi, potrebbe mettere in viva voce così almeno riusciamo a sentire tutta la telefonata?”. La sua faccia è stata impagabile, poi ha passato tutto il tempo al telefono sussurrando.

    @metaphraze quando analizzo errori preferisco non indicare la fonte: non mi interessa identificare chi ha fatto l’errore ma prenderne spunto per capire cosa si può imparare dagli sbagli per evitarli.

  5. Pino:

    Due frasi due d’esempio, le avreimesse così per far capire anche un ignorantone come me

  6. Licia

    @Pino per l’inglese non sono sufficienti gli esempi del video?
    Per l’italiano non mi è sembrato necessario: basta leggere qualsiasi frase del post a voce alta per rendersi conto che le sillabe tendono ad avere lunghezza simile.

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