Alligatori, coccodrilli e metaforiche paludi

“Trump voleva sparare ai migranti alle gambe e coccodrilli al confine con il Messico”. Secondo il New York Times il presidente avrebbe voluto chiudere il confine con il Messico e costruire trincee anche con serpenti

Il New York Times ha rivelato che Trump avrebbe considerato soluzioni estreme contro i migranti che cercano di passare il confine con il Messico, tra cui gambizzarli e costruire un fossato difensivo (moat) da riempire di serpenti e alligatori – rettile comune nelle zone paludose della Florida e in altre aree sudorientali degli Stati Uniti ma non al confine con il Messico.

Non è però chiaro perché nei media italiani gli alligatori siano diventati coccodrilli: le due parole non sono sinonimi, anche se gli animali hanno un aspetto molto simile (si distinguono per habitat, colore, forma della testa, alcuni particolari della dentatura e altri dettagli).

Alligatori e coccodrilli sono però accomunati nell’avere etimologie particolari, che ho descritto in Post rettiloso: alligatori, lucertole, coccodrilli…

Draining the swamp

vignetta con Trump circondato da serpenti e alligatori in giacca e cravatta, “Now who has some great swamp-draining ideas?”

Questa vignetta di Clay Jones con Trump circondato da alligatori e serpi è del 2016 e fa riferimento a una frase ricorrente nella campagna elettorale di Trump, drain the swamp, metafora della “bonifica della palude” della pubblica amministrazione che da decenni è usata nella politica americana. Trump non ha però portato a termine la sua promessa, anzi, fin dall’inizio si è circondato di persone associate alla “palude”.

La frase up to one’s neck in alligators significa perdere di vista il proprio obiettivo, distratti da mille altre preoccupazioni. Fa riferimento al modo di dire When you are up to your neck in alligators, it’s easy to forget that the goal was to drain the swamp (letteralmente, “quando si è circondati da alligatori, è facile dimenticare che l’obiettivo era prosciugare la palude”; cfr. to be up to one’s neck in trouble, essere in un mare di guai).

Gli alligatori appaiono quindi regolarmente nelle vignette satiriche su Trump e dopo le ultime notizie se ne vedranno sicuramente ancora.


Aggiornamento – La nuova vignetta in tema di Clay Jones:

Trump in cima al muro che osserva fossato con serpenti e alligatori mentre un soldato gli dice “Sorry… but we couldn’t get any sharks with frickin’ laser beams on their heads”

Gli squali con il raggio laser attaccato alla testa sono un rimando a Dr. Evil (Dottor Male in italiano).

2 commenti su “Alligatori, coccodrilli e metaforiche paludi”

  1. granmadue:

    “Non è però chiaro perché nei media italiani gli alligatori siano diventati coccodrilli (…)”

    Direi per lo stesso motivo per cui, nei media italiani, il wallaby è diventato canguro.
    Mi riferisco all’episodio avvenuto venerdì scorso durante le prove del Gran Premio motociclistico d’Australia, in cui il pilota Iannone si è visto improvvisamente attraversare la pista dal suddetto marsupiale. Che i media italiani, appunto, hanno (forse all’unanimità) trasformato in “canguro”.

  2. Licia:

    @granmadue, non mi pare proprio la stessa cosa. Credo si possa dare per scontato che chiunque abbia completato la scuola dell’obbligo sappia cos’è un alligatore. Non è così per  wallaby (che in italiano sarebbe uallabia), che invece richiede conoscenze enciclopediche specifiche sugli animali che vivono in Australia. In un contesto non scientifico come la cronaca di una gara motociclistica condivido la scelta di generalizzare in canguro perché facilita la comprensione dell’episodio, soprattutto se non si vedono le immagini dell’animale.

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