Chi usa Fogli di lavoro Google (Google Sheets) ha a disposizione la funzione GoogleTranslate che consente di tradurre automaticamente stringhe di testo. Sintassi:
GOOGLETRANSLATE(text, [source_language, target_language])
Esempi dalle istruzioni in GOOGLETRANSLATE (pagina in italiano), con traduzione nell’intervallo specificato dalla lingua di origine a quella di destinazione:
È utile conoscere la funzione per potere eventualmente individuare subito liste multilingui prodotte con questo metodo, che raramente dà risultati affidabili.
Esempio d’uso ⚠
Ho visto la descrizione della funzione in Translate in Google Sheets di Jake Miller, che ha creato questa animazione:
Miller suggerisce di usare la funzione per aiutare chi sta imparando una lingua straniera con liste bilingui di parole nelle due lingue. È un’idea da seguire con enorme cautela perché le traduzioni automatiche di singole parole o brevi locuzioni possono essere particolarmente insidiose: ne sono un esempio le raccolte come #TranslationFail.
Alcuni esempi dei problemi più ovvi:
➝ in alcune coppie di lingue la scelta della parola nella lingua 2 è condizionata dalla parte del discorso (ad es. look in inglese può essere un sostantivo, un verbo e un’interiezione), e in molti casi andrebbero considerati anche genere e numero (ad es. welcome vs benvenuto/a/i/e);
➝ una stessa parola del lessico comune può avere accezioni diverse con corrispondenze diverse nella lingua 2 (ad es. look in italiano può essere occhiata, aspetto, look, guardare, prestare attenzione…), fenomeno noto come anisomorfismo;
➝ la grafia della parola (ad es. iniziale maiuscola vs minuscola) può influire sui risultati.
Anche gli esempi dell’animazione, parole comuni del lessico di base di inglese e spagnolo, evidenziano problemi:
➝ per inglese-spagnolo si nota che come equivalente di computer viene suggerito computadora, che è la parola usata in molti paesi dell’America latina, mentre in Spagna si dice ordenador (e altrove computador), ma la funzione non consente di specificare la varietà linguistica di riferimento o l’ambito d’uso;
➝ per spagnolo-inglese si nota che bienvenido produce you are welcome, che nell’inglese americano equivale a de nada (“di nulla”) come risposta a thank you – se però si cambia genere inserendo bienvenida, si ottiene il previsto welcome.
Possibili applicazioni pratiche
Nonostante questi e altri problemi, l’idea di costruire automaticamente liste di parole del lessico di base potrebbe comunque avere applicazioni pratiche.
Penso ad esempio che la convalida delle singole voci potrebbe far parte del processo di apprendimento della lingua straniera: si può fare una ricerca per immagini delle parole ottenute automaticamente nella lingua 2 per avere la conferma dei risultati, individuare quali vadano rivisti e in alcuni casi riflettere sul concetto di polisemia.
Altri esempi in cui la funzione potrebbe risultare utile sono liste molto specifiche, come elenchi di nomi di paesi o di elementi chimici o sottoinsiemi di altre nomenclature che seguono regole di denominazione precise e i cui termini hanno un margine ridotto di ambiguità (ad es. un termine come technetium in inglese ha come unico corrispondente italiano tecnezio).
Ovviamente sono poi necessarie verifiche perché eccezioni, grafie alternative e polisemia non si possono mai escludere a priori: ad esempio, è reale il rischio che Turkey diventi tacchino, o viceversa che in un elenco di animali sia confuso con il paese, cfr. Se gloglotta non è la Turchia!
(esempio dalle descrizioni delle emoji di Twitter, ora corretto)
Alla larga dal lessico specialistico!
Se si escludono alcuni casi molto specifici, in un contesto professionale questa funzione non andrebbe mai usata per compilare liste di termini (lessico specialistico), oltretutto in assenza di definizioni* che rendono ancora più difficile una convalida manuale.
Tra i tanti problemi delle liste automatiche, alcuni dei quali già descritti, vanno aggiunte anche le omonimie tra termini tecnici e parole del lessico comune dovute a terminologizzazione. Dovendo “tradurre” una singola parola, estrapolata dal contesto, GoogleTranslate opta infatti per la corrispondenza più frequente/probabile, con risultati non sempre ottimali.
Un esempio classico: la parola inglese cock in origine è un animale, il gallo; è stata poi usata in senso figurato in contesti tecnici per denominare alcuni tipi di rubinetti e valvole. In una lista di “traduzioni” compilate automaticamente da GoogleTranslate non c‘è però da stupirsi se come equivalente dell’inglese cock si trovi la parola italiana che corrisponde all’accezione più frequente ma più volgare: cazzo.
Traduzione automatica in Excel
Anche Excel consente di usare la traduzione automatica ma richiede una procedura diversa. Nella versione più recente di Office va selezionato il testo da tradurre e dalla scheda Revisione va poi scelto Traduci. Dettagli per le diverse versioni in Tradurre il testo in una lingua diversa.
Gli strumenti come Excel e Fogli di lavoro Google non sono adatti al lavoro terminologico, ma sono tuttora molto usati per creare glossari* destinati alla traduzione. È quindi utile conoscere queste funzioni per individuare rapidamente eventuale materiale di riferimento ottenuto con questi metodi e spiegare a chi l’ha prodotto perché è inaffidabile e inutilizzabile senza le opportune revisioni.
Vedi anche: Google Translate e l’accesso ai cani (esempi del vecchio motore di traduzione ma con indicazioni per verifiche veloci ancora valide) e Traduzioni mostruose: pesci deambulanti! (perché è meglio ricorrere a un professionista).
* Le definizioni sono un elemento indispensabile dei glossari, in mancanza delle quali si tratta di liste multilingui di parole o di termini.
Aldopaolo:
Ti segnalo, se non l’hai già vista, la traduzione da inglese a francese di “polish sausage” citata in https://www.quora.com/Why-are-there-so-many-people-asking-what-does-x-mean-in-y-language-if-you-can-just-put-it-on-Google-translate . Non siamo solo noi italiani a fare certe cose…