Il Ministero del Lavoro ha pubblicato un comunicato stampa su un argomento di cui si era discusso molto lo scorso giugno:
Si può notare che vengono usate due diverse parole per descrivere i lavoratori che usano la propria bicicletta per fare consegne a domicilio, in particolare di pasti pronti ordinati attraverso apposite piattaforme o app dedicate.
Prevale l’anglicismo rider ma nel riferimento specifico alla nuova norma è usato anche il neologismo italiano ciclofattorino (parola nuova per un concetto nuovo: non è chiaro perché le sia stato associato l’aggettivo moderno!).
Precisione terminologia
Mi pare che i funzionari del ministero non abbiano molta familiarità con un principio fondamentale del lavoro terminologico, un concetto ➜ un termine, essenziale per identificare in modo univoco un concetto specifico, differenziarlo dai concetti correlati ed evitare ambiguità.
Governo e istituzioni hanno il dovere di garantire chiarezza e precisione nelle comunicazioni con i cittadini. Se sono disponibili più alternative, va sempre privilegiato un unico termine, dando priorità a terminologia trasparente che non richieda spiegazioni e che sia coerente con il lessico già in uso.
In Rider? Meglio in italiano! ho già dimostrato che rider è un anglicismo superfluo e poco preciso, oltretutto spesso confuso con raider (anche dal ministero!). La scelta istituzionale dovrebbe essere ovvia: va preferito ciclofattorino e abbandonata l’alternativa inglese.
Ricordo in ogni caso che in italiano i forestierismi rimangono invariati al plurale. La forma *riders, ricorrente sul sito del ministero, è un errore: si scrive sempre rider, senza s finale.
Food delivery?
Un altro dettaglio dal comunicato del ministero:
Anche food delivery è un anglicismo superfluo: gli operatori del settore in varie interviste hanno descritto l’attività delle loro aziende come consegna del cibo a domicilio, quindi non c’è motivo per cui il ministero debba invece privilegiare l’inglese.
Vedi anche:
♦ rider ≠ raider
♦ Rider? Meglio in italiano!
♦ Elenco di anglicismi istituzionali
♦ Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco