Le lingue sono sistemi autoregolanti

immagine con titolo Who decides what words mean

Suggerimento di lettura: Who decides what words mean di Lane Greene, l’autore degli articoli linguistici di The Economist.

Lo spunto sono i cambiamenti che nel tempo subisce ogni lingua e che di per sé potrebbero essere disgreganti. Le lingue però li sopportano agevolmente perché sono sistemi autoregolanti: se in un punto avviene una modifica che potrebbe causare un rischio “strutturale”, ne avverrà un’altra che la compensa e consente la continuità e il perfetto funzionamento del sistema.

Greene lo dimostra per i tre livelli principali del sistema lingua: fonetico, lessicale e grammaticale. I molti esempi riguardano soprattutto l’inglese ma sono facilmente comprensibili anche da chi non ha conoscenze approfondite e risultano efficaci e riconducibili anche ad altre lingue. 

Appare chiaro che neppure i cambiamenti più profondi – quelli che avvengono a livello grammaticale – riescono a distruggere il sistema: nessuna lingua è mai degenerata al punto da diventare inespressiva perché i parlanti non ne rispettavano le regole. Le lingue si evolvono o cadono in disuso perché ne vengono imposte o preferite altre considerate più prestigiose ma non muoiono per incuria.  

Consiglierei la lettura dell’articolo in particolare a chi ritiene che l’italiano sia minacciato dagli anglicismi – livello esclusivamente lessicale –  e teme per il suo futuro, come i legislatori poco informati che ho descritto in Davvero fra 80 anni non si parlerà più italiano? 


Nell’immagine iniziale awesome è un esempio delle molte parole che hanno cambiato rapidamente significato: nell’inglese contemporaneo esprime grande apprezzamento, un’accezione recente e informale che prevale su “che incute timore” ma che sta già perdendo forza, tanto che le generazioni più giovani le preferiscono già altre parole. Cfr. anche badass.


Vedi anche: Grammatica, variabilità e norme interiorizzate

1 commento su “Le lingue sono sistemi autoregolanti”

  1. Flavia:

    Dubito che i ‘talebani’ della lingua italiana siano in grado di affrontare un testo tutto in inglese; d’altro canto se conoscessero la lingua inglese come l’italiana non sarebbero così intransigenti.
    Io personalmente avverto anche altri problemi, oltre a quello dell’italiano minacciato dagli anglicismi o pseudo tali; ad esempio, dubbi su l’uso di ‘ramanzina’ e ‘romanzina’: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/ramanzina-romanzina
    molto frequenti in chi parla l’italiano attuale.

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