Il ministro del lavoro Luigi Di Maio ha dichiarato che una delle sue priorità sono i rider, chi usa la propria bicicletta o altro mezzo per fare consegne a domicilio, in particolare di pasti pronti ordinati attraverso apposite piattaforme o app dedicate.
Se ne discuterà parecchio e forse c’è anche chi si chiede se rider è un anglicismo insostituibile, utile o superfluo.
Nella foto, il cartello dello sportello sindacale che tutela i diritti di questi lavoratori si fa notare non solo per il gioco di parole ibrido ma anche perché ci dà già una risposta.
Fattorini, anzi, ciclofattorini
Il cartello conferma che i rider altro non sono che fattorini che ritirano e consegnano merci. Per essere più precisi, possiamo usare il neologismo ciclofattorino, una parola efficace che non ha bisogno di alcuna spiegazione.
Rider in inglese
In inglese invece rider può avere varie accezioni e quella primaria descrive genericamente chiunque cavalchi un animale o un mezzo di trasporto (cavallo, cammello, moto, bicicletta…), senza alcuna indicazione se lo faccia per piacere, sport, lavoro, spostamenti o altro.
Striscia di Buttersafe
Anche in inglese i fattorini di Foodora, Deliveroo o servizi simili sono detti rider, ma è la forma abbreviata di locuzioni quali delivery rider o, più specificamente, food delivery rider se si dà evidenza al tipo di articoli consegnati e bicycle delivery rider se al mezzo usato. Possono anche essere descritti in altri modi, ad es. cycle / bicycle courier o messenger, a conferma che rider è una parola molto generica.
In italiano, quindi, è stato attribuito a rider un significato monosemico che in inglese non ha, un fenomeno tipico dell’itanglese.
Credo di avere dimostrato che rider è un anglicismo superfluo. Dubito però che chi ha conoscenze superficiali dell’inglese accetterebbe queste conclusioni: rider pare più preciso e suona più moderno e nobilitante.
Food rider?
È invece uno pseudoanglicismo food rider, ricorrente in italiano ma che mi fa pensare a qualcuno improbabilmente a cavalcioni di un qualche alimento. Le numerose occorrenze di food rider non a caso sono riferibili a contesti dove l’inglese non è la prima lingua.
Suggerimenti per il ministro del lavoro
Di Maio ha preannunciato un “Decreto Dignità” che conterrà provvedimenti per questi lavoratori. Gli suggerirei però di evitare di trasformare rider nell’ennesimo anglicismo istituzionale e di optare invece per terminologia italiana più precisa e comprensibile.
Gli farei notare in ogni caso che al plurale non si dice *riders ma rider, senza s finale: in italiano i forestierismi rimangono invariati. L’indicazione vale anche per i media e la collega Serracchiani che ieri l’ha corretto sulla pronuncia di gig economy (non si legge come si scrive, come pensava il ministro, ma si dice invece “ghigh”).
Vignetta di AGJ
In tema:
Cos’è la gig economy: definizione, etimologia ed esempi dell’economia dei lavoretti
Side-gigger e altri lavoratori della gig economy: imprenditore individuale, lavoratore accessorio, lavoratore intermittente e altri termini italiani e inglesi
Nuovi post: Anglicismi: al plurale senza la s finale! e rider ≠ raider
Vedi anche: Amazon, driver vs autisti: è colpa dei sindacati!
Flavia:
“Pèzo el tacón del buso”, come diciamo in Veneto 😀 ( in riferimento alla correzione dell’onorevole Serracchiani).
Daniela:
Ci credi che, leggendo i titoli sui giornali, la prima immagine che mi è venuta in mente è stata quella di motociclisti barbuti, con giubbotti in pelle alla Easy Rider?
Qualche frazione di secondo e ho pensato “Che c’entrano con Di Maio?” Naturalmente niente. E’ bastato leggere qualche riga dell’articolo..
Licia:
in Foodora: «Con il decreto Di Maio noi costretti ad abbandonare l’Italia», un’intervista a Gianluca Cocco, amministratore delegato di uno dei principali operatori del settore, si ha un’ulteriore conferma che i rider sono fattorini:
Anche per descrivere l’attività i media preferiscono un anglicismo, food delivery, ma in italiano si può dire consegna del cibo a domicilio come ha fatto Cocco in un’altra risposta:
Se si può dire in italiano, facciamolo!
Sempre a proposito di anglicismi superflui, nello stesso articolo Cocco viene descritto sia come amministratore delegato che come ceo, che in inglese va scritto in maiuscole, CEO, perché è l’acronimo di chief executive officer. Davvero non si capisce la necessità di ricorrere all’inglese visto che in italiano l’acronimo di amministratore delegato, AD, è anche più breve! Aggiungo inoltre che nel dialetto trevigiano ceo vuol dire bambino!
Stefano Donadio:
Secondo l’Accademia della Crusca, i forestierismi devono rimanere invariati se si tratta di termini “acquisiti stabilmente e da tempo nell’italiano”, ad es. bar, film, quiz, tram, ecc. Rider non rientra tra questi e quindi va distino il rider da i riders is.gd/SzbLKM
Licia:
@Stefano, attenzione a non confondere potere e dovere! L’Accademia della Crusca, come la maggior parte dei libri di grammatica e delle guide di stile, indica che per i neologismi molto recenti o termini specialistici si può mantenere la forma plurale originale, che però di solito è messa in evidenza con il corsivo. Queste indicazioni riguardano infatti i testi scritti e non l’uso orale come quello di Di Maio.
Per maggiori dettagli riporto la voce dal Dizionario di stile e scrittura Zanichelli:
Di norma, le parole straniere entrate nell’uso senza mutare forma sono considerate invariabili:
un computer ➝ due computer
un airbag ➝ due airbag
il caveau della banca ➝ i caveau della banca
Fanno eccezione i termini che si sono diffusi in italiano già al plurale (perché tipicamente designano una pluralità di persone o cose), che sono di solito flessi secondo le regole originali:
alcuni marines ➝ un marine [da evitare un marines]
i vigilantes in servizio ➝ un vigilante in servizio [da evitare un vigilantes in servizio]
La norma che considera il prestito come “congelato” e non modificabile secondo le regole morfologiche di origine vale soprattutto per i prestiti ormai consolidati:
NO un negozio di computers
NO i garages del condominio
Tuttavia in testi con registro più elevato e terminologia specialistica, oppure in testi che trattano di argomenti vicini alla cultura della lingua dalla quale provengono i prestiti, è frequente l’uso delle forme flesse secondo la morfologia originale (c’è comunque sempre il rischio di una caduta di stile, per affettazione e ostentazione fuori luogo delle proprie conoscenze linguistiche). In questi casi il prestito è rimarcato dal corsivo:
Il tema degli Erlebnisse percorre tutta l’opera di Husserl [anziché Il tema degli Erlebnis percorre tutta l’opera di Husserl]
i milieux frequentati dal poeta [anziché i milieu frequentati dal poeta]
Anche le parole latine e greche, che normalmente sono trattate come invariabili, specialmente in contesti dotti possono seguire la morfologia originale:
I curriculum devono essere inviati all’ufficio personale [anche I curricula devono essere inviati all’ufficio personale]
Ha citato la democrazia delle polis greche [anche Ha citato la democrazia delle poleis greche]
Stefano Donadio:
Se non è un obbligo, ma solo un consiglio scrivere i neologismi recenti o specialistici come si giustifica un articolo del genere “ripassino d’italiano” che bacchetta chi scrive riders ?
Stefano Donadio:
*scrivere i neologismi recenti o specialistici con il plurale
Flavia:
Il termine ‘riders’, per indicare i fattorini (per le consegne a domicilio), non è un termine diffusosi in italiano già al plurale e tanto meno un termine specialistico e quindi rientra nella prima indicazione. Non sono norme rigide ovviamente, ciascuno può scegliere lo stile con cui comunicare, soprattutto se è una persona pubblica.
Dama:
Ma dire fattorini o lavoro a chiamata pare brutto?
Usare anglicismi quando non servono è pretenzioso, specialmente per le istituzioni italiane.
Anna B.:
@Daniela: anch’io ho avuto la stessa associazione leggendo per la prima volta “riders” :)!
Vincenzo:
E adesso abbiamo il rider’s day
https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=52197
INPS incontra i rider: apertura straordinaria in sette sedi
con una strana grafica tuttunito.. rider’sday