Quando mi sono trasferita a Milano ho imparato che nei condomini l’auto non si mette in garage ma nel box, parola che fino ad allora in italiano associavo al recinto dove si mettono a giocare i bambini piccoli.
In entrambi i casi si tratta di pseudoanglicismi. In inglese infatti box non ha queste accezioni: le auto si mettono nel garage e i bambini nel playpen.
Il dettaglio curioso della parola box è che non è entrata in italiano dall’inglese ma dal francese alla fine del XIX secolo. Deriva dalla locuzione inglese box stall, il recinto in legno che separa un animale dall’altro in una stalla o in una scuderia (cfr. la parola italiana ora obsoleta posta), ed è con questo significato che era stata adottata in francese e poi era entrata in italiano.
Box da box stall riflette un meccanismo tipico anche degli pseudoanglicismi italiani: l’abbreviazione impropria delle locuzioni inglesi in cui viene privilegiato il determinante al determinato, ad es. living da living room (un tipo di stanza) o reality da reality show (un tipo di spettacolo).
Dai cavalli alle auto…
In italiano il significato di box “recinto per i cavalli” è stato poi esteso per associazione anche allo scomparto riservato a ciascuna auto in un’autorimessa (e per alcuni descrive anche i singoli garage delle abitazioni, accezione che però alcuni dizionari ritengono impropria).
…e alle docce e ai bambini
In seguito box ha assunto anche un’altra accezione assente in inglese: descrive vari tipi di comparti in cui può essere suddiviso un ambiente (in inglese cubicle o booth) e anche diversi tipi di cabina, come ad es. il box doccia (in inglese shower cubicle / cabin / enclosure).
Sarei curiosa di sapere se è da questa accezione che prende il nome anche il box per bambini, oppure se è nato per analogia con lo spazio per i cavalli. A questo proposito, in inglese pen in playpen vuol proprio dire recinto, ad es. pigpen è la porcilaia, come sicuramente sa chi ha familiarità con le strisce dei Peanuts.
Concludo con un dettaglio etimologico: la parola inglese box significa anche bosso, dal latino buxis, con il cui legno venivano fabbricate scatole. In italiano ha lo stesso etimo la parola bussola (le prime erano contenute in scatole di bosso).
Vedi anche:
► Sandbox
► Anglicismi governativi: Patent Box
► Pensieri in scatola (think outside the box)
Nuovi post:
► Honesty box
► Le pizza box della sanità ligure
In inglese la parola garage, come già indicato in “Fromage not Farage”, ha la peculiarità di poter essere pronunciata in tre modi diversi: /ˈɡærɑːʒ/, /ˈɡærɪdʒ/ e /ɡəˈrɑːʒ/.
Marco:
Per non parlare degli annunci tipo “Vendiamo boxes”…
Flavia:
Secondo me il ‘box’ per bambini ha preso da quello dei cavalli che, probabilmente, all’inizio era un semplice recinto fatto di pali di legno.
Licia:
@Flavia tieni però presente che in italiano box (di cavalli) è entrato con lo stesso significato di box stall che non è all’aperto (come può essere pen) ma si trova dentro un’altra struttura, di solito una scuderia: an enclosed stall for holding a horse.
Su Twitter @Alliandre, esperta di equitazione, ha segnalato round pen, “che è il tondino (recinto rotondo in cui si addestrano i cavalli)” e ha chiarito che nel settore specifico “Posta non è obsoleto: la posta è diversa, c’è solo il muro separatore tra un cavallo e l’altro e i cavalli vanno tenuti legati al muro, perché le poste sono aperte. Però sì, sono poco usate perché meno comode”.
alessandro
@Licia mi par di capire che la cronologia dell’uso di “box” in italiano sia la seguente:
1. box = recinto per i cavalli.
2. box = scomparto riservato a ciascuna auto in un’autorimessa (o anche singoli garage delle abitazioni).
3. box = comparti in cui è suddiviso un ambiente; anche: diversi tipi di cabina (es. box doccia).
La tua domanda è dunque se il box per bambini prenda il nome dall’accezione 3 o dalla 1. Giusto?
Io non ho dati in proposito ma andando a memoria posso dirti che certamente fin dalla prima metà degli anni sessanta molti bambini venivano messi in un recinto che veniva chiamato box. Non saprei dirti se il mio ricordo si riferisca a un fratellino o a un cuginetto ma sono certo che la parola usata fosse proprio “box”.
All’epoca, nessuno usava l’accezione 2; e la 3 non esisteva, nel senso che in Italia non esistevano uffici stile “open space” suddivisi in comparti (mia mamma, centralinista alla Teti – poi diventata Sip, poi Telecom – lavorava sì in un open space che però non era affatto suddiviso in comparti: lei e le sue colleghe erano tutte fianco a fianco) e forse neppure cabine doccia: nelle abitazioni, quando si voleva fare la doccia, ci si accucciava nella vasca da bagno.
Questo almeno nella mia esperienza: magari altrove era diverso.
ancora Emy:
Segnalo che garage in inglese ha anche un’altra accezione, ma altrettanto importante, che in italiano non ha. Oltre a “riparo dove si custodisce un’automobile”, garage è comunemente l’officina dove si eseguono le autoriparazioni e dove a volte si vende anche la benzina.
Inoltre, sulla pronuncia, in inglese britannico l’accento tonico cade sulla prima sillaba: /ˈɡær·ɑːʒ/ o /ˈɡærɪdʒ/ mentre in inglese americano sulla seconda: /ɡəˈrɑʒ/.
Fra le abbreviazioni improprie, l’ormai inestirpabile “i social” per “i social network”, di cui credo tu abbia parlato in varie occasioni. E mi è capitato anche di leggere l’orrendo “soft” per software.
Pigpen è il porcile in inglese americano. In inglese britannico il porcile è pigsty o pig shed. Pigsty e pigpen si usano anche spesso in senso metaforico, come in italiano, del resto, per indicare un luogo sporco: “This room’s a pigsty/a pigpen!”.
Emy:
[Sopra mi sono firmata “ancora Emy” anziché “Emy” e ho dato un diverso indirizzo email, anch’esso valido, perché stranamente il mio secondo commento al post su Stikeez veniva segnalato come “doppio” del primo, sebbene fosse diverso nel contenuto, e rifiutato come spam dal sistema. :'( ]
Emy:
@alessandro: una curiosità. Quello che tu chiami e in generale in Italia si chiama “open space” in inglese non si definisce così, ma open plan, usato in funzione aggettivale: an open-plan office.
Emy:
Ancora su box: è buffo, perché in inglese (sia britannico sia americano) si mette un bambino a giocare nel playpen (quello che in Italia si chiamava e forse si chiama ancora box), ma se lo si fa giocare in giardino nel cassone della sabbia per bimbi, molto diffuso anche nei paese nordici, lo si mette nel sandbox.
Licia:
@alessandro, sulla cronologia, credo non ci siano dubbi che 2 deriva da 1 (battuta di News from Italy su Twitter: Ha! So a box is where Italians kept their horse power and is now where they keep their horsepower), sul resto bisognerebbe fare qualche ricerca in un corpus che consenta di fare analisi di tipo diacronico (e diatopico: come dicevo, box = garage l’ho imparato a Milano ma quando sono in Romagna mi guardo bene dall’usarlo). Più empiricamente, si potrebbero confrontare edizioni diverse di uno stesso dizionario e vedere quando sono state aggiunte le singole accezioni.
@Emy, garage però si può pronunciare “alla francese” anche nel Regno Unito: è l’esempio che usa il famigerato Nigel Farage per giustificare la pronuncia più esotica del proprio cognome, cfr. esempi e intervista della BBC (e le pronunce di Oxford Dictionaries per l’inglese britannico).
Sull’odiatissimo open plan posso aggiungere che quando lavoravo in un’azienda americana in Irlanda lo usavamo come sostantivo (e c’era anche chi diceva open space), invece la parola cubicle la vedevo solo nelle strisce di Dilbert mentre noi ci riferivamo alle nostre postazioni di lavoro come desk.
Emy:
Il Cambridge Dictionary dà come pronuncia britannica solo quella con l’accento tonico sulla prima a, nella doppia variante ˈɡær.ɑːʒ/ e /ˈɡær.ɪdʒ/ https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/inglese/garage.
Anche l’americano Merriam-Webster specifica che la pronuncia in British English è usually ˈga-(ˌ)räzh, con l’accento sulla prima sillaba: https://www.merriam-webster.com/dictionary/garage. Io sinceramente in tanti anni in UK non ho mai sentito garàge alla francese, ma non è escluso che si sia diffusa anche questa pronuncia importata dagli Usa, con l’accento tonico sulla seconda a, com’è accaduto ad altri termini. 🙂
Emy:
Perché dici che “open plan” è “odiatissimo”? Da chi? Dove? 🙂 Immagino che tu ti riferisca al tipo di ufficio in sé, che consente poca o zero privacy. Anch’io ho sempre lavorato in open-plan offices (ma, certo, è normale dire anche solo “open plan”, col sostantivo sottinteso) in varie case editrici milanesi (qui chiamati purtroppo sempre e solo open space) e, se è così, non posso che darti ragione: li detestavo. 😀
Licia:
@Emy, hai ascoltato l’intervista? C’è anche una battuta su come si presume che David Cameron dica garage! 😀
Non credo di avere mai conosciuto nessuno a cui piacesse stare in un open plan, soprattutto nelle posizioni di passaggio!! E poi c’era il problema temperatura: sempre troppo freddo per le donne e troppo caldo per gli uomini…
alessandro
Sul “troppo freddo per le donne e troppo caldo per gli uomini” non generalizzerei: negli open space in cui ho lavorato io (sì, ho usato quella locuzione perché è quello il modo in cui si chiamano in Italia, con tipico pseudoanglicismo), la maggioranza degli uomini e delle donne alzava i termosifoni a circa 30 gradi d’inverno e l’aria condizionata a 15 gradi d’estate…
John Dunn:
Non ho mai sentito sand-box; nel mio inglese (britannico; anzi, yorkshiriano-scozzese) si dice sand-pit.
Mettere l’accento di garage sulla seconda sillaba nel inglese britannico è possibile, ma sconsigliato: la risposta potrebbe essere la famosa battuta di Fawlty Towers: Pretentious, moi?Anche la pronuncia pseudofrancese, ma con l’accento sulla prima sillaba è piuttosto arcaica.
Licia:
@John, anch’io in Inghilterra ho sempre sentito sandpit. In un vecchissimo post, Sandbox (concetto informatico), avevo accennato alla differenza tra inglese americano e britannico.
Invece a proposito di pronunce affettate, un articolo di The Guardian del 2016: David Cameron mocks Nigel Farage over ‘poncey, foreign-sounding’ name. 😀
Emy:
@John Dunn: a proposito di garage ho solo specificato che il Cambridge Dictionary riporta, per l’inglese britannico, entrambe le dizioni, con l’accento tonico sulla prima o sulla seconda sillaba, alla francese. Personalmente quando vivevo in UK (South-west, e poi Londra) ho sempre sentito e detto ‘ɡær.ɑːʒ, senza l’affettazione francesizzante.
Quanto a sand box vs sand pit, nei miei lunghi trascorsi britannici non ricordo di averne mai parlato con molte persone diverse né di averne visti moltissimi (si vede quel che si vuole vedere, e io ero fra i 20 e i 30 anni, e senza figli), però il mio compagno, insegnante di letteratura inglese e anche attore a tempo perso, e in generale very British, stranamente diceva sand box. Probabilmente era dovuto al fatto che suo padre, divorziato dalla madre, era emigrato in America quando lui era molto piccolo, e al ritorno in UK forse aveva importato qualche termine americano. Del resto, non sarebbe la prima parola americana rientrata in Gran Bretagna dalla porta di servizio.
Flavia:
Altri usi di ‘box’ in francese: http://www.cnrtl.fr/definition/box.
Non si dice di ‘box’ per bambini, solo cavalli, auto, accusati ai processi, clienti di caffè, malati in ospedale.
Mi sono fatta un’idea che il ‘box’ sia un contenitore che, a sua volta, è contenuto in un ‘contenitore’ più ampio (stalla, rimessa, aula di tribunale, bar, stanza d’ospedale), pertanto ‘box’ come recinto per bambini è sbagliato, secondo me.