Inevitabile sentire parlare di Donald Trump: ogni giorno c’è qualche notizia che lo riguarda anche nei media italiani. Avete notato anche voi due cliché ricorrenti, The Donald e tycoon?
vignetta vintage (1993): Lee Lorenz per The New Yorker via boredpanda
The Donald
In un contesto italiano mi pare sia spesso fuori luogo l’uso del nomignolo The Donald perché privo delle associazioni e dei rimandi che invece ha in inglese. Eppure è diffusissimo: se fate una ricerca nel Corriere della Sera otterrete migliaia di risultati.
In inglese The Donald è un errore di grammatica che fa ridere. È riconducibile agli anni ‘90 e alla prima moglie di Trump, Ivana, una vistosissima ceca che parlava inglese con gli errori tipici di chi ha una madrelingua senza articoli (come le lingue slave) e non riesce a imparare a usarli correttamente.
In inglese The Donald fa venire in mente le attività economiche (hotel di lusso, casinò…) e lo stile di vita opulento e appariscente che avevano resi famosi i coniugi Trump negli anni ‘90. I media americani usano The Donald in pezzi di colore sul personaggio ma non in cronache politiche che richiedono un registro neutro.
I media italiani invece usano The Donald come sinonimo di Trump o di presidente degli Stati Uniti in qualsiasi contesto, dimostrando così di avere frainteso uso, connotazioni e registro. Esempio di titolo incongruente con il contenuto dell’articolo: The Donald alla Nato più divisioni che interesse. Altri esempi:
Per chi è curioso di saperne di più: Why does everyone call Donald Trump ‘The Donald’? It’s an interesting story.
Origine e pronuncia di tycoon
I media italiani sono terrorizzati dalle ripetizioni e in alternativa al nome Donald Trump usano spesso anche l’anglicismo tycoon, “magnate dell’economia e/o dell’industria”. L’ho sentito anche in notiziari radio e TG ma con la pronuncia errata “tàicun” anziché “taicùun”.
Probabilmente è un ipercorrettismo, per analogia con le parole inglesi che raramente sono tronche. Ma in inglese tycoon si dice proprio /taɪˈkuːn/ perché è un nipponismo (“grande signore”). In origine indicava unicamente il titolo usato dagli stranieri per i vicari dell’imperatore giapponese, un’accezione presente anche in italiano ma con una grafia diversa, taicun.
In Italiano tycoon e taicun (stessa pronuncia) sono allotropi o doppioni, parole di una lingua che hanno la stessa etimologia ma sfumature stilistiche oppure significati diversi.
Vedi anche:
♦ Pecha kucha e altri nipponismi
♦ Parole di Trump, potenziale presidente USA
Nautilus:
Ho visto il link al tuo post “Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet)”, uno di quelli che mi sono perso perché appartiene al periodo in cui – per varie ragioni – non riuscivo a seguire il tuo blog.
Finalmente un articolo dove ho trovato quello che sostengo da sempre. Questa mania di evitare le ripetizioni come se fossero il male assoluto ha finito per far pensare a molti che il fenomeno debba riguardare anche l’ambito specialistico, in particolare quello scientifico. Ma se tu scrivi un pezzo sulle stelle di neutroni o sulla conducibilità elettrica, ecc. non ci sono alternative. E il vocabolo o le locuzioni devono essere ripetute, perché il non farlo sarebbe gravemente errato.