Post pubblicato il 24 ottobre 2008 in blogs.technet.com/terminologia. Le informazioni sulle immagini ClipArt sono relative a funzionalità non più disponibili nelle versioni più recenti di Microsoft Office.
C’è un bell’intervento in Taccuino di traduzione 2.0 sui riferimenti al cibo nelle espressioni idiomatiche e su come lo stesso alimento possa avere valenze completamente diverse in lingue, e quindi culture, diverse.
Mi ha fatto tornare in mente un esempio sul burro che aveva avuto un certo effetto su di me ai tempi dell’università: mi aveva convinta che la teoria della traduzione era una materia affascinante e che sarebbe stato interessante approfondire gli aspetti culturali della traduzione.
Le parole butter in inglese e burro in italiano sono solo apparentemente equivalenti. Entrambe identificano prodotti fatti con il grasso del latte di vacca che però sono ottenuti con procedimenti diversi e non hanno le stesse caratteristiche organolettiche: il burro inglese è giallo e salato, quello italiano biancastro e non salato. Hanno inoltre connotazioni diverse che riflettono usi, percezioni e valori di contesti culturali non paragonabili: il burro inglese è un prodotto di qualità che si mangia principalmente spalmato sul pane, quello italiano invece è usato in cucina.
Ho recuperato il libro e il passaggio:
When translating butter into Italian there is a straightforward word-for-word substitution: butter—burro. Both butter and burro describe the product made from milk and marketed as a creamy-coloured slab of edible grease for human consumption. And yet within their separate cultural contexts butter and burro cannot be considered as signifying the same. In Italy, burro, normally light coloured an unsalted, is used primarily for cooking, and carries no associations of high status, whilst in Britain butter, most often bright yellow and salted, is used for spreading on bread and less frequently in cooking. Because of the high status of butter, the phrase bread and butter is the accepted usage even where the product used is actually margarine. So there is a distinction both between the objects signified by butter and burro and between the function and value of those objects in their cultural context. The problem of equivalence here involves the utilization and perception of the object in a given context.
[Susan Bassnett-McGuire, Translation Studies]
A questo proposito ho dato un’occhiata alle immagini proposte nella ClipArt di Office per burro ed effettivamente le opzioni disponibili privilegiano le caratteristiche "angolosassoni" (colore giallo intenso e, spesso, presenza di fette di pane tostato), in altri casi l’aspetto è più familiare ma non il contenitore.
Può essere utile sapere che le parole chiave associate a ciascuna immagine ClipArt sono personalizzabili: basta fare clic con il pulsante destro del mouse sull’immagine all’interno del riquadro ClipArt, scegliere Anteprima/Proprietà e modificare a piacimento, ad esempio aggiungendo sapone da bucato all’immagine qui a destra o associando una propria parola chiave alle immagini preferite per poterle poi ritrovare facilmente.
Vedi anche: Traduzione enogastronomica, sulla traduzione di riferimenti alimentari connotati culturalmente e Pasta salad e insalata di pasta, su termini in apparenza simili ma che esprimono concetti diversi
Aggiornamenti
Nel nuovo post Se il marchionimo è una frase ho descritto un surrogato del burro dal nome insolito, I can’t believe it’s not Butter.
Un gioco che facevano i bambini inglesi in campagna: avvicinavano un ranuncolo (buttercup) al mento di qualcuno e gli chiedevano Do you like butter? Se si vedeva un riflesso giallo sulla pelle, la risposta era affermativa. Altri riferimenti al colore intenso del burro si ritrovano anche nei nomi di alcuni marchi, come l’irlandese Kerrygold.
Anche le emoji del burro, aggiunte nel 2019, rappresentano il burro come un panetto di colore giallo intenso.