Bestiario immaginario

Bestiario immaginario di Roger McGough tradotto da Franco NasiUn regalo che ho gradito molto: Bestiario immaginario di Roger McGough, tradotto da Franco Nasi con testo originale inglese a fronte.

Sono poesie su animali immaginari frutto di “giochi di prestigio verbali” che spesso hanno portato a un rifacimento* con animali diversi e nuovi disegni di McGough per la versione italiana.

Sono traduzioni aperte che Nasi racconta in alcune note introduttive e osservazioni finali sugli animali: lasciano spazio a versioni alternative e il lettore è invitato a usare il suo orecchio e la sua fantasia per continuare il gioco.

Potete leggere l’introduzione e sfogliare le prime pagine del libro qui. Un esempio particolarmente riuscito è Allivator (alligator+escalator) che nella traduzioni di Nasi diventa Squala mobile. È una poesia che si legge dal basso verso l’alto, costruita come una scala e descritta come poesia  “concreta” o calligramma:  

Allivator

(fare clic sulle immagini per vedere una versione ingrandita)

Squala mobile

Mi è piaciuto molto anche Flamingo, il fenicottero ballerino che in italiano diventa Tarantola, o Emus in cui emù e kiwi si trasformano in iene e pipistrelli, o anche Scallop, la capasanta che galoppa (g a l l o p), in italiano una Trota che t r o t t a.

Altri animali e poesie mi hanno convinta meno ma in molti casi è davvero difficilissimo riuscire a trovare equivalenti italiani, a partire dall’allitterazione del titolo originale della raccolta, An Imaginary Menagerie (un serraglio ma anche una miscellanea, uno zibaldone).
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Le strategie di rifacimento in traduzione sono analizzate con molti esempi in Dire quasi la stessa cosa di Umberto Eco.


Qualche esempio da strisce di Zits difficilmente traducibili perché l’effetto comico non è solo verbale (giochi di parole) ma anche visuale:

♦  Parole taglienti 
♦  Pronuncia intraducibile?
♦  Animali volanti e decodifiche aberranti

1 commento su “Bestiario immaginario”

  1. Andrea:

    Buongiorno Licia, sono un interessato lettore del suo blog (nonché traduttore di professione).
    Ho avuto la fortuna di conoscere il Prof. Franco Nasi e di partecipare a un suo splendido seminario in cui ha parlato di questa ed altre grandi sfide traduttive e dei vincoli posti da testi definiti “estremi” (come quello in questione). Un viaggio incredibilmente affascinante, che il suo post mi ha ricordato.

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