Francesco Sabatini in Lezione di italiano discute anche di forestierismi e identifica quattro principi generali sul loro uso “che dovrebbero stare a cuore al parlante e trasformarsi in suoi criteri di condotta”. Cito dal libro:
1 Sei veramente padrone del significato di quel termine?
2 Lo sai pronunciare correttamente?
3 Lo sai anche scrivere correttamente?
4 Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende?
Quando anche uno solo di questi requisiti non è rispettato, vuol dire che:
♦ stai facendo una brutta figura
♦ oppure usi quel termine per pigrizia
♦ oppure disprezzi il tuo interlocutore
.
Criteri alla prova: hackathon
Sabatini indica che i criteri di condotta dovrebbero valere per tutti e “potrebbero essere diffusi in vari luoghi pubblici (uffici, scuole…)”.
Ho pensato quindi di applicarli ad hackathon, un anglicismo già analizzato in #hackschool, hackathon e H-ACK per il MIUR e sul quale ho avuto uno scambio con il capo ufficio stampa del Ministero dell’istruzione.
1 Significato – Il termine hackathon è usato impropriamente dal Miur per il quale non significa “maratona di programmazione per realizzare un progetto informatico collaborativo”, come in inglese, ma “gara di idee per ragazzi” su temi non informatici, come ad es. l’edilizia scolastica o cultura e cibo.
2 Pronuncia – Non so se il Miur privilegi la pronuncia originale /ˈhækəθən/ o una italianizzata come ad esempio “àccaton” oppure “accatòn”. Le variazioni possono creare confusione e diminuire la riconoscibilità della parola.
3 Ortografia – Sono ricorrenti refusi come *hackaton e *haskathon.
4 Comprensibilità – Il Miur attribuisce a hackathon un significato arbitrario però nel sito non si trova nessuna definizione e nessuna spiegazione d’uso (maledizione della conoscenza!). Inevitabile la confusione per l’interlocutore: non solo per chi ignora la parola e deve andare a cercare il significato altrove ma anche per chi l’ha [già] imparata e non ne riconosce l’uso.
Cosa si deve concludere: brutta figura, pigrizia o disprezzo per l’interlocutore?
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Vedi anche:
♦ L’invasione degli anglicismi (classificazione dei forestierismi)
♦ Elenco di anglicismi istituzionali (altri esempi da mettere alla prova!)
♦ Il public speaking nella scuola pubblica (il mito della maggiore precisione dell’inglese)
Nel Portale Treccani: Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco
Riccardo Schiaffino:
“Cosa si deve concludere: brutta figura, pigrizia o disprezzo per l’interlocutore?”
Si deve concludere “ignoranza”, “presupponenza /E/ “disprezzo per l’interlocutore”
BEP:
“Sono ricorrenti refusi come *hackathon e *haskathon”
Temo che nel primo refuso ci sia un refuso.
Antonio Bianchi:
Credo ci sia un refuso nell’indicare il primo refuso: l’ortografia sembra esatta.
Licia:
@BEP, @Antonio, grazie, l’ho appena “scorretto” di nuovo. 😉
Era sbagliato (hackaton) quando ho postato dal PC, poi ho aperto il post dal telefono per aggiungere una virgola e deve essere intervenuto il malefico correttore automatico!!
Alpha T:
Brutta figura, e pigrizia mentale. Il disprezzo per l’interlocutore non c’entra, troppo complicato collegare mentalmente le due cose; tanto quello c’è di default.
“Default” la uso da tanti anni, e preferisco circondarmi di interlocutori che ne comprendono l’uso 😛
Licia:
Un nuovo esempio di uso improprio di hackathon nel significato di “maratona di idee” che gli attribuisce il Miur in Scuola, studentesse e studenti da tutta Italia a Milano per Hack-Waste, il primo hackathon della scuola sullo spreco alimentare. È un comunicato stampa in cui si notano molti anglicismi che si prestano all’analisi con i criteri indicati da Sabatini: Hack-Waste, food security, il nome Lab-Smart Rurality, mini sylos, policy makerS (in italiano però gli anglicismi rimangono invariati al plurale), QRcode preferito al più comune codice QR. Non viene data nessuna spiegazione, eppure non si tratta di parole di uso comune, e mi pare quindi si tratti di un altro caso di maledizione della conoscenza.