Post aggiornato con nuovi dettagli che fanno risalire l’origine dell’espressione cratere (sismico) al terremoto dell’Irpinia del 1980.
Titolo e sottotitolo tratti da due notizie del 26 settembre 2016, pubblicate prima e dopo i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale:
Da qualche anno si usa la parola cratere per indicare un’area colpita da terremoto, con riferimento in particolare ai danni subiti e quindi anche alla destinazione di finanziamenti e interventi per la ricostruzione.
Cratere [sismico] è un neologismo semantico già usato per il terremoto dell’Aquila (2009) ma che si è diffuso ampiamente dopo quello in Emilia (2012), tanto che ora in rete si trovano centinaia di migliaia di occorrenze. La voce cratere sismico nella sezione neologismi del Portale Treccani riporta però anche una citazione del 2004.
La parola cratere piace molto a media, politici e funzionari pubblici ma non è un termine di uso specialistico: non se ne trova traccia in siti scientifici come quello dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dove tutte le occorrenze di cratere riguardano i vulcani.
Una metafora subliminale…
Le aree colpite da terremoto però non hanno l’aspetto di crateri, che sono delle cavità (e nell’antichità dei recipienti: il nome proviene dal latino crater -eris, “grande vaso”). Da cosa deriva allora questa particolare risemantizzazione?
Se l’è chiesto l’autrice di Lo strano caso del “cratere sismico”, un’analisi dettagliata che però non arriva a una spiegazione definitiva. Si limita alla supposizione, con parecchie perplessità, che l’analogia con il vulcano forse voglia innescare in modo subliminale “l’idea di qualcosa di nascosto e misterioso che ribolle e ci minaccia sotto i nostri piedi” e quindi sia una metafora di (potenziale) distruzione.
…o forse no
In mancanza di altre spiegazioni*, propongo un’ipotesi alternativa: l’idea del cratere potrebbe essere stata suggerita dalla rappresentazione sulle carte geografiche degli epicentri e delle zone colpite dai terremoti, spesso indicate in gradazioni di rosso o di altri colori caldi.
Le forme circolari possono ricordare dei crateri, non solo vulcanici ma anche di bombe. Si tratterebbe quindi di una metafora “visiva”.
* Aggiornamento 2 novembre 2016: grazie a Mauro (cfr. commenti per dettagli e fonte) ora sappiamo con certezza che l’autore del neologismo semantico è Giuseppe Zamberletti che l’ha usato per la prima volta nel 1980 in occasione del terremoto dell’Irpinia. È una metafora “visiva” ma non fa riferimento all’epicentro bensì al perimetro tracciato su una cartina dei comuni maggiormente colpiti dal terremoto a cui erano destinati gli aiuti statali. Il confine per Zamberletti assomigliava al bordo di un cratere e da allora cratere è rimasto nel lessico della protezione civile.
Vedi anche: I tweet di INGV sui terremoti e [nuovo] 2 tipi di terremoti: gravimoti ed elastomoti
Mauro:
Concordo sull’interpretazione visiva della metafora. Ho trovato una citazione dell’espressione in un articolo della Stampa del 6 marzo 1981 (pag. 2) sul dopo terremoto in Irpinia, in un virgolettato del commissario straordinario Zamberletti in un’audizione parlamentare:
Finora, ha spiegato Zamberletti ai parlamentari delle due commissioni che stanno esaminando in via preliminare i provvedimenti relativi agli interventi urgenti per la ricostruzione delle zone colpite dal sismo, si è privilegiata «la scelta degli alloggi prefabbricati, idonei per una lunga permanenza, nei 35 comuni del cosiddetto cratere (i centri più danneggiati, ndr) coinvolgendo le amministrazioni locali».
Interessante la precisazione ndr, ad indicare la novità del termine in tale contesto.
Mauro
Licia:
@Mauro, grazie per questo dettaglio, utilissimo per capire la genesi del neologismo: forse gergo di addetti ai lavori che solo negli ultimi anni è stato adottato e diffuso dai media?
Mauro:
Scavando un po’ in rete ho trovato questa risposta dello stesso Giuseppe Zamberletti, ritenuto uno dei padri della Protezione civile italiana, a un lettore della rivista “112Emergencies” (n. 6, lug-ago 2012, pag. 8).
In essa, alla richiesta di definire il termine “cratere” rispose così:
Si tratta di un neologismo che ovviamente non ha niente a che fare con il corrispondente sostantivo legato al vulcanismo. È un espediente lessicale che mi venne in mente in occasione del terremoto del 1980 in Campania e Basilicata, allorché si trattò di delimitare il perimetro esatto delle zone colpite. Con il termine “cratere” si definì in modo virgolettato, affinché fosse immediatamente comprensibile, l’area maggiormente colpita dal sisma, ove cioè si erano registrati danni alle strutture che non fossero inferiori al 6^ grado della scala Mercalli. E’ accaduto così anche nei successivi terremoti, fino ai giorni nostri. Una volta che si era individuato il criterio di classificazione dei comuni maggiormente colpiti, se si tracciava su una cartina il perimetro che li ricomprendeva, saltava fuori un confine che assomigliava appunto al bordo di un cratere. Da lì il termine, che è rimasto nel lessico della protezione civile, e che sta quindi a significare l’area geografica, amministrativamente delimitata, che ricomprende i comuni che sono stati considerati danneggiati dal sisma, per i quali saranno quindi attivate le provvidenze dello Stato a vantaggio delle relative popolazioni.
Pare quindi svelata l’origine dell'”uso improprio” della parola.
Licia:
@Mauro, grazie davvero. Ora sappiamo con esattezza chi è l’autore del neologismo semantico, quando è nato e l’ambito d’uso prima che venisse popolarizzato dai media ed entrasse quindi nel lessico comune. Ho aggiornato il post rimandando al tuo commento.
L’unica domanda a questo punto è come mai nessuno dei principali vocabolari italiani abbia ancora registrato questa accezione.
Un esempio di cratere: