Nei giorni scorsi ero a Napoli per il XXV convegno dell’Associazione Italiana per la Terminologia. Nel mio intervento, Il ruolo del terminologo come specialista culturale nella localizzazione, ho descritto le valutazioni di globalizzazione e di localizzabilità, attività che richiedono specifiche competenze culturali.
Iceberg della cultura
Per introdurre il concetto di competenze culturali uno dei modelli di riferimento più usati è quello dell’iceberg, sviluppato da Edward T. Hall*.
La punta dell’iceberg (livello “tecnico”) rappresenta gli aspetti visibili e più superficiali di una cultura. Hanno regole palesi, codificate e non ambigue e da un osservatore esterno possono essere descritti facilmente: sono ad esempio la lingua, le leggi o le impostazioni che in informatica prendono il nome di locale.
Tutti questi aspetti sono però manifestazioni esterne di aspetti nascosti della cultura, che costituiscono la parte principale e invisibile dell’iceberg.
Sotto la superficie (livello “formale”) troviamo aspetti meno oggettivi che possono creare incomprensioni nella comunicazione interculturale. Hanno regole inespresse di cui siamo consci solo quando vengono infrante, come ad es. le tradizioni, la percezione del tempo, la variabilità nell’uso dei saluti, la cortesia, l’uso dei registri e altri aspetti sociolinguistici.
Ancora più in profondità (livello “informale”) troviamo valori che sono profondamente radicati all’interno di una società e che determinano i nostri comportamenti e le nostre preferenze (ciò che è giusto o sbagliato, desiderabile o indesiderabile, accettabile o inaccettabile ecc.) Si manifestano ad esempio in convenzioni sociali, comunicazione non verbale, spazio umano e distanza interpersonale (cfr. prossemica). Hanno regole che seguiamo automaticamente ma di cui non siamo consapevoli e quindi non sono facilmente riconoscibili da un osservatore inesperto.
Gli specialisti culturali hanno la capacità di spostarsi tra diversi sistemi culturali, di riconoscerne gli aspetti impliciti e di suggerire strategie per affrontarli. L’iceberg e altri modelli di cultura aiutano ad analizzare e descrivere potenziali problemi e presentarli a interlocutori che non hanno le stesse competenze, ad es. sviluppatori di software americani che non hanno avuto molti contatti con culture diverse dalla propria.
Nuovo post: La cultura, software della mente, con il modello “a cipolla” sviluppato da Geert Hofstede.
Vedi anche: altri post nella categoria Differenze culturali.
* Hall. E.T., The Silent Language, Anchor, New York, 1973
Alesatoredivirgole:
Ciao Licia, a proposito di globalizzazione e di ciò che sta accadendo proprio in questo periodo storico, segnalo questo mio post: Comunicazione tecnica N.0 : quando a migrare è il linguaggio tecnico ( https://alesatoredivirgole.wordpress.com/2015/09/23/comunicazione-tecnica-n-0-quando-a-migrare-e-il-linguaggio-tecnico/ ).
Scusa per l’intrusione.