Dubbi sul Grande cocomero

pumpkin patch – Peanuts
Peanuts by Charles Schultz via GoComics

Di zucche e cocomeri racconta della discussione a Il Post su come chiamare the “Great Pumpkin” nella nuova traduzione italiana delle strisce dei Peanuts e della decisione di mantenere il “Grande cocomero”  perché ormai fa parte della cultura italiana.

Non è l’unico caso di traduzione errata che, una volta entrata nelle conoscenze enciclopediche dei lettori, rende improponibile ogni alternativa: basti pensare a Big Brother, che in 1984 di Orwell sta per “fratello grande” nel senso di fratello maggiore, ma che in italiano è noto come Grande fratello, oppure anche alla traduzione errata Siate affamati, siate folli di una frase attribuita a Steve Jobs, Stay hungry, stay foolish

Il Post racconta che i primi traduttori dei Peanuts avrebbero scelto il cocomero come simbolo di Halloween perché “più familiare e mediterraneo” e perché i lettori italiani degli anni ‘60 “non avevano nessuna familiarità con l’atmosfera di quella festa e di quella notte, né con le zucche relative”.

In realtà nel Veneto e in altre parti dell’Italia settentrionale esisteva già da molto tempo la tradizione delle zucche intagliate con dentro il lumino per la vigilia di Ognissanti, quindi non sarebbe stato un riferimento del tutto oscuro (ma sicuramente il traduttore non era veneto, altrimenti non avrebbe usato la parola cocomero). Altri dettagli nei commenti.

Per Simona Bassano Di Tufillo, autrice di Piccola Storia dei Peanuts, il nome Grande cocomero sarebbe invece “un errore di traduzione voluto dai redattori della rivista Linus, giustificato con una presunta necessità di dare un genere maschile a qualcosa che fosse trascendente quanto Dio, Gesù e Babbo Natale (dimenticando artatamente che esistono la Madonna e la Befana…)”.

vignetta con Linus e Charlie Brown nel campo di zuccheO forse la causa dell’errore potrebbe essere più banale: all’epoca le strisce di Charles Schultz erano in bianco e nero e chi le ha tradotte potrebbe essersi fatto influenzare dall’aspetto dei vegetali nelle vignette (e in effetti l’associazione con le zucche non è ovvia). Con le strisce a colori, la traduzione “Grande cocomero” sarebbe stata poco probabile.

striscia Peanuts italiana
Peanuts by Charles Schultz via Il Post

Aggiornamento – Per Schultz the Great Pumpkin era una metafora delle speranze e delusioni che la figura di Babbo Natale faceva provare ai bambini, una tradizione che detestava perché sapeva che c’erano famiglie che non potevano permettersi di comprare regali (“The Great Pumpkin is really kind of a satire on Santa Claus”). Fonte: Aaugh! 10 Facts About ‘It’s the Great Pumpkin, Charlie Brown’.


Sulla traduzione di strisce dei Peanuts:
Dolcetto o scherzetto 
Quante parole sono?
Caro Stinfio Natale…
Charlie Brown, l’ortografia e la sillabazione
[nuovo] Zucche, cocomeri e altri grandi frutti di Halloween!

13 commenti su “Dubbi sul Grande cocomero”

  1. Nico:

    Nella mia edizione italiana di “1984” (vecchiotta, a dire il vero), si parla sempre di “gran fratello” 🙂

  2. Licia:

    @Marco, anche per me erano una grande passione.
    @.mau., credo sia anche una questione di regionalismi e idioletti, ad esempio nella mia famiglia siamo due fratelli e due sorelle e per me il più giovane è tuttora mio fratello piccolo (ma non sarebbe mai fratellino) e io per lui sono la sorella grande.
    @Nico, gran fratello mi mancava! Evidenzia ancora di più l’errore di traduzione.

  3. Filippo:

    La trasmissione di Linus (il DJ) su Rai2 si chiama “IL GRANDE Cocomero che in realtà è una zucca” 😀

  4. Lolo:

    Complimenti per il post. Ho un’altra notazione da fare sulle traduzioni dei Peanuts. Da qualche tempo ho la piccola mania di leggere e confrontare le strisce quotidiane in italiano sul Post e in inglese su GoComics. Nella vignetta del 9 ottobre Snoopy scorge “i fanti accampati nelle loro fangose palandrane”, mentre in inglese vede “the infantrymen huddled in their muddy trenches”. Posso capire che “trench” in italiano sia sinonimo di “palandrana” ma in un contesto di Prima Guerra Mondiale avrei optato per un più scontato “trincea”.

  5. Licia:

    @Lolo, grazie, esempio molto interessante. Il contesto avrebbe dovuto segnalare che trench (coat) era poco probabile, e invece…

  6. Marco B:

    Certo che i cocomeri ad Halloween c’entrano come i cavoli a merenda, tradizione italiana o no… Tanto più che con le strisce a colori i cocomeri sono di un bell’arancione.
    Avrei magari optato per un aumento di categoria e parlato di Grande Cucurbitacea, termine che accoglie sia i cocomeri, sia le zucche.

  7. Licia:

    A Lugo (RA) giovedì scorso ho visto un manifesto della Pro Loco dedicato alla Piligréna, che in Bassa Romagna è il nome dato ai fuochi fatui (la Piligréna rappresenta il fuoco fatuo, che spaventava i passanti che si avventuravano per sentieri bui o i ragazzini che volevano sfidare i morti nel cimitero. Le mamme, per spaventarli, dicevano loro: “Sta atént cu i è la piligréna cl’at ciàpa!” – stai attento che la piligréna ti prende!).

    Conferma anche che le zucche intagliate ora associate ad Halloween sono in realtà una tradizione già presente da tempo in molte regioni dell’Italia settentrionale: in Lombardia si chiamano lumere (altrove anche lumazze) e venivano messe alle finestre per tenere lontano gli spiriti maligni.

    Da Alegher, l’è el dì di mort Quando c’erano le «lumere», sulle tradizioni lombarde:
    Le «lumere» ovvero le zucche intagliate e illuminate, si usavano anche ai tempi dei nostri nonni, nella notte di Ognissanti. I ragazzi andavano a chiedere castagne, noci, nocciole, dolcetti o fare scherzetti con le «lumere». Sul davanzale delle finestre si dovevano lasciare un po’ di latte, un bicchiere di vino e del pane, per le anime dei propri cari.

    Foto del manifesto, purtroppo di pessima qualità (era l’imbrunire):

    Aggiornamento 2017: il testo della foto si può leggere in La notte di Halloween a Piligrèna.

  8. GIULIA:

    qualcuno sa chi sia il traduttore italiano delle strisce dei peanuts che vengono pubblicate sul Post? Confrontando le strisce quotidiane sul post con una raccolta che io possiedo (pubblicata da Badini Castoldi con traduzione di Franco Cavallone) noto alcune discrepanze nelle due versioni

I commenti sono chiusi.