Vasco Rossi: in che senso “pazzo visionario”?

immagine della pagina di Instragram che la foto della prima pagina del tema di Vasco Rossi e il commento del cantante che inizia con “Proprio oggi (11 marzo) nel 1972 stavo scrivendo il mio “Tema libero su un tema libero”!

Mi è capitato di leggere Vasco Rossi, il tema a scuola chiesto dal prof «che mi ha aperto il cervello». Cosa aveva scritto da studente e la lezione prima del successo, un articolo che riporta un compito in classe del 1972 condiviso dal cantante. In una delle frasi del tema c’è un aggettivo che ha attirato la mia attenzione perché ritengo probabile che chi legge il testo ora gli attribuisca un significato diverso da quello inteso da Vasco Rossi 53 anni fa:

[…] L’uomo che sogna non serve! E le madri non protestano nel vedersi strappare i figli dal seno per impiegarli e trasformarli in una massa informe di materia grigia, da bruciare come elemento propulsore di questa civiltà. Tutto questo è tanto triste quanto di una evidenza pazzesca. Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario. La maggior parte di quelli che mi circondano, pare che non si accorgano di niente. […]

Variazione diacronica

Nel 2025 l’aggettivo visionario viene usato prevalentemente con connotazioni positive: è descritto come visionario chi dimostra grande fantasia e creatività e/o che si rivela lungimirante e riesce a immaginare chiaramente come sarà il futuro.

È un’accezione recente, inesistente nel secolo scorso, che una ventina di anni fa è entrata in italiano come falso amico dell’aggettivo inglese visionary e si è poi diffusa così rapidamente da entrare definitivamente nel lessico come prestito camuffato. Ora è il significato prevalente, probabilmente l’unico familiare alle nuove generazioni. Collocazioni tipiche contemporanee sono genio visionario, leader visionario, progetto visionario, talento visionario, capacità visionaria, forza visionaria.

Fino all’inizio del XXI secolo, e quindi anche nel 1972 nel tema di Vasco Rossi, l’aggettivo visionario aveva invece connotazioni non lusinghiere: veniva associato a chi aveva una comprensione distorta della realtà, immaginava e riteneva vere cose che non lo erano o aveva idee o progetti irrealizzabili, oppure aveva visioni mistiche o allucinazioni visive. Collocazioni comuni erano esaltato visionario, pazzo visionario, follia visionaria, pericoloso visionario 

Dettaglio dal tema di Vasco Rossi con la frase “Eppure a volte sono costretto a chiedermi se sono io, il pazzo visionario”

La risemantizzazione di visionario, entrata nell’uso nel XXI secolo per interferenza dell’inglese, e la prevalenza di accezioni diverse in periodi diversi sono un esempio di variazione diacronica, le modifiche che una lingua subisce nel tempo.

Nel 2011 in visionary ≠ visionario avevo descritto il cambiamento in corso e avevo attribuito la diffusione della nuova accezione, in quel momento ancora un falso amico, a testi tradotti superficialmente dall’inglese che riproducevano in italiano l’enorme interesse per Steve Jobs, il fondatore di Apple, a cui in inglese era immancabilmente associato l’aggettivo visionary

Collage di immagini con titoli di libri e articoli in inglese su Steve Jobs: 1 The Visionary who changed the world; 2 Innovative visionary who defined Apple’s success; 3 The visionary genius who revolutionized technology; 4 Visionary entrepreneur of the digital age: 5 Visionary of the digital revolution

Vedi anche: Colori vibranti, prestiti camuffati per altri esempi di falsi amici entrati definitivamente nel lessico

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