Super- è un primo elemento di composti italiani di origine latina, ma siamo così abituati a vederlo anche all’interno di anglicismi che la combinazione con una parola poco frequente che termina in consonante ci condiziona a pensare all’inglese, in questo caso a un esempio scoppiettante di inglese farlocco:
Dubito che i potenziali “effetti collaterali” linguistici siano stati considerati da chi ha avuto l’idea di denominare SuperBum una linea di carta igienica, dandole un nome che per chi conosce l’inglese purtroppo risulta piuttosto ridicolo: bum è la parola informale del lessico comune per il sedere, la parte anatomica a cui è destinato il prodotto.
Come ha osservato Emy Canale, che ha scoperto SuperBum in un supermercato, l’elemento Bum va inteso come la parola italiana di origine onomatopeica bum, o in alternativa come un adattamento alle convenzioni di scrittura italiane della parola inglese boom, ormai più frequente di bum. La grafica della confezione richiama infatti uno scoppio (ehm…) e nel sito del marchio Vit si ha la conferma di questa interpretazione:
Senza queste informazioni si sarebbe potuta considerare l’ipotesi alternativa di supèrbum come uno pseudolatinismo, anche perché si trovano parole latineggianti in altri marchi dello stesso produttore, come i tovaglioli Vit Maximum e gli asciugatutto Vit Trix, però sarebbe stato difficile giustificare la B maiuscola al suo interno.
La ricerca di informazioni mi ha fatto scoprire gli altri prodotti del marchio Vit, che rivelano scelte denominative eclettiche con spunti per alcune osservazioni linguistiche.
Immancabile itanglese
I nomi dei prodotti sono del tipo Vit X e spesso per X sono usate parole inglesi del lessico di base facilmente riconoscibili, attinte però incongruentemente da categorie lessicali diverse: in alcuni casi sono usati aggettivi, in altri sostantivi. Alcuni esempi: la linea Vit Professional, la carta igienica Vit Compact, gli asciugatutto Vit Number ONE, i tovaglioli di carta Vit Magic, Vit Color e Vit Classic, le bobine di carta Vit Master 300 e Vit Mister 500, la carta igienica dal nome ibrido Vit VERAsoft.
Max & Mix, un mismatch
Ho notato in particolare Max & Mix perché è un palese pseudoanglicismo: solo in apparenza ha l’aspetto di un binomio lessicale inglese formato da due verbi uniti da congiunzione e cristallizzati in una sola locuzione invariabile, come cut & paste, cash-and-carry, mix-and-match, rock and roll, kiss & ride.
Si tratta invece di un nome formato con due elementi del lessico italiano, il latinismo max e l’anglicismo mix, che però non sono verbi e non appaiono perfettamente abbinati: la descrizione max in quantità, mix in servizi risulta alquanto inusuale.
Inoltre, andrebbe considerato che l’ordine degli elementi dei binomi lessicali può essere condizionato da aspetti fonologici. In inglese per l’ipotetica coppia minima mix /mɪks/ e max /mæks/ ci si aspetta che la parola con la vocale /ɪ/ preceda quella con la vocale /æ/, come descritto in Lupo cattivo in inglese, con reduplicazione. È un fenomeno che, seppur meno evidente, si ritrova anche in italiano per le vocali i e a, e quindi sarebbe più efficace l’ordine inverso Mix & Max.
Nota a margine: un abbinamento male assortito in inglese si chiama mismatch, parola in cui casualmente si ritrova la stessa sequenza di vocali /ɪ/ e /æ/ e che ha anche una peculiarità: il sostantivo si pronuncia /ˈmɪsmætʃ/ e il verbo corrispondente /ˌmɪsˈmætʃ/.
Nomi italiani
Anche i nomi interamente italiani del del tipo Vit X rivelano modalità denominative molto diverse tra loro. Alcuni esempi di X:
- composti con diversi modelli, come aggettivo+aggettivo per Belloforte, verbo+numerale per Valotto (Vale 8?), avverbio+verbo per Lungasciugo (inusuale: di solito prevale l’ordine inverso, cfr. ad es. buttafuori);
- reduplicazione espressiva per Friggi Friggi;
- giochi di parole, come tra vit e vita per gli asciugatutto Vit in casa, Vit in cucina e la carta igienica Vit in famiglia;
- aggettivi, tra cui una parola effimera che nel 2016 aveva fatto discutere, petaloso, ma che ora non è più molto attuale.
Concludo questa breve raccolta di marchionimi riprendendo una considerazione di Emy Canale che mi ha dato l’idea per questo post: anch’io come lei sarei curiosa di sapere che effetto fa la carta igienica SuperBum a un anglofono!
A questo proposito, suggerirei a chi denomina prodotti destinati esclusivamente al mercato italiano ricorrendo a parole inglesi – o che potrebbero essere interpretate come tali – di considerare comunque potenziali interpretazioni indesiderate perché potrebbero influire negativamente sulla percezione del prodotto da parte di chiunque riconosca l’ambiguità, non solo i parlanti nativi.
Per rimanere anatomicamente in tema, vedi anche: Inglese farlocco cringissimo: How ARS you?
Immagini da vit.confalone.it
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Grazie, Licia.
E hai scoperto l’intera linea di prodotti! 😂 Almeno la 4 veli Vit Vittoriosa è un po’ divertente: adatta a cantare vittoria dopo una visita in bagno impegnativa, e la 2 veli Vit Petalosa è leggera ma citazionista, ma i tovaglioli Vit Bum, the horror! Scherzi a parte, hai fatto un magistrale approfondimento di ogni aspetto linguistico. Bravissima, non so più come dirtelo. 🙂
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Si nota, nella pubblicità di questa linea di prodotti, un lodevole sforzo di ironia e creatività, che però non sempre produce risultati ottimali: oltre alla comicità involontaria di quel “bum”, c’è quell’infelice “max & mix”, per tutti i motivi che hai così ben analizzato. E anche l’italiano mostra piccoli inciampi: per esempio, sulla Vit Vittoriosa si parla di “pulito efficace”, ma non è il pulito a essere efficace; il pulito è il risultato di una pulizia efficace. Mah.
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@Licia
OT
La grafica della confezione richiama infatti uno scoppio (ehm…)
Quel “ehm” mi riconduce per associazione di idee a un modo di dire che riscontro spesso in rete: pun intended (o nel senso opposto “no pun intended”).
Tutto qui (l’avevo detto che era OT) 😀
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@Emy grazie! Mi sono divertita a scrivere questo post, ma lo spunto è stato fondamentale.
@Lele 😏
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Si può dire che la grafica dello scoppio ricorda la forma di uno sfintere?