Ci risiamo: Trump, Trumpspeak e trumpismi

Vignetta di Steve Bright con Trump che spacca una porta con un’ascia urlando I’M BAAAK! e lo zio Sam si nasconde terrorizzato. Commento: “Like no one has ever seen before”. But we have. And here we go again.

Cosa significa una nuova presidenza Trump ce lo possiamo purtroppo immaginare, anche se non lo sappiamo con certezza. Cosa significa invece la parola inglese trump si spiega facilmente:

  • nei giochi a carte il sostantivo trump è la briscola. In senso figurato l’espressione trump card equivale ad “asso nella manica" e il verbo trump a “superare, avere la meglio”. In queste accezioni trump è una parola di origine latina, allotropo di triumph (trionfo);
  • ha invece etimologia germanica e onomatopeica trump, forma arcaica di trumpet che permane solo nelle locuzioni the last trump e the trump of doom, la tromba del giudizio universale; da questa accezione deriva il verbo informale ma solo britannico trump, emettere sonore flatulenze (nulla a che vedere con la sigla PEOTUS, acronimo di President Elect Of The United States, il ruolo di Trump fino al prossimo febbraio).  

Anche il cognome Trump è di origine germanica, probabilmente da trumpe, “tamburo”. Più inquietante (nomen omen?) l’etimologia del nome proprio Donald, “dominatore del mondo”.   

Donald: surname, from 13c. Scottish Dofnald, Dufenald, probably from Gaelic Domhnall, Old Irish Domnall (pronounced “Dovnall”), from Proto-Celtic *Dubno-valos “world-mighty, ruler of the world,” from *walos “ruler” + the source of Old Irish domun “world” (via sense development from “bottom” to “foundation” to “earth” to “world”), from PIE root *dheub- [etymonline.com]

Il cognome di Donald Trump nel 2016 e negli anni della prima presidenza è stato la base per molte nuove parole, parecchie delle quali ora avranno sicuramente nuova visibilità. Qui trovate una piccola raccolta (con esempi da alcuni post della precedente “era Trump”).

Trumpspeak

Il particolare idioletto di Donald Trump, descritto negativamente come Trumpspeak (alternativa meno comune Trumpese), è contraddistinto da frasi molto brevi, sintassi frammentata, lessico di base, parole chiave ripetute più volte, rafforzativi come tremendous, superlativi, affermazioni iperboliche come the largest deportation operation in American history, attacchi violenti agli avversari a cui Trump si riferisce con nomignoli offensivi o storpiandone il nome, ma anche continue digressioni.

Apparentemente è un modo di esprimersi molto rudimentale e poco sensato, ma si è rivelato alquanto efficace perché in realtà Trump ricorre a espedienti retorici e meccanismi linguistici perfetti per rivolgersi alla propria base. È anche riuscito a conferire nuove accezioni ad espressioni esistenti, come fake news (con cui Trump si riferisce a notizie vere che lui sostiene siano false), o a connotarle facendole proprie, cfr. The Signature Words Of President Trump

Altri dettagli ed esempi in “Lost in Trumpslation” (ma non è un film), un post del 2017 in cui avevo anche evidenziato le difficoltà di traduzione del Trumpspeak in altre lingue.

The weave

Nell’ultima campagna presidenziale i discorsi di Trump sono apparsi sempre più incoerenti, sconclusionati e farneticanti, un apparente segno di declino di facoltà mentali. Trump, abile promotore di sé stesso, ha respinto le accuse di saltare di palo in frasca (rambling) affermando che si tratta invece di un espediente retorico che ha chiamato the weave (“tessitura”, “intreccio”), che ha spiegato in tipico Trumpspeak:

Sanewashing 

C’è chi ritiene che i media abbiano mascherato gli aspetti più preoccupanti e più deliranti delle affermazioni di Trump, favorendolo così nella corsa alla presidenza. Le sue parole infatti non vengono riportate letteralmente ma parafrasate, smorzate, razionalizzate e presentate in forma comprensibile e accettabile per gli elettori. Questa operazione “normalizzante” è stata descritta con il neologismo sanewashing

Trumpismi

La parola trumpism risale al 2016 e originariamente denotava qualsiasi affermazione iperbolica, assurda o controversa di Donald Trump. In seguito ha acquisito anche l’accezione alternativa di ideologia e politiche di Trump, in italiano trumpismo

Trumpism: a controversial or outrageous statement attributed to Donald Trump (trumpismo e trumpismi)

Lessicalmente il nome proprio Trump si è rivelato molto produttivo. Ne sono derivate varie parole, ottenute con meccanismi diversi ma in gran parte accomunate da connotazioni spregiative. Alcuni esempi:

  • suffissazionel’aggiunta di suffissi ha consentito aggettivi come Trumpish, Trumpian, Trumpean, Trumpoid e Trumpesque, sostantivi come Trumpism e Trumpese, e vari nomi per i sostenitori di Trump, affetti da Trumpitis, tra cui Trumpie o Trumpy, Trumpist, Trumpista, Trumpette (se donna e particolarmente devota), Trumper (da cui Never Trumper, un repubblicano che non appoggia Trump e quindi non è un Retrumplican); Trumpologist è un esperto di Trump o studioso di Trumpology;
  • composizione –  il nome Trump è stato combinato con altre parole, come in Trumpmania, Trumposphere, la cerchia dei fedelissimi di Trump nel suo Trumpworld, Trumpland[ia], gli Stati Uniti sotto Trump oppure le aree dove ha maggiore sostegno (chiamate anche Trumpistan); si osservano anche composti con elementi formativi con funzione suffissale, come Trumpspeak, Trumponomics (politiche economiche) e Trumpocalypse (conseguenze catastrofiche della presidenza), e con elementi formativi neoclassici, per nomi pseudoscientifici come Trumpophilia / Trumpophile, Trumpophobia / Trumpophobe;
  • parole macedonia  –  la fusione del nome Trump con altre parole ha dato origine a Trumperor (Trump+emperor), Trump despota, Trumpanzee (Trump+ chimpanzee), un seguace poco pensante, Trumpkin (Trump + pumpkin), la zucca di Halloween con le fattezze di Trump ma anche nome spregiativo per sostenitore di Trump (in questa accezione però la parola è formata con –kin, suffisso che indica affinità), tantrump (tantrum + Trump), episodio di reazioni irate e bizzose di Trump alla sconfitta elettorale del 2020.

È poco trasparente l’acronimo TDS, usato sui social dai sostenitori di Trump per ridicolizzare chi non si è rassegnato alla sua elezione: sta per Trump Derangement Syndrome e sicuramente avrà un nuovo picco d’uso. Diventa invece obsoleto TFG, acronimo di The Former Guy (“l’ex”), descrizione usata inizialmente da Joe Biden e poi da altri per non citare il predecessore per nome.

Ci sono varie altre parole che non ho considerato, ma non mi dilungo oltre: meglio evitare un Trump overload lessicale e il rischio notturno di Trumpmare, incubi (nightmare) in tema!


Per la serie parole che riappaiono: per festeggiare la vittoria Elon Musk ha riciclato il gioco di parole Let that sink in! (stavolta però i media italiani non hanno capito fischi per fiaschi).

Tweet di Elon Musk con fotomontaggio di lui che entra nello Studio Ovale con un lavandino in mano e la scritta LET THAT SINK IN

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