Uniche certezze sulle elezioni americane

Vignetta sulle elezioni presidenziali americane e word cloud con le parole descritte in questo post

Negli Stati Uniti oggi 5 novembre è Election Day (il martedì dopo il primo lunedì di novembre) e i sondaggi sulle elezioni presidenziali non sono in grado di indicare chi tra i due candidati prevarrà.

L’unica certezza su quello che succederà oggi sono le parole ed espressioni che sicuramente troveremo nelle notizie in italiano. Ripropongo qui alcuni plastismi e falsi amici ricorrenti che ho già evidenziato negli anni scorsi. 

In Cliché dei media italiani: the Donald, tycoon ho descritto due nomi immancabili nelle notizie italiane su Trump ma che in inglese non vengono affatto usati nel contesto delle elezioni presidenziali. Alquanto improbabile che un consigliere di Trump lo chiami allo stesso modo della prima moglie, come invece fa intendere questo titolo: Il consigliere di Trump all'AGI: “Vi spiego perché vincerà The Donald”

Un classico di tutte le elezioni, non solo americane, è l’errore exit pool anziché poll, cfr. I problemi degli exit pool / pole.

Testo: Elezioni USA 2024: notizie, exit pool e risultati

Mi sembrano in aumento i casi di “Maiuscolite”, l’abuso di iniziali maiuscole anche in parole che non le richiedono, come ad es. Stati in bilico, Collegio Elettorale, Grandi Elettori (in inglese si chiamano semplicemente electors).

Testo: Chi vince in Nevada conquista solo 6 Grandi Elettori su 538, ma si considera uno stato viola, un misto di blu e rosso, perché l’esito è particolarmente incerto: 1/3 degli elettori si considera indipendente

Vengono usate maiuscole superflue anche per l’anglicismo Swing State, che come stato in bilico identifica uno stato dove è difficile prevedere l’esito delle votazioni. Swing però comunica l’idea di oscillazione, di spostamento tra due estremi (la metafora sottostante è l’altalena), come indicato in Le regioni swing sono viola, con riferimenti anche a battlefield state e a purple state (in italiano stato viola non è molto significativo).

Nei media non mancheranno occorrenze della frase too close to call, quasi sempre riportata senza spiegazioni, come se tutti sapessero che il senso è che non c’è ancora alcuna certezza sul risultato.

Testo: I sette Stati in bilico sono “too close to call”: Trump è avanti in 5, Harris in 2 ma sempre entro il margine di errore. E la Pennsylvania, considerata da tutti in sostanziale pareggio, potrebbe decidere il risultato.

L’aggettivo close indica “di stretta misura” ma la parola chiave è il verbo call che in questo contesto significa “dichiarare un risultato” o “predire”. Non ha nulla a che vedere con il verbo chiamare, però sono sicura che dopo la chiusura dei seggi ci verrà comunicato quali stati sono chiamati dal Decision Desk, traduzione letterale che non ha molto senso in italiano: dettagli in Cosa sono le “chiamate” elettorali.

Stato per Stato, chiamata per chiamata, come capire se sta vincendo Kamala Harris o Donald Trump prima di tutti gli altri.

Quando finalmente i risultati saranno definitivi, sicuramente si discuterà di concessione della vittoria che chi perde dovrà a chi vince, un falso amico descritto quattro anni fa in Trump NON deve CONCEDERE la vittoria a Biden e che ora inizia ad apparire anche nel contesto di elezioni italiane!

Se poi verranno fatti riferimenti alla cerimonia di insediamento di gennaio 2025, di sicuro da alcuni verrà chiamata erroneamente inaugurazione perché in inglese è inauguration.

Altri probabili falsi amici se vincerà Trump:

Mi auguro che Trump invece perda e se ne torni per sempre a Mar-a-Lago, che non è una località ma il nome della residenza, cfr. Imprecisioni: “nella casa di Trump a Mar-a-Lago”


Vignetta di Brighti

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