Interferenze “grafiche” dell’inglese

Notiziola linguistica dalla Germania che dà lo spunto anche per alcune considerazioni sull’italiano:

Titolo e sottotitolo in inglese: “Germans decry influence of English as ‘idiot’s apostrophe’ gets official approval. Linguistic body has relaxed rules on use of apostrophe to show possession, not traditionally correct in German”. Immagine di insegna tedesca di nome “Wolf’s Würstelstand”
Per chi parla tedesco: „Rudi’s Würstelstand“ ist nun korrekt, sagt der Rechtschreibrat

In tedesco solitamente il genitivo dei nomi propri si indica aggiungendo una s, ad es. EvaEvas (con alcune eccezioni). Nelle insegne di attività commerciali però sono diffusissimi i nomi a cui è aggiunto anche un apostrofo, come in inglese. È un uso finora stigmatizzato che, come per altri esempi di apostrofi superflui, è descritto con il nomignolo Deppenapostroph, “apostrofo dell’idiota”.

Qualche mese fa il Consiglio per l’ortografia tedesca (Rat für deutsche Rechtschreibung) ha deciso che nel caso di nomi propri all’interno di nomi propri, ad es. denominazioni di attività commerciali, ora è accettabile indicare il genitivo con s. Ad esempio, Eva la fiorista può scegliere tra due diverse grafie per il suo negozio: Eva’s Blumenladen o il più tradizionale Evas Blumenladen.

Die Verwendung des Apostrophs zur Abgrenzung des Genitiv-s bei Eigennamen ist möglich, wenn die Gesamtkonstruktion ein Eigenname ist: Eva’s Blumenladen oder Evas Blumenladen, Peter’s Taverne oder Peters Taverne; aber Evas Mutter, Peters Brille

Viene preso atto che la convenzione di scrittura con l’apostrofo è ormai molto diffusa. I linguisti interpellati fanno notare che non è affatto estranea alla lingua tedesca: era in uso nei secoli scorsi e già indicata nell’uso contemporaneo in casi come Andreas Café che chiarisce che il locale è “di Andrea”, nome femminile, e non “di Andreas”, maschile. 

Reazioni critiche dei catastrofisti

La decisione ha suscitato innumerevoli critiche e ha scatenato i parlanti più intransigenti (ma non i linguisti!) che ritengono che questo uso dell’apostrofo sia un’inaccettabile interferenza dell’inglese che sta spietatamente snaturando il tedesco, sia nel lessico che nella grammatica (in realtà l’uso dell’apostrofo è solo una convenzione ortografica, irrilevante nella comunicazione orale).

Sono reazioni che ci sono familiari perché riconosciamo lo stesso tipo di polarizzazione e di argomentazioni che sono ricorrenti tra coloro che ritengono che la lingua italiana sia inesorabilmente minacciata dagli anglicismi (cfr. proposta di legge per la tutela della lingua italiana, formulata senza l’apporto di esperti di lingua). Mi pare però che ci sia una differenza di atteggiamento.

In Italia l’indignazione di chi combatte gli anglicismi è rivolta quasi esclusivamente ai prestiti integrali (non adattati), elementi lessicali facilmente riconoscibili da chiunque. Ricevono invece scarsa attenzione altri tipi di interferenze lessicali e sintattiche, meno visibili ma più subdole come calchi e falsi amici (ampiamente analizzate invece dai linguisti). E mi pare che non vengano affatto considerati altri aspetti di interferenza “grafica” che invece in italiano sono sempre più diffusi, proprio come l’apostrofo per il genitivo in tedesco.

Interferenze “grafiche” dell’inglese in italiano

Alcuni esempi di convenzioni grafiche che sono influenzate dall’inglese: 

  • il punto usato come separatore dei decimali al posto della virgola, ad es. π indicato come 3.14 anziché 3,14, e la virgola come separatore delle migliaia al posto del punto, cfr. Rifiuti sull’Everest malamente quantificati;
      
  • L’Abuso di Iniziali Maiuscole non solo nei titoli, sul modello americano (title case), ma anche all’interno del testo per evidenziare parole rilevanti, e per i nomi di giorni, mesi, lingue e varie malattie che in italiano, a differenza dell’inglese, andrebbero scritti con iniziale minuscola. Alcuni esempi in Made in Italy, ma ricalcato sull’inglese;
      
  • numeri ordinali indicati con suffisso di due lettere, ad es. nelle indicazioni dei secoli in sostituzione della numerazione romana (21mo anziché XXI o 21º), come descritto in Secondo la Farnesina 2º si scrive 2ndo;
      
  • il segno + che segue un numero tondo per indicare un quantitativo superiore ma imprecisato, come ad es. 100+ eventi, modellato sull’inglese 100+ events (si legge 100 plus events) ma che in italiano non ha molto senso perché diciamo “più di” prima del numero. Dettagli in Calco ortografico: 1000+;
      
  • s dopo un numero tondo per indicare un multiplo di una quantità generica, come in inglese (ad es. 1000s per “migliaia” o gli 80s per “gli anni ’80”), un calco descritto in 100’s pile? Errore da fruttivendolo inglese!
      
  • l’età di una persona indicata da un numero tra parentesi o tra virgole dopo il nome, ad es. Pinco Pallino (48), senza specificare “anni”: è una convenzione che non tiene conto delle differenze sintattiche tra italiano e inglese nell’esprimere l’età;
      
  • antroponimi e toponimi stranieri con grafia inglese, ad es. Copenhagen anziché Copenaghen. Il fenomeno è particolarmente evidente nel caso di traslitterazione con sistemi diversi in inglese e in italiano: ad es. la città russa Ейск, Ejsk in italiano, nei media diventa Yeysk come in inglese.

In Riflessioni su alcune particolarità dell’italiano di oggi: il cambiamento non investe solo la lingua, ma anche la lingua il presidente dell’Accademia della Crusca Paolo D’Achille ha descritto altri aspetti grafici, tra cui “l’uso della lineetta che non separa un inciso, e che quindi non viene chiuso da un’altra lineetta, ma da un punto, che fa assumere a ciò che segue un significato esplicativo rispetto a ciò che precede” – ne è un esempio questa frase in corsivo.

La maggior parte di queste interferenze grafiche non crea problemi di comprensione. Sono però un segno di superficialità e sciatteria, e indicative di scarsa consapevolezza nell’uso della lingua, in tutti i suoi aspetti. 


Vedi anche:


12 commenti su “Interferenze “grafiche” dell’inglese”

  1. .

    Aggiungerei anche l’uso della radice co- anziché con- nelle parole composte (da copilota in poi ci siamo dimenticati come si formano i composti di cum).

  2. .

    @Federico, grazie, ottimo esempio: nell’uso moderno è per influenza dell’inglese, però facilitato dall’uso “tradizionale” davanti a vocale in cui già perdeva la consonante finale. Esempio: coabitare dal latino tardo cohabitāre (a sua volta da cŭm + habitāre).

    @Mauro, ooops! Grazie, corretto.

  3. .

    Gia, però ora tutte le regole del cum non si usano più (come anche in alcuni casi Ia rimozione della “n” con il raddoppio della consonante che segue)…
    Il mio dominio aveva scritto una bella presa in giro, modificando le parole a cui siamo abituati (come “condominio” “condurre” “congestione”) scrivendole tutte col “co-“ e il risultato era molto divertente: devo cercarlo…
    PS: buffo che in italiano esistano da parecchio tempo contemporaneamente sia condominio sia codominio e abbiano significati diversi…

  4. .

    Il punto come separatore dei decimali non è solo un grafismo, ma viene sempre più spesso pronunciato dai rediotelegiornalisti (scossa di 7 punto 2)

  5. Licia:

    @Fabio, grazie, osservazioni importantissima: è l’unico del grafismi che ha un impatto anche nella pronuncia e può distorcere la comunicazione.

    @Alessandro anch’io grande estimatrice dei due punti, che forse a volte uso anche un po’ troppo!

  6. .

    Ciao Licia, post clamoroso come sempre.

    Una precisazione forse innecessaria, ma che mi è sorta per la particolare centralità che D’Achille dà alla punteggiatura nella riflessione che riporti.

    Ciò che si configura come un’interferenza dall’inglese è l’intenzione esplicativa, non tanto l’uso di un inciso aperto da una lineetta e chiuso da un punto in sé. Parafrasando il Prontuario di punteggiatura di Mortara Garavelli (2004, 107): se la parentetica è inserita alla fine di una frase la lineetta terminale correlativa si può omettere, sostituita dal punto fermo, nonostante in questo caso si preferiscano tradizionalmente le parentesi (che naturalmente si chiudono) oppure la virgola iniziale, poiché la seconda “di chiusura” è neutralizzata dal punto fermo.

  7. .

    @Giacomo, grazie per la puntualizzazione. Temo di non avere sintetizzato chiaramente, ma anch’io ritengo che D’Achille intendesse porre l’attenzione sulla funzione esplicativa che è una novità se segnalata dalla lineetta.

  8. .

    Credevo che l’apostrofo dell’idiota fosse quello di chi scrive it’s invece di its o who’s invece di whose…

  9. .

    @Ionti  in effetti in inglese questi errori sono frequentissimi, ma non so se esista anche un nome per chi li fa. Posso invece ricordare che si chiama greengrocer’s apostrophe l’apostrofo inserito erroneamente prima della s del plurale (esempio: banana’s anziché bananas).

    Vignetta in cui un uomo punta il dito contro la vetrina di una libreria dove c’è il cartello “Now in stock Finnegan’s wake”. Il negoziante spiega “Oh, that… I used to be a greengrocer”

    Vignetta via Apostrophe humour (Joyce ha scritto Finnegans Wake, su cui si è molto discusso perché è senza apostrofo)

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