Una pubblicità fotografata da Michele Gravino a Roma:
La frase Who is the guilty? è un esempio perfetto della sottocategoria di pseudoanglicismi che classifico come inglese farlocco:
nomi di prodotti o di servizi, slogan o altre brevi comunicazioni che sono pensati da italiani per italiani. Sono formati assemblando parole inglesi in combinazioni poco idiomatiche, errate o addirittura inesistenti, però facilmente comprensibili da chi ha solo conoscenze scolastiche dell’inglese, tanto che ogni spiegazione italiana viene ritenuta superflua: basta tradurre letteralmente in italiano
Per chi conosce il significato della parola dell’inglese di base guilty, “colpevole”, non occorre nessuno sforzo per interpretare la pubblicità. In inglese però la frase è agrammaticale e comunque la scelta lessicale è poco plausibile nel contesto di un confronto all’americana.
Trova il colpevole
In inglese guilty è un aggettivo e non significa “il colpevole” (sostantivo). Come altri aggettivi che indicano caratteristiche di persone, può essere sostantivato facendolo precedere dall’articolo the, ma in questo caso funziona come un nome plurale che richiede il verbo al plurale perché identifica l’insieme di persone che hanno la stessa caratteristica: the guilty significa “i colpevoli”.
Un singolo colpevole può essere descritto come the guilty one. L’inglese dispone anche del sostantivo culprit (collocazione tipica: find the culprit) ma è una parola dell’inglese avanzato probabilmente sconosciuta a molti potenziali destinatari della pubblicità italiana. È comunque poco verosimile che nel contesto di un confronto all’americana si ricorra a culprit o guilty one: l’eventuale colpevolezza non deve essere stabilita dal testimone ma dal processo penale.
Nel confronto all’americana – line-up nell’inglese americano, identity / identification parade nell’inglese britannico – è più probabile che si chieda di identificare il sospettato (the suspect, sostantivo, o più formalmente the perpetrator) con domande del tipo do you recognize the person who…?, can you identify…?, do you see…?, oppure che si chieda di operare una scelta tra le persone mostrate formulando una domanda con il pronome interrogativo which.
Trova l’intruso
C’è anche un aspetto non linguistico della pubblicità che trovo poco coerente: nei confronti all’americana tutte le persone (suspect + fillers) hanno aspetto simile, a differenza di due dei cinque oggetti allineati. Mi pare piuttosto un caso di trova l’intruso, che in inglese si può dire find the odd one out.
Una vignetta in tema di Dan Piraro – Bizarro:
Il meccanismo umoristico è dato dall’omofonia di which e witch e dall’ambiguità sintattica di / wɪtʃ wʌn /.
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Adoro la logica, “non parlo inglese correttamente, ma devo per forza fare una pubblicità in inglese”.
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@Ludovica bisogna essere internescional!
Intanto ieri in zona Brera ho visto questo, scritta gigante su una vetrina:
Evidentemente non hanno molto chiaro come si usa let’s, forma imperativa di prima persona plurale per invitare o suggerire di fare qualcosa che include sempre chi la usa, per cui let’s… with us risulta anomalo. Mi sarei aspettata let’s play together.
Perlomeno, per fortuna, non hanno usato un pronome riflessivo (ourselves) perché il significato sarebbe stato mooolto ambiguo!
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Non che sia pertinente dal punto di vista linguistico ma io trovo che ci sia un solo intruso, e cioè l’accendino, rispetto agli altri che sono strumenti per aprire bottiglie (per quanto ci sia chi toglie i tappi a corona con uno spigolo dell’accendino). Ciò detto, mi sfugge il senso di tutta l’immagine, visto che il messaggio doveva essere “Venite da noi a comprare birre e vini”.
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@Daniele, mah! Forse “che spiritosi, vado subito a comprare da loro”?
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Ho notato anch’io tempo fa questa pubblicità di cui erano tappezzate le stazioni della metro di Roma.
Ero anch’io giunto alla conclusione che gli ideatori intendessero in effetti “trova l’intruso” (l’accendino: non serve ad aprire bottiglie di birra), trovata pubblicitaria per attirare l’attenzione dei tanti passanti, con uso del solito inglese farlocco e scimmiottato.
L’incoerenza che trovo, oltre quella evidenziata da Licia, mi sembra in particolare la rappresentazione del tipico confronto dei sospetti “all’americana” (da qui, immagino, le stature espresse nel sistema imperiale) con connotazioni linguistiche e grafiche che nulla hanno a che fare con “Trova l’intruso” che invece è un gioco divertente per allenare l’attenzione.
Per finire, non mi convince neanche quel “BEVI RESPONSABILMENTE”, traduzione letterale di “DRINK RESPONSIBLY”, come qui:
https://www.sparkdistribution.com/think-before-you-drink-responsible-drinking/
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Un’altra possibilità sarebbe Which (one) is the guilty party? Ma per motivi di correttezza legale meglio sarebbe Which one/who is the prime suspect? Sono però d’accordo che qui si tratta piuttosto di Which one/who is the odd one/man out?
E sul tema di correttezza legale devo segnalare che nel Regno Unito suspect e perpetrator non sono affatto dei sinonimi, perché il perpetrator è quello che è già stato processato e condannato. Quindi chi usa perpetrator al posto di suspect commette un reato e rischia una multa altissima. Magari è diverso negli Stati Uniti.
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@John, come sempre grazie per tutte le osservazioni. Anche a me perpetrator era sembrato anomalo ed ero indecisa se includerlo, ma confermo di averlo trovato in siti americani di polizia o simili che descrivevano la procedura.
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Da quando ho visto la pubblicità di un “Easy Stir” che non serve a preparare Martini ma a stirar panni, non mi stupisco più di niente.
Da semplice lettore di gialli americani mi pare che di solito “perp” (più che “perpetrator”), sia usato per indicare l’autore non ancora identificato di un delitto (tipo “the perp was wearing a funny hat”).
Alfredo
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@Alfredo, grazie per il dettaglio su perp e per l’esempio di Easy Stir.
Aggiungo EASY STRAP (e chissà quanti altri e ne sono di questo tipo!)