Passare torce, fiaccole e testimoni

Titolo in inglese: Biden passes the torch to Harris in tearful goodbye at Democratic National Convention. Titoli in italiano: 1 La convention. Un commosso Joe Biden “passa la torcia” a Kamala: lei è la democrazia; 2 Convention democratici, Biden: “Passo la torcia a Kamala Harris”; 3 Joe Biden e il discorso alla convention democratica di Chicago: “Pronto a passare la torcia a Kamala Harris”

Nelle notizie dagli Stati Uniti sulla convention del partito democratico per ufficializzare la candidatura di Kamala Harris è ricorrente un esempio che tradisce scarse competenze linguistiche: l’espressione idiomatica inglese pass the torch, un metaforico passaggio di consegne o di funzioni, viene tradotta letteralmente con passare la torcia. Evidentemente chi lo fa non riconosce l’uso figurato di pass the torch e non si rende conto che in italiano esiste un’espressione che ha la stessa funzione, passare il testimone.

Stessa superficialità anche qualche settimana fa nella traduzione di notizie dall’inglese in cui l’espressione pass the torch era apparsa ripetutamente, sia prima che dopo la rinuncia di Joe Biden alla propria candidatura. Esempio:

Titolo: Biden è infuriato con Obama e Clinto ma è ancora pressin: “joe, passa la torcia”

Pass the torch

In inglese l’espressione pass the torch (anche hand on the torch nell’inglese britannico) ha connotazioni positive: implica continuità al vertice e che il passaggio di consegne è a una persona che ci si aspetta possa agire al meglio.

Ha un’origine classica: prende ispirazione dalla lampadedromìa dell’antica Grecia, una gara di corsa con fiaccole (non “torce”!) che si svolgeva durante feste in onore di divinità o eroi. L’espressione è entrata nell’uso alla fine del XVIII secolo, quindi decenni prima del più noto rituale della staffetta di tedofori che portano la fiaccola olimpica, introdotto ai Giochi olimpici del 1936. 

Passare il testimone

In italiano l’espressione passare il testimone è più recente. Rimanda alle corse a staffetta dell’atletica ed è entrata nella lingua con il senso di affidare ad altri la continuazione di un compito da svolgere, dopo aver concluso la parte di propria competenza e garantendo così continuità.

La metafora sportiva si usa anche in inglese, ma pass (o hand over) the baton non ha le stesse connotazioni ottimistiche di pass the torch perché sottintende che nel passaggio qualcosa potrebbe anche andare storto.

vignetta di Christian Adams in cui si vede Kamala Harris che corre dopo aver preso un testimono con la scritta NOMINEE da Joe Biden, che tiene in mano un altro testimone con la scritta PRESIDENCY che Trump cerca di portargli via

Carry the torch

Pass the torch non va confuso con un altro modo di dire inglese, carry the torch  for / of something che si può usare per descrivere chi sostiene una causa o un ideale e si adopera perché riceva attenzione, ad es. carry the torch of progress, carry the torch for freedom.

Questo uso metaforico di torch ha punti in comune con fiaccola nel senso figurato di fiamma ideale che illumina, simboleggia o promuove qualcosa, ad es. la fiaccola della libertà, la fiaccola della scienza, oppure che incita e infiamma (anche in senso negativo, ad es. la fiaccola dell’odio). 

In inglese carry a torch for someone segnala invece innamoramento o passione per qualcuno, anche non dichiarato o non corrisposto. Esempio: he still carries a torch for his ex-wife.

Altre traduzioni approssimative

Nei prossimi mesi le elezioni presidenziali americane saranno sempre più a centro dell’attenzione e temo che nei media italiani continueremo a vedere  traduzioni letterali e falsi amici. Purtroppo si ha l’impressione che le notizie vengano pubblicate senza che nessuno si chieda mai se il testo italiano abbia effettivamente senso.

Un esempio è border czar, appellativo usato da Donald Trump per Kamala Harris che implica, falsamente, che le fossero stati conferiti poteri speciali per la gestione dell’immigrazione. Nei media sono state usate traduzioni letterali che non hanno alcun significato, come zar del confine o zar di frontiera, senza alcuna spiegazione: dettagli in Gli zar possono essere falsi amici, che ho aggiornato con questo esempio.


Vedi anche: Elenco di falsi amici, in continuo aggiornamento

3 commenti su “Passare torce, fiaccole e testimoni”

  1. Emy:

    Un post magistrale, Licia carissima, come e più del solito.
    Le traduzioni letterali e i falsi amici che descrivi perfettamente mi fanno venire in mente un caso simile, e perdonami se ne approfitto e lo cito, ma penso e spero che mi capirai.
    Nel 2023, nel suo discorso inaugurale, Elly Schlein usò l’espressione “non ci hanno visti arrivare”, che si ispirava in modo (un po’ troppo) letterale al titolo di un saggio del 2020 della storica Lisa Levenstein “They Didn’t See Us Coming: The Hidden History of Feminism in the Nineties” (allora non tradotto in italiano).
    Quello che Schlein forse non sapeva, e che certamente nessun giornalista italiano ha mostrato di sapere né mai sottolineato, è che quel “to see something coming” (adattato nel titolo del libro al fatto che “something” erano persone, ovvero i nuovi gruppi di femministe degli anni ’90) è in realtà un’espressione molto comune in inglese, che trova puntuale corrispondenza in italiano in “prevedere”.
    I saw it coming = l’avevo previsto, they didn’t see it coming = non l’avevano previsto, non ci avevano previste.
    Così per settimane abbiamo letto e udito da tutti i media italiani la traduzione letterale “non ci hanno viste/visti arrivare”, e i giornalisti che si ritenevano più informati ci hanno confidato orgogliosamente che quella di Elly Schlein era nientepopodimeno che una colta citazione del titolo di un saggio sul femminismo. Qualcuno ce lo ricorda perfino oggi, ripetendo – nudge nudge lo sappiamo in pochi ma oh quanto siamo colti – “non ci hanno visti arrivare” (cit.) come citasse Dante o TS Eliot. Nessuno che si disturbi a dire che è la mera traduzione letterale di “non l’avevano previsto”. Espressione idiomatica dell’inglese colloquiale. Espressione banale e così comune che dovrebbe fare parte del patrimonio linguistico di tutti gli italiani che si piccano di sapere l’inglese “a livello madrelingua”. E invece. 😄
    Grazie per il bel post e per lo spazio che mi hai concesso. Sappi che non sempre ho tempo di commentare, ma dei tuoi post non me ne perdo uno.

  2. Licia

    Grazie Emy, apprezzo tantissimo. Un dettaglio che mi colpisce del “non ci hanno visti arrivare” è che ormai è diventata una frase che vive di vita propria (o perlomeno l’ho vista usare più volte nei social), ma a giudicare dai contesti d’uso non credo che tutti abbiano capito che il senso era di “non l’avevano previsto”, “non se l’aspettavano”.

    Sempre più spesso vedo esempi di traduzioni letterali di espressioni idiomatiche inglesi che poi vengono usate anche in contesti italiani, senza però che ci si chieda se abbiano senso e soprattutto se gli interlocutori capiscano. A proposito delle concessioni balneari mai messe in gara dai diversi governi, quindi argomento italianissimo, qualche giorno fa ho visto questo commento di editorialista: “hanno calciato avanti la lattina”. Quanti capiscono che è un calco di kick the can down the road e sanno cosa significa?

    Infine, un esempio recentissimo dal discorso di Michelle Obama di ieri notte: “we cannot get a Goldilocks complex about whether everything is just right”. L’ho ascoltato in inglese e ho subito immaginato che qualcuno avrebbe tradotto letteralmente, e infatti ecco due esempi trovati al volo: “Non possiamo farci venire il complesso di Riccioli d’oro per sapere se tutto va bene” e “Non possiamo farci prendere da un complesso di Riccioli d’oro sul fatto che tutto sia perfetto”. Anche in questo caso, possibile che non ci si chieda se il riferimento abbia senso anche per i lettori italiani? Penso che aggiungerò questo esempio al vecchio post Riccioli d’oro nello spazio.

  3. Emy:

    Proprio così, Licia. “Non ci hanno visti arrivare” è una locuzione usata ormai in modo indipendente in rete in generale e sui media da certi giornalisti disinvolti che paiono non sapere davvero cosa vuol dire e a cosa corrisponde in italiano. Triste ma vero.

    Ancor più triste per me è leggere dell’uso assurdo di “calciare avanti la lattina”, che mi pare un calco pressoché incomprensibile in Italia. Imperdonabile.

    Anche usare e abusare di riferimenti alla psicologia del personaggio della piccola Goldilocks, ossia Riccioli d’oro, che non molti italiani conoscono benissimo (perfino quelli che hanno letto la storia dei tre orsetti ai figli), vuol dire camminare su un terreno scivoloso dal punto di vista della trasparenza comunicativa. Compare perfino nel peraltro ottimo “La ricreazione è finita” di Dario Ferrari, che chiama più volte la fidanzata del protagonista “Riccioli d’oro”, ma a mio parere non spiega né attraverso azioni (show) né descrizioni (tell) perché la accomuni proprio a quel personaggio. E non mi pare che dare per scontato che “è come Riccioli d’oro” sia sufficientemente chiaro a tutti i lettori.
    Aggiungo solo che il concetto di “just right” che citi, ovvero “né troppo né troppo poco”, la giusta misura che rende una cosa perfetta, ha invece una buona corrispondenza con il concetto tutto svedese espresso dalla parola “lagom”.

    Bello e stimolante leggerti! Ciao

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