Hijacking: non solo dirottamenti

Ha ricevuto molta attenzione una frase pronunciata alla cerimonia degli Oscar 2024 da Jonathan Glazer, regista di The Zone of Interest (La zona d’interesse), premiato come miglior film internazionale.

Foto del discorso di ringraziamento di Jonathan Glazer agli Oscar con le sue parole “Right now we stand here as men who refute their Jewishness and the Holocaust being hijacked by an occupation which has led to conflict for so many innocent people, whether the victims of October 7 in Israel or the ongoing attack on Gaza”

Nei media italiani e sui social molti hanno tradotto il verbo hijack con dirottare, il significato più noto ma irrilevante in questo contesto, e ne sono risultate frasi poco sensate (esempi sotto). Glazer invece ha fatto ricorso a un’accezione metaforica comune ma evidentemente sconosciuta a chi ha improvvisato la traduzione.

Hijack e altri –jack

In inglese hijack non significa solo dirottare un mezzo imponendo una nuova rotta, ma anche rapinare merci o altro bloccando un veicolo in transito. Da queste accezioni originarie sono derivati vari usi figurati, ad es. in informatica indica prendere il controllo non autorizzato di un computer o di un sistema. In altri contesti, più genericamente, hijack significa impossessarsi di qualcosa per un uso diverso e a proprio vantaggio, una metaforica appropriazione indebita che è l’accezione usata da Glazer.

Da hijack per retroformazione sono derivati il verbo informale jack, rubare, impadronirsi (esempio: a songwriter named Guy Hobbs sued Elton John, claiming he jacked his lyrics), e l’affisso jack, un libfix usato in composti che descrivono modi di cavalcare l’onda di situazioni con grande visibilità per trarne vantaggio, in particolare sui social. Alcuni esempi:

  • trendjacking – sfrutta gli argomenti di tendenza producendo meme, contenuti di marketing virale o altro per promuovere marchi o servizi e/o acquisire visibilità
  • newsjacking  intercetta notizie o temi scottanti al centro dell’attenzione per entrare nel dibattito con finalità simili al trendjacking o, più subdolamente, per influenzare e manipolare l’opinione pubblica
  • hashjacking  si appropria di hashtag popolari per usarli per uno scopo diverso da quello previsto, come descritto in Crowdturfing, hashjacking e altre attività malevole
  • brandjacking – si impossessa di elementi di un marchio noto (logo, slogan o altri elementi caratterizzanti) per sfruttarne a proprio vantaggio la visibilità o la percezione oppure, malevolmente, per rovinarne la reputazione.

In alternativa, –jacking può indicare anche truffe informatiche. Alcuni esempi:

  • pagejacking  – copia illecita di contenuti (pagine) altrui per creare siti clonati su cui viene dirottato il traffico dal sito originale
  • clickjacking – link, immagini o altro che inducono a farci clic sopra (cfr. click bait) con conseguente installazione di malware oppure phishing o altre attività malevole
  • QR jacking – finalità simili al clickjacking, ma attuate attraverso la scansione di codici QR contraffatti (cfr. quishing)

Per un meccanismo simile: Ransomware, malware e altri –ware.


Glazer citato in italiano

“Right now we stand here as men who refute their Jewishness and the Holocaust being hijacked by an occupation which has led to conflict for so many innocent people, whether the victims of October 7 in Israel or the ongoing attack on Gaza”

Le parole di Jonathan Glazer, ebreo, contro la strumentalizzazione dell’ebraicità e dell’olocausto nel conflitto in atto a Gaza si sono prestate ad alcuni fraintendimenti, dovuti anche a un uso ambiguo del verbo formale refute (“confutare”, usato invece nell’accezione tuttora ritenuta impropria di “rifiutare”) e alla costruzione poco lineare della frase, cfr. potenziali alternative come men who reject the hijacking of their Jewishness and the Holocaust by an occupation… oppure men who reject having their Jewishness… hijacked by … 

Non c’è quindi da stupirsi che le traduzioni usate dai media italiani siano poco precise, o addirittura vistosamente errate. Alcuni esempi di come è stato reso hijack:

Siamo qui come uomini che rifiutano che la loro ebraicità e l’Olocausto siano dirottati altrove, che rifiutano una occupazione che ha portato alla guerra per tante persone innocenti – non si capisce il senso di “dirottare altrove” (dove e da chi?)

Siamo qui come uomini che rifiutano che il loro essere ebrei e l’Olocausto vengano deviati da un’occupazione che ha portato al conflitto così tante persone innocenti – qui “deviare” suscita perplessità simili a dirottare

In questo momento siamo qui come uomini che rifiutano la loro ebraicità e l’Olocausto che viene dirottato da un’occupazione che ha portato al conflitto tante persone innocenti – grave errore di interpretazione: Glazer non rifiuta la propria ebraicità

Glazer ha dichiarato di respingere «l’ebraicità e l’Olocausto che vengono manipolati da un’occupazione, che ha portato al conflitto per così tante persone innocenti» – manipolare fa pensare a falsificazione ma non implica appropriazione per uso diverso e a proprio vantaggio come invece hijack

Sono convinta che con qualche sforzo in più si sarebbero potute produrre traduzioni migliori: tutti i dizionari monolingue inglesi descrivono gli usi metaforici di hijack.


Co-opt ≠ cooptare

In tema con il senso figurato di hijack aggiungo un accenno a due potenziali falsi amici: il verbo inglese co-opt ha un significato simile a cooptare nel senso di chiamare qualcuno a partecipare, coinvolgere, ma ha anche l’accezione negativa, assente in italiano, di appropriarsi di idee, iniziative, progetti altrui e di spacciarli come propri. Esempio d’uso: Black TikTokers are highlighting how their work is co-opted by white creators without credit or compensation.

2 commenti su “Hijacking: non solo dirottamenti”

  1. VINCENZO:

    Mi permetto di formulare una suggestiva teoria etimologica a questo riguardo. L’Autrice ha esposto come il verbo “jack” nello slang, significa rubare e i suoi derivati rimandano comunque all’appropriazione indebita di qualcosa di materiale o sul piano delle idee.
    Osservo che la carta denominata come “Jack” nei giochi di carte, individua il terzo valore, in ordine gerarchico, della “scala reale” (dopo il Re – King – e la Regina – Queen-).
    Originariamente questa figura non identificava propriamente un dignitario di corte ma, piuttosto, un soggetto subordinato, un inserviente o un soldato di fanteria (nei giochi di carte medioevali rammento che al posto della Regina c’era, dopo il Re, il Cavaliere, cioè il rappresentante della nobiltà di corte).
    Quindi un fante, come chiamiamo comunemente questa carta in italiano.
    Originariamente questa carta venne chiamata “knave”, forma arcaica per designare il soldato di fanteria.
    Tuttavia, quando si iniziò, in epoca più moderna, a contrassegnare le carte sui vertici con un simbolo sinottico, la abbreviazione Kn (per “Knave”) poteva ingenerare confusione con K (per “King”) e si decise allora (nelle carte “francesi”, ma con prassi rapidamente diffusasi a livello mondiale) di chiamare la carta Jack , che in questo caso aveva il significato di individuo subordinato, inserviente, fante, la cui sigla J non poteva dunque essere confusa con la K di King.
    Faccio notare, peraltro che – forse non a caso – sia “knave” che “jack” hanno entrambi in inglese, anche un analogo significato deteriora: quello di ladro, furfante, persona dedita al malaffare.

  2. Licia:

    @Vincenzo aggiungo che in inglese jack è una “parola jolly” a cui nei secoli sono stati attribuiti i significati più disparati. Parecchie accezioni sono riconducibili al nome proprio Jack, a sua volta da John, che nel Middle English (circa 1100-1450) veniva usato genericamente per indicare qualsiasi uomo comune, da cui poi metonimia si era cominciato a chiamare jack strumenti disparati usati per fare lavori di cui si occupava la servitù. Per alcune accezioni, specialmente quelle derivate da usi gergali mai documentati in forma scritta, è difficile ricostruire la precisa evoluzione della parola. Un esempio illustre è il nome con cui è nota la bandiera del Regno Unito, Union Jack: ci sono molte ipotesi diverse su “jack” ma nessuna definitiva.
    Se si consultano i dizionari più autorevoli, si vedrà che mancano informazioni definitive sull’origine di hijack, da cui deriva il verbo jack nel senso di appropriazione indebita, e quindi credo vada evidenziato che l’accostamento alle carte da gioco è una solo una simpatica boutade.

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