Spunti linguistici: destinescion, brend reputescion

fotogramma del video della ministra Santanchè e fumetto con scritta “MA SIETE MATTI? MA VOI SAPETE QUANTO TEMPO CI VUOLE A COSTRUIRE UNA DESTINATION, UNA BRAND REPUTATION?”

La notizia del cambiamento di nome da Cervinia in Le Breuil ha fatto molto discutere. È intervenuta anche la Ministra del Turismo con un messaggio video, registrato in un’auto in corsa, che sui social ha suscitato parecchie ironie per la frase “ma voi sapete quanto tempo ci vuole a costruire una destination, una brand reputation?

I due anglicismi, percepiti come superflui in sostituzione di destinazione e reputazione [del marchio], hanno causato battute sulla proposta di legge che vorrebbe multarne l’uso e parecchi giochi di parole ispirati dalle pronunce affettate “destinèscion” e  “reputèscion”. Esempio:

tweet di Luca Bottura: “Che poi la reputescion te la sputtanescion anche facendo video in cui non indossi le cinture di assicurescion”

Prendo spunto dalle parole con terminazione –escion perché illustrano alcuni meccanismi linguistici qui usati a scopo ludico ma che sono rappresentativi anche di alcune delle opzioni di innovazione lessicale di cui disponiamo in italiano.

Variante grafica

Nell’italiano contemporaneo prevalgono i prestiti integrali ma se gli anglicismi venissero ancora adattati, come un tempo, la scelta di rendere reputation con reputescion sarebbe un esempio di assimilazione grafica, come nailon da nylon.

Nel caso di parole come reputescion, destinescion, lochescion e denominescion si tratta invece di un fenomeno noto come variante grafica, la grafia alternativa usata principalmente in contesti informali non solo per ironizzare su parole straniere abusate o fuori luogo, ma anche per conferire particolari connotazioni o attribuire nuove accezioni a parole italiane esistenti. Esempi: povery, poterih fortih, gomblotto, vaxxino, cörsivœ.  

Se non è suffissazione è libfix?

Nell’esempio si può osservare che vengono fatte terminare in –escion anche sputtanescion e assicurescion, due parole che però non ricalcano parole inglesi con suffisso –ation, né sono assimilabili a parole italiane esistenti od ottenibili per suffissazione con il suffisso nominale deverbale –zione. Altri esempi di questo tipo:

brendreputescion sarà il nuovo tormentescion  •  quanta culturescion nella nostra ministrescion  •  brend tamarrescion  •  la cafonescion della orribile borsa Vuitton in primo piano  •  coi filtrescion da quattordicenne e con la LouisVuittescion in bella in vista nell’inquadraturescion!  •  tu e la tua plastichescion  • siliconescion •  vomitescion  •  mettiti la cinturescion di sicurezzescion, prima di parlescion  •  sticazzescion, senzacinturescion  •  parla così perché si è dimenticata di appiccicare con il polidentescion  •  dopo l’arrestescion per arrobbescion vedrai come sarai fescion  •  brendreputescion alle stellescion

Queste variazioni possono ricordare un fenomeno che in inglese è descritto come libfix, da liberated affix, che identifica elementi con funzione affissale che si sono “liberati” dalle parole da cui hanno avuto origine e consentono di crearne di nuove, ad es. in inglese –splain da mansplain per spiegoni non richiesti e in italiano -[ell]um per nomi di leggi elettorali. I libfix subiscono meno restrizioni semantiche dei suffissi e possono combinarsi con più tipi di basi lessicali.

Il meccanismo usato per le parole in –escion degli esempi potrebbe quindi essere paragonato a un “libfix occasionale”, combinabile liberamente con varie basi lessicali ma di uso effimero limitato a reazioni sarcastiche in un contesto molto specifico.

Linguaggi inventati  

La sostituzione della vocale finale con –escion può far pensare anche al tanto discusso cörsivœ parlato (“sapete quanto tempo ci vuole a costruire una destinæsciön, una brand reputæscïœn?”). È caratterizzato dalla dittongazione delle vocali in posizione finale e riconduce a particolari usi ludici della lingua, ad es. gli alfabeti “segreti” usati dai bambini, come l’alfabeto farfallino che raddoppiava ogni vocale interponendo una f (ad es. a ➝ afa, per cui ciao cifiafaofo) e altri “linguaggi” che ricorrono a meccanismi simili di aggiunta o spostamento di lettere o sillabe.

Per un paragone con i fumetti, l’insieme di parole che terminano tutte in –escion è simile alle parole tedeschizzate in –en della striscia Sturmtruppen (ma anche alle parole brasileggianti in –ão della canzone Cacao Meravigliao). Un modo sintetico per descriverlo potrebbe essere “meccanismo contrario al puffese dei Puffi” (nel puffese sono distintivi solo i suffissi mentre la base lessicale è unica, puff-).

Univerbazione

Parole come brendreputescion, sticazzescion e senzacinturescion se derivate da forme di per sé già “tutte attaccate” (brandreputation, sticazzi, senzacintura) sono esempi di univerbazione, l’accorpamento di più parole distinte in un’unità semantica e grafica. È un fenomeno piuttosto diffuso nella scrittura informale dei social e favorito anche dall’uso di hashtag che non consentono spazi o trattini. C’è univerbazione con suffissazione alla base di parole come pressapochista, perculare e benaltrismo

Deonomastici e volgarizzazione dei marchi  

Prendo spunto da polidentescion per ricordare che i nomi comuni derivati da nomi propri sono detti deonomastici. Se entrasse nell’uso polident come nome generico per qualsiasi adesivo per protesi dentale, sarebbe un esempio di volgarizzazione del marchio.  

Pronuncia degli anglicismi

Concludo con una nota sulla pronuncia di destination e reputation a cui è ricorsa la ministra, che risulta affettata per il tentativo di riprodurre l’intonazione inglese in un contesto italiano. “Destinèscion” e “reputèscion” non sono però una buona imitazione: la pronuncia inglese di riferimento, indicata dai dizionari, è /ˌdestɪˈneɪʃn/ e /ˌrepjuˈteɪʃn/, per un orecchio italiano “destineiscion” e “repiuteiscion”.

In generale, quando gli anglicismi vengono adottati in italiano si evitano le pronunce “originali” troppo accurate e viene invece privilegiata un’approssimazione dei suoni inesistenti a quelli più vicini del nostro sistema, come descritto in Come si dice flat tax in italiano? Una parola come brand /brænd/, ad esempio, può essere italianizzata sia in “brend” che in “brand”.


Per esempi di meccanismi linguistici alla base di innovazione lessicale vi suggerisco uno studio recentissimo che mi ha dato lo spunto per questo post, “Ti blocco perché sei un trollazzo”. Lexical Innovation in Contemporary Italian in a Large Twitter Corpus, di Paolo Brasolin, Greta H. Franzini e Stefania Spina, con circa 350 esempi ricavati da Twitter nel 2022 (un centinaio solo di variazione grafica). Le classificazioni seguono il modello dell’Osservatorio neologico della lingua italiana (ONLI)


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