Per la serie comunicazione istituzionale che fa discutere, un nuovo esempio dal Ministero per la Pubblica Amministrazione:
(alla fine del post il video promozionale)
Dalla presentazione ufficiale della campagna, che è dichiaratamente rivolta alle nuove generazioni:
Trovo curiosa la scelta di citare esplicitamente Fantozzi e Zalone ed evocare così un immaginario negativo che anziché essere ribaltato potrebbe condizionare sfavorevolmente l’interpretazione di tutto il messaggio.
A quanto pare, però, l’idea non è di esperti di comunicazione ma del ministro Zangrillo, che si era già espresso in questi termini mesi fa (cfr. Il piano del Ministro Zangrillo per rendere più attrattiva la Pa).
Forse è anche per questo che si ha l’impressione che nell’approvazione dello slogan non sia stata fatta sufficiente attenzione alle scelte lessicali, nonostante quanto affermato dal sottosegretario Barachini: “lavoriamo a un linguaggio coerente, contemporaneo e coinvolgente e con l’obiettivo di creare la massima interazione”. Si direbbe invece che non sia stata considerata la variazione linguistica.
A chi è rivolto il posto figo?
L’aggettivo figo è un regionalismo, un esempio di variazione diatopica (differenze geografiche): è una parola marcata come settentrionale, mentre a Roma e nel resto d’Italia si preferisce fico. Lo slogan potrebbe quindi avere l’effetto indesiderato di comunicare indirettamente che la Pubblica Amministrazione non è inclusiva ma si rivolge solo a chi è del Nord.
Figo/fico è una parola colloquiale che risulta incongruente (e redarguibile!) nel contesto formale della comunicazione istituzionale. Ma anche nelle interazioni informali la locuzione posto figo risulta inusuale: un lavoro può essere descritto come figo o come una figata, mentre posto figo fa pensare a un luogo di ritrovo o di divertimento. Chiamarlo posto figo appare quindi come un tentativo di imitare il linguaggio giovanile (ma di quanti anni fa?), con il rischio che i destinatari del messaggio lo percepiscano come una boomerata.
Nella scelta dell’espressione posto figo sembrerebbe quindi che non siano state considerate variazione diafasica (differenze di registro espressivo legate a contesto, intenzione comunicativa e situazione d’uso) e variazione diastratica (differenze legate all’appartenenza a strati e/o gruppi sociali, ad es. caratterizzati dall’età). Con qualche attenzione in più si sarebbe potuto trovare una soluzione meno connotata e più accattivante e che risultasse veramente “coerente, contemporanea e coinvolgente”.
Si può obiettare che altri aggettivi non avrebbero consentito il gioco di parole fisso-figo, però mi pare una spiritosaggine poco efficace a cui si può rinunciare, un’imitazione poco riuscita di una coppia minima.
V come vaff…
Concludo con un altro dettaglio non linguistico ma comunque incongruente con le intenzioni e il target della campagna:
Nella foto associata allo slogan si vede una ragazza che mostra due dita a V che dovrebbero comunicare un messaggio positivo di “vittoria” (o in alternativa di “pace”). Per avere questo significato però all’interlocutore va rivolto il palmo della mano sui cui sono poggiate e visibili le dita chiuse ✌️. La ragazza della foto invece mostra il dorso della mano, un gesto che in vari paesi anglofoni ha tutt’altro significato: è noto come two fingers ed è un insulto che equivale a mostrare il dito medio.
Come ha osservato Adriano Pedrana, il gesto volgare non è in uso in Italia, però è comunque probabile che il suo significato sia noto a molti dei giovani brillanti e informati a cui è rivolta la campagna della Pubblica Amministrazione. Messaggio subliminale del ministero o banale disattenzione?
Il video promozionale, sui social commentato da molti con “cringe”:
Vedi anche:
- L’insolito caso della borseggiatrice forbita (altri esempi di variazione linguistica)
- Pasqua con orecchie da coniglio e da coniglietto (un altro significato delle dita a V nei paesi anglofoni)
- Se Obama dice “cool clock”… (un altro uso poco plausibile di figo/fico)
- Open to Meraviglia… and to perplessità (un altro esempio di comunicazione istituzionale che ha fatto discutere)
P.G.:
“How do you do, fellow kids?” ft. Paolo Zangrillo (1961)
efano:
E poi che c’entra Fantozzi? Mica lavorava nella pubblica amministrazione!
Licia:
@ P.G. eh…
@efano l’aggettivo fantozziano da decenni vive di vita propria e non rimanda più direttamente allo specifico luogo di lavoro di Fantozzi. Per il dizionario Devoto-Oli l’aggettivo è “riconducibile a un certo tipo di impiegato medio, sottomesso e sfortunato”. Il dizionario De Mauro fa vari esempi d’uso più esteso:
1. pavido e servile: atteggiamento fantozziano
2. goffo, impacciato: aspetto fantozziano, camminata fantozziana
3. grottesco, tragicomico: che situazione fantozziana!
.mau.:
vabbè, le due dita degli arcieri qui da noi non le conosce nessuno… e ad ogni modo chi le conosce può pensare che la fanciulla dica “vi ho fregato tutti e lavoro qui nella PA!” 🙂
Anna B.:
Cara Licia,
però hai visto che nel comunicato è stato usato “una giovane architetta” :)?. Sarà stato per essere al passo con i giovani?
Non capisco molto la contrapposizione tra posto “figo” e “fisso”. È impossibile pensare che un lavoro nella PA sia interessante e vario, al servizio dei cittadini, ma contemporaneamente retribuito in maniera adeguata alla formazione di chi lo svolge e non precario?