Alcuni titoli acchiappaclic in notizie sull’aspetto della luna piena nella notte tra il 30 e il 31 agosto 2023:
Il nome Superluna Blu con iniziali maiuscole, le immagini con colorazione azzurrognola e aggettivi come raro, irripetibile, imprevisto sono del tutto fuorvianti: il plenilunio è simile a molti altri e la luna piena sarà del solito colore. E si nota molta superficialità anche nelle informazioni sull’origine del nome, modellato sull’inglese blue supermoon (o in alternativa super blue moon).
Superluna, parola di astrologo!
Il nome superluna indica un plenilunio che avviene quando la Luna è in prossimità del suo passaggio al perigeo – la minima distanza dalla Terra – e all’osservazione potrebbe apparire più grande, in particolare come illusione ottica quando è bassa sull’orizzonte. Ogni anno ci sono da quattro a sei superlune, quindi non è un fenomeno raro: nel 2023 avviene il 3 luglio, il 1 agosto, il 31 agosto e il 29 settembre.
Il nome è un calco di supermoon, parola d’autore coniata nel 1979 dall’astrologo americano Richard Nolle. Sarà forse per questo che nelle notizie italiane si trovano anche amenità di questo genere:
La Super Luna Blu del 31 agosto 2023 è un fenomeno raro, che genererà potenti energie liberatorie, spiega Nour Pellé, terapeuta yoga specializzata in astrologia e numerologia.
In inglese il termine usato invece dagli astronomi è perigee-syzygy Moon – le sizigie sono i punti dell’orbita della Luna in cui questa si trova in congiunzione o in opposizione al Sole. Ma con un’ortografia così ostica e una pronuncia che sembra uno scioglilingua, /ˈperɪdʒiː ˈsɪzɪdʒɪ/, non sorprende che si sia invece affermato il molto più accattivante supermoon!
Blue moon non è una luna “blu”
Anche luna blu è una traduzione letterale dall’inglese blue moon, che nell’accezione più nota indica un secondo plenilunio nello stesso mese, un fenomeno che si riscontra ogni 2-3 anni (ma è avvenuto due volte nel 2018 e si ripresenterà nel 2037) e quindi non è raro o irripetibile e tantomeno imprevisto. Avviene perché il calendario lunare non coincide con il calendario gregoriano che invece è solare: la lunazione dura circa 29,5 giorni.
L’origine del nome americano blue moon non è chiara, ma è certo che non ha nulla a che vedere con l’aspetto della luna e tantomeno con una sua presunta insolita colorazione.
Si conoscono invece le prime attestazioni di blue moon: risalgono al XIX secolo, con gli esempi più numerosi nelle edizioni degli anni ‘30 del secolo scorso in un almanacco americano per agricoltori, il Maine Farmers’ Almanac, che ricorreva a un calendario tropico, con inizio e fine nel solstizio invernale e con quattro stagioni astronomiche di tre mesi ciascuna.
Ogni mese era identificato dai nomi dei pleniluni delle tradizioni dei nativi americani (vedi sotto). Se nell’anno c’erano 13 pleniluni, l’almanacco usava il nome arbitrario blue moon per il terzo plenilunio della stagione che si ritrovava ad avere 4 pleniluni. Sulla scelta dell’aggettivo blue sono state fatte varie ipotesi, nessuna definitiva, ad es. potrebbe essere una traduzione letterale da un qualche dialetto europeo, oppure potrebbe derivare dalla parola ora obsoleta belewe, “tradimento”, per l’anomalia nel calendario [fonte].
Come è stato ricostruito dalla rivista Sky & Telescope, in un articolo del 1947 della rivista stessa, che citava l’almanacco, il nome blue moon era stato frainteso e interpretato come se identificasse un secondo plenilunio nello stesso mese del calendario gregoriano.
Il dettaglio sarebbe rimasto nell’oscurità se nel 1980 un programma radio non l’avesse citato e poi nel 1986 questa “nuova” interpretazione non fosse stata usata in una domanda del gioco da tavolo Trivial Pursuit, grazie al quale l’espressione blue moon si è diffusa ed è entrata nel lessico comune dell’inglese americano e poi globale.
In ogni caso, nulla a che vedere né con gli angli né coi sassoni o con tradizioni loro o altrui, come invece scrivono alcuni media italiani:
…“blu” perché sarà la seconda Luna piena nello stesso mese, circostanza che nella tradizione anglosassone viene indicata come "Luna blu"
Once in a blue moon
Vanno in ogni caso escluse associazioni all’espressione once in a blue moon, equivalente alla nostra “ogni morte di papa”, che si dice di un evento che avviene molto raramente, come già descritto in Nei cieli fulmini e lune “blu”.
Nei media italiani invece si trovano spiegazioni di questo tipo:
L’origine del termine è radicata nella lingua inglese, dove l’espressione once in a blue moon (letteralmente ‘una volta ogni Luna blu’) viene utilizzata per indicare un evento raro e insolito.
All’origine del modo di dire once in a blue moon non ci sono discrepanze di calendari ma l’aspetto della luna: il fenomeno altamente insolito, un tempo ritenuto impossibile, di una colorazione azzurrina (non blu: falsi amici!) che può assumere la luna in condizioni molto particolari, ad es. se nell’atmosfera ci sono particelle di polvere vulcanica.
Scopiazzamento di modelli altrui
Ho riportato tutti questi dettagli perché mostrano che il blue di blue moon non è motivato ed è un esempio di arbitrarietà del segno linguistico: il nome blue moon per il plenilunio aggiuntivo si è diffuso casualmente, grazie a un gioco, ma avrebbe potuto avere nomi alternativi alquanto diversi!
È anche un esempio rappresentativo di una tendenza sempre più diffusa in Italia di adozione acritica di modelli linguistici anglofoni, sia come prestito che come calco, senza preoccuparsi se siano davvero significativi nel contesto italiano. Si nota in tutte le notizie sulle superlune, a cui in questi ultimi anni viene dato molto rilievo.
Chi ne scrive in italiano non sembra considerare che negli Stati Uniti esiste un calendario dei pleniluni in cui ogni mese ha un nome che deriva dalle tradizioni di nativi americani e che rimanda a un aspetto tipico della natura o del clima nel loro territorio. I media italiani usano traduzioni letterali dei nomi come se ci fosse piena corrispondenza di contesto.
Alcuni esempi di titoli di inizio agosto 2023:
In Italia che senso ha denominare il plenilunio di agosto dello Storione, come se fosse il nome di una costellazione? È una traduzione letterale ma impropria di sturgeon moon, che prende il nome dall’abbondanza di storioni (plurale!) nei laghi dell’America settentrionale in agosto. Ma c’è chi dà interpretazioni ancora più fantasiose:
Dopo la prima Superluna di luglio, una nuova illuminerà il cielo il 1° agosto 2023. Questo fenomeno annuale, noto come luna piena “a storione”, dà l’impressione di una stella [sic] più grande del solito.
Nelle notizie di luglio era stato dato spazio alla Superluna del Cervo, da buck moon. Per il plenilunio del 29 settembre ci verrà propinata la Superluna del Mais, da corn moon, e poi altre traduzioni letterali, a volte pure errate, per gli altri pleniluni descritti in Eclissi lunare in America: super blood wolf moon?
Trovo molto fastidioso questo scimmiottamento di modelli culturali altrui, senza farsi alcuna domanda e senza neppure capire bene cosa si copia. Lo deduco anche da dettagli come l’abuso di maiuscole: chi traduce pedissequamente i titoli americani non credo riconosca la convenzione di scrittura nota come title case, che richiede la maiuscola per quasi tutte le parole, e quindi non sappia neppure distinguere nomi comuni da nomi propri.
Ammetto però che così il potenziale acchiappaclic è notevole!
Nota ortografica: in italiano Luna richiede la maiuscola solo nell’uso scientifico e astronomico per identificare il satellite, ma non per il plenilunio, quindi si scrive superluna e non Superluna.
Vedi anche:
🌕 50 anni di parole sulla Luna, in inglese
🌕 Il principe Harry NON è “sulla luna” (su over the moon)
Ludovica:
Innanzitutto complimenti per la tua ricerca sul tema, ma tanta ignoranza da parte dei giornalisti è proprio disarmante.
Fabio Marri:
Grazie. Già avevo fatto fatica a persuadere la mia nipotina di 8 anni, che voleva aspettare tra mezzanotte e le 3 perché (le avevano detto) a quell’ora la luna diventa blu…