Nell’infografica di @you_trend sulle elezioni regionali colpisce la scelta di descrivere come regioni swing quelle in cui finora hanno vinto a volte i partiti di centrosinistra e altre i partiti di centrodestra.
La parola swing è usata in italiano con accezioni musicali e sportive che però in questo contesto sono irrilevanti. Si dovrebbe comprendere il senso di regione swing se si ha familiarità con la politica statunitense, come ha indicato* chi ha optato per questa espressione. Per me però è un neologismo poco trasparente e formato in modo improprio.
Swing state negli Stati Uniti
Nel contesto bipartitico delle elezioni presidenziali americane, uno swing state è uno stato dove è difficile prevedere quale candidato conquisterà i grandi elettori a disposizione per quello stato, in quanto le percentuali di votanti sono simili per entrambi i partiti. Swing comunica l’idea di oscillazione, di spostamento tra due estremi (la metafora sottostante è l’altalena, swing), e gli swing state hanno spesso un ruolo cruciale nel determinare chi sarà il presidente.
Negli Stati Uniti l’espressione swing state si usa quasi esclusivamente per le elezioni del presidente e non per altri tipi di elezioni, contesti in cui si ricorre ad espressioni alternative. Lo ritengo quindi un rimando improprio e non rilevante per le elezioni regionali italiane, che sono amministrative e non politiche, non hanno la funzione di eleggere alcuna carica nazionale e oltretutto non avvengono neppure in contemporanea ma in periodi diversi.
Regioni viola, terreno di scontro
Nell’immagine delle regioni italiane si nota anche un altro dettaglio a imitazione della politica americana: la scelta di usare il colore viola per le regioni swing (e non, ad esempio, a righe alterne rosse e azzurre).
Il colore rappresenta l’espressione purple state, che negli Stati Uniti è spesso usata in alternativa a swing state. Deriva dalla convenzione televisiva di rappresentare i distretti elettorali con il blu per i democratici e il rosso per i repubblicani, colori che mescolati danno il viola.
Purple state ha un uso più ampio di swing state (si può usare anche per altri contesti elettorali, ad es. le elezioni dei governatori). Si può inoltre ricorrere all’aggettivo purple per descrivere la diversità politica degli Stati Uniti, che sono meno polarizzati di quanto appare dai risultati elettorali o dalle narrazioni di media e politici.
Un’altra espressione usata in alternativa a swing state è battleground state (o battlefield state). Indica gli stati dal risultato incerto e quindi terreno di scontro per gli avversari politici che investono più tempo, energie e risorse dove sanno che potrebbero riuscire a portare l’elettorato dalla propria parte (mentre nei cosiddetti safe state il risultato è scontato).
Swing state, purple state e battlefield state identificano lo stesso concetto ma lo fanno evidenziando caratteristiche distintive diverse:
- la potenziale oscillazione dell’elettorato in swing state;
- la mancata prevalenza di un partito in purple state;
- la maggiore rilevanza per la campagna elettorale in battlefield state.
Per rendere in italiano i tre diversi termini i dizionari bilingui propongono un’unica soluzione, stato incerto, che privilegia un’ulteriore caratteristica: l’imprevedibilità del risultato.
Anche le proposte alternative viste su Twitter – regioni in bilico, regioni contese e regioni indecise – hanno come caratteristica distintiva l’incertezza del risultato (orientamento al futuro) e sono incongruenti con la descrizione di regione swing che invece è focalizzata sulle tendenze di voto avvenute nel passato:
Mi sono soffermata su questi dettagli per ribadire che nella ricerca di una soluzione italiana a un concetto nato in un’altra lingua i termini non si traducono letteralmente ma andrebbero invece analizzate le caratteristiche distintive per poi decidere quali privilegiare (e a quali eventualmente rinunciare).
Tra regni e roccaforti
Il nome ibrido regione swing non solo è poco trasparente ma appare anche incongruo in un contesto in cui le altre regioni vengono descritte figuratamente come roccaforti e regni, parole che rimandano a tempi passati.
Andrebbe preferita una parola di campo semantico e registro paragonabili, in ogni caso una metafora altrettanto riconoscibile. Si potrebbe pensare a una parola desueta come voltabandiera, oppure ricorrere a una metafora simile a quella alla base di swing state e optare per regioni altalenanti, o in alternativa altre parole che comunichino variabilità.
Se avete altre soluzioni, aggiungetele nei commenti.
* Questo post nasce da uno spunto di @axl8713 su Twitter e riflette uno scambio molto apprezzato con chi ha scelto di usare regione swing, da cui ho avuto anche la conferma del modello americano swing state.
Nelle mie osservazioni su regione swing ho quindi considerato solo swing state, effettivamente usato dai media italiani per le elezioni presidenziali americane e quindi potenzialmente riconoscibile in un neologismo italiano, ed escluso altri riferimenti invece assenti dalle cronache politiche. Un esempio è swing seat, nome alternativo a marginal seat che nel Regno Unito, dove vige il sistema maggioritario uninominale, indica un collegio che passa da uno schieramento politico a un altro per un margine ridotto di voti (già descritto in Psefologia e parole elettorali inglesi).
enrico:
Sono da anni un vorace lettore di questo bellissimo blog quindi lungi da me fare alcuna critica… la critica la rivolgo a chi realizza questi grafici: ma se uno è daltonico?
Riccardo Schiaffino:
Io andrei per “regioni determinanti”, semmai. Ma in quella pagina c’è un altro orrore da denunciare: “clusterizzazione” che si potrebbe senz’altro dire in altra maniera, ad esempio “raggruppamento”
Licia:
@Enrico, grazie! Sui colori, ottima osservazione: purtroppo sull’accessibilità c’è ancora poca consapevolezza.
@Riccardo concordo che nel contesto degli Stati Uniti gli swing state sono determinanti e decisivi per il risultato finale, l’elezione del presidente, ma non direi che nel contesto delle regioni italiane ci sia questo fattore perché ogni regione fa storia a parte e non ha nessuna conseguenza codificata sulla politica nazionale (a parte euforie o malumori e vari effetti indiretti).
Su clusterizzare ci sarebbe voluto un altro post! Se l’infografica è diretta ad addetti ai lavori, clusterizzazione non è criticabile perché è un termine settoriale in uso da tempo nell’ambito della cluster analysis, che usa analisi statistiche per individuare insiemi di persone, oggetti o altro che presentano caratteristiche omogenee rispetto a parametri ben definiti (cfr. anche il verbo clusterizzare). Se invece l’infografica fa parte di una comunicazione generalista, il termine tecnico andrebbe brevemente spiegato o, in alternativa, andrebbe evitato a favore di una descrizione più generica. Su raggruppamento non mi pronuncio perché non è il mio ambito, ma andrebbe in ogni caso verificato che in questo ambito settoriale non corrisponda già a un altro concetto diverso da clusterizzazione.
John Dunn:
Forse perché sono madrelingua inglese, non trovo l’espressione ‘regioni swing’ né incongrua, né impropria, né poco trasparente (è comunque molto più trasparente di ‘ricarhopping!). Per me l’idea contenuta nella parole ‘swing’ è solo quella di oscillazione, e il tipo di elezioni non ha nessun’importanza. Tuttavia questo non vuol dire che non si può trovare per questo contesto qualcosa di meglio, come suggerisci tu.
Nel politichese britannico io avrei detto che ‘swing seat’ e ‘marginal seat’ sono due cose diverse: un collegio può essere ‘marginal’ senza che ci siano delle oscillazioni.
Del politichese inglese mi piace l’espressione ‘bellwether seat/state’ (chi vince nel questo collegio o stato di solito vince le elezioni). Purtroppo (o forse per fortuna) nessun dei diversi sistemi elettorali usati qui offre la possibilità di importare questa espressione in Italia.