“Scopri strumenti che favoriscono l’imprenditorialità per i bambini a partire dai 5 anni di età!” esorta un tweet promozionale a cui è associata questa immagine:
immagine: Fondazione Patrizio Paoletti
Si tratta di un progetto europeo a cui partecipano organizzazioni di Malta, Cipro, Austria, Bulgaria e Lituania. I destinatari diretti sono “alunni della scuola dell’infanzia e della scuola di primo grado di età compresa tra i 5 e i 10 anni” e i loro insegnanti; i destinatari indiretti sono i genitori e “società in generale”, quindi tutti noi. Senza ulteriori dettagli, che impressione si ricava dal nome Kidpreneurship?
È comprensibile che si ricorra all’inglese per un progetto internazionale, però se ci si rivolge a chi usa l’inglese come lingua veicolare o ne ha una conoscenza solo scolastica, la scelta del nome appare poco oculata:
• non è trasparente
• grafia complessa, non facilmente memorizzabile
• pronuncia ostica, non intuitiva: /ˌkɪdprəˈnɜːʃɪp/?
È un nome così complicato che persino l’organizzazione italiana che partecipa al progetto sbaglia a scriverlo:
Kidpreneurship è un sostantivo astratto di bassissima frequenza in inglese. Deriva da kidpreneur, a sua volta formato da kid con l’elemento -preneur, un suffissoide (“libfix”) ricavato da entrepreneur. L’elemento -preneur non è indipendente ma appare solo in parole composte: in inglese non esistono *preneur e *preneurship e tantomeno *preneuship.
Bambini imprenditori? Non in Italia!
Una traduzione letterale del nome fa pensare che kidpreneur voglia dire “imprenditore bambino”, e kidpreneurship “imprenditorialità da / di / per bambini”. Il libro americano Kidpreneurs – Young Entrepreneurs with Big Ideas! è effettivamente rivolto a bambini che vogliono avviare una loro piccola attività commerciale (come ad esempio i banchetti di limonata che si vedono in film e fumetti americani).
Davvero però il progetto europeo Kidpreneurship vuole trasformare bambini sotto i 10 anni in “chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione e dello scambio di beni o di servizi”*?
È un equivoco che nasce da un’equivalenza solo apparentente: in inglese entrepreneur e parole derivate del tipo x-preneur, come ad es. wannapreneur, chi vorrebbe mettersi in proprio, hanno alcune connotazioni non condivise dalla parola italiana imprenditore, come già descritto in Imprenditore ≠ entrepreneur.
Soprattutto negli Stati Uniti, entrepreneur non è esclusivamente una figura professionale ma può descrivere anche chi ha particolare spirito di intraprendenza e di iniziativa, qualità che si ritrovano anche nelle finalità del progetto europeo rivolto ai bambini:
Il progetto si propone infatti di aiutare i bambini a sviluppare “curiosità, creatività, spirito di iniziativa, lavoro di squadra, comunicazione, gestione dell’errore/fallimento”.
Dubito però che chi legge queste descrizioni senza sapere il nome del progetto e senza conoscenze settoriali specifiche potrebbe mai pensare di sintetizzare gli obiettivi come educazione all’imprenditorialità o sviluppo di mentalità imprenditoriale.
Non c’è quindi da stupirsi che chi vede il concetto di imprenditorialità associato a dei bambini abbia reazioni negative.
Imprenditorialità nella terminologia europea
Nella presentazione del progetto Kidpreneurship andrebbe perlomeno chiarito che il concetto di imprenditorialità rimanda al Quadro europeo delle competenze imprenditoriali, dall’inglese European Entrepreneurship Competence Framework (EntreComp), che indica anche le competenze chiave per i curriculi scolastici e formativi di tutti i paesi dell’Unione europea.
Il Ministero dell’Istruzione ha recepito il modello concettuale di EntreComp sviluppando il Sillabo per l’Educazione all’imprenditorialità nella scuola secondaria. Ha anche fornito una descrizione del concetto di educazione all’imprenditorialità:
Capacità di trasformare le idee in azioni. Creatività, innovazione e assunzione di rischi, pianificazione e gestione di progetti, saper cogliere opportunità che possono portare a creare o contribuire ad attività sociali o commerciali. Realizzazione di attività autonoma imprenditoriale. [fonte]
Nell’ambito europeo è comprensibile che si vogliano sviluppare competenze imprenditoriali nella scuola secondaria. Senza contesto e senza chiarimenti terminologici risulta invece più difficile capire come possano essere rilevanti nella scuola primaria o addirittura dell’infanzia!
Imprenditività
L’italiano dispone anche della parola imprenditività, in circolazione dalla fine degli anni ‘50 del secolo scorso nel senso di “spirito di intraprendenza” (Zingarelli) o “capacità di operare con spirito e competenze imprenditoriali nell’organizzazione pratica della propria attività” (Devoto-Oli).
Assieme all’aggettivo imprenditivo poteva rappresentare un’alternativa meno connotata di imprenditorialità per rendere il concetto europeo di entrepreneurship nell’ambito dell’istruzione. Temo però che nelle nostre istituzioni le scelte terminologiche non siano sempre approfondite e spesso si tenda a privilegiare calchi e prestiti.
* Definizione di imprenditore dal Vocabolario Zingarelli
Federico:
*in realtà è la definizione di imprenditore che viene data dall’art. 2082 del codice civile, lo Zingarelli l’ha solo copiata 😅
Licia:
@Federico, un dettaglio molto utile, grazie!