Anglicismi contagiosi: monkeypox

Alcuni titoli di notizie di maggio 2022:

Titoli: 1 Ecco cosa c’è da sapere su Monkeypox; 2 La febbre, i dolori, le bolle: un altro caso di “Monkeypox”; 3 Vaiolo delle scimmie, come è arrivato in Europa: “Aumentano i casi”. È allarme Monkeypox; 4 Verifica dei fatti: Bill Gates ha previsto l’epidemia di Monkeypox?

Si può notare un fenomeno sempre più diffuso nei nostri media: anche se una malattia o altra patologia ha già un nome italiano, in questo caso vaiolo delle scimmie, viene preferito o comunque usato in alternativa il nome inglese, monkeypox.

Presumo che il terrore delle ripetizioni prevalga sulla necessità di evitare ambiguità e non ci si renda conto che nomi diversi possono causare confusione, soprattutto tra chi non conosce l’inglese.

Altri esempi: Monkeypox è un’infezione virale associata ai viaggi in Africa occidentaleMonkeypox si sta diffondendo in tutto il mondoTutto su Monkeypox • Anche in Italia trovato Monkeypox

L’iniziale maiuscola e l’uso senza articolo determinativo mi fanno pensare che chi ricorre all’anglicismo non abbia molta dimestichezza con i nomi delle malattie o comunque subisca un po’ troppo l’interferenza dell’inglese.

Monkeypox: maiuscolo o minuscolo?

In italiano i nomi delle malattie si scrivono con l’iniziale minuscola, a meno che non siano eponimi, e anche in inglese monkeypox, che non è un nome proprio ma un nome comune, si scrive con la minuscola.

Può darsi che chi ha tradotto dall’inglese si sia fatto confondere da titoli americani caratterizzati dal cosiddetto title case, un tipo di formattazione che prevede iniziali maiuscole per sostantivi, aggettivi e verbi: dettagli in Tu Vuo’ Fa’ l’Americano? Esempio:

Titolo americano: U.S. Buys Millions of Monkeypox Vaccines as Massachusetts Man Infected

Monkeypox: con o senza articolo?

In italiano, a differenza dell’inglese, si usa l’articolo determinativo davanti ai nomi di morbi e patologie usati in funzione di soggetto o complemento oggetto, anche nel caso di acronimi e di eponimi in forma abbreviata: si dice la salmonella, la dengue, l’AIDS, il COVID, il Parkinson, l’Alzheimer ecc., e quindi anche il monkeypox (prevale il maschile, come vaiolo, ma si trovano anche occorrenze del femminile, la monkeypox, come malattia o infezione – cfr. genere dei forestierismi).

The pox e altri pox

Il virus che causa il vaiolo delle scimmie è un poxvirus, un gruppo di virus a DNA della famiglia Poxiviridae. Causano infezioni caratterizzate dalla comparsa di pustole che, una volta guarite, possono lasciare butteri sulla cute (in inglese pockmark o pock).

Il nome poxvirus è formato ricorrendo alla parola inglese pox, che si ritrova nel nome comune di varie infezioni di questo tipo: smallpox è il vaiolo, chickenpox è la varicella, cowpox è il vaiolo bovino o vaccino, che aveva avuto un ruolo fondamentale nel consentire a Edward Jenner di sviluppare il primo vaccino, avian pox è il vaiolo aviare (o aviario). Ci sono diversi altri tipi di poxvirus che causano specifici vaioli in animali vari, tra cui horsepox, sheeppox, goatpox, swinepox, camelpox, penguinpox, turkeypox, pigeonpox…

In inglese un tempo the pox (con articolo!) indicava il vaiolo umano. In senso figurato informale the pox aveva poi acquisito anche il significato di sifilide e pox doctor era chi curava le malattie veneree.  

La parola pox è in uso dal XIV secolo e ha origine da un’alterazione di pock, che nell’inglese antico e in altre lingue germaniche significava pustola. La brevità di pock e pox probabilmente sono indicative della rilevanza della malattia e delle sue conseguenze nella vita sociale di un tempo: nelle lingue naturali le parole brevi tendono a essere molto più frequenti delle parole lunghe.


Nuovo nome: mpox

Aggiornamento novembre 2022 – L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dato indicazione che in inglese monkeypox venga ridenominato in mpox perché il nome originale è ritenuto potenzialmente stigmatizzante e discriminatorio per il collegamento tra umani e scimmie.

Le linee guida dell’OMS, già descritte in COVID-19 non è il virus ma la malattia!, prevedono infatti varie restrizioni denominative, tra cui l’indicazione che i nomi non devono fare alcun riferimento a luoghi, animali o persone.

L’annuncio è stato dato in WHO recommends new name for monkeypox disease, in cui si prospetta che il nome, se necessario, possa essere adottato anche in altre lingue, senza però considerare che la parte pox è trasparente solo in inglese. Non mi pare inoltre che il nome mpox rispetti il criterio di pronunciabilità, dovuto alla sequenza anomala in molte lingue delle due consonanti mp in posizione iniziale.

Aggiornamento agosto 2024 – Nel nuovo post Si chiama Mpox o vaiolo delle scimmie? alcune considerazioni sull’adozione pedissequa del nome Mpox anche in italiano, apparentemente senza alcuna riflessione di tipo terminologico.


Altri  usi imprecisi di nomi inglesi di malattie:
►  Flurona? In Italia è irrilevante!
►  “Rabbia di Roid”, malattia inesistente
►  Personificazione: Zika come Ebola?

7 commenti su “Anglicismi contagiosi: monkeypox

  1. Ludovica:

    Solita mania italiana degli anglicismi, perché per fortuna nei media ticinesi ho solo sentito o letto di “vaiolo delle scimmie” 😀

  2. John Dunn:

    Ma qui c’è forse un altro motivo per l’uso dell’inglese, cioè l’economia linguistica:

    il vaiolo delle scimmie — 4 parole, 9 sillabi, 20 lettere
    monkeypox — 1 parola, 3 sillabi, 9 lettere

  3. Licia:

    @John, speriamo che i contagi si esauriscano il prima possibile e non se ne parli più, così non ci serve l’economia linguistica! 

  4. Lele:

    @Licia

    Scrivi: “si dice la salmonella, la dengue, l’AIDS, il COVID […]”.
    Ecco: il COVID.
    Non sei d’accordo con chi dice “la COVID” in quanto per COrona VIrus Disease di intende la malattia causata dal CoronaVirus?

  5. Licia:

    @Lele ne avevo scritto in COVID-19 non è il virus ma la malattia! nel febbraio 2020, quando il genere era ancora incerto: 

    […] al momento c’è parecchia confusione sul genere di COVID-19: in italiano è un sostantivo femminile, come malattia, quindi la COVID-19, anche per coerenza con infezioni simili come la SARS e la MERS.

    I media privilegiano invece il maschile perché confondono virus e malattia. Va però considerato che inizialmente il genere dei forestierismi, per il quale non esistono regole precise, è spesso oscillante e nel determinarlo intervengono vari fattori: senza altre indicazioni tende a prevalere il maschile e in questo caso le due vocali O e I contribuiscono a rafforzare la percezione che COVID sia una parola maschile.

    Poi però si era affermato rapidamente e direi definitivamente il maschile e anch’io ne avevo preso atto con una nota in aprile 2020. A questo punto non credo abbia più molto senso continuare a usare il femminile, come fa ad esempio la redazione di Il Post.

  6. Licia:

    @Claudio sarei curiosa di sapere perché. Ministero della Salute e ISS usano il maschile, il COVID-19, e la maggior parte delle persone a cui è rivolta la traduzione si aspetta il maschile. Non esiste alcuna regola che dica che i nomi delle malattie debbano necessariamente essere femminili, basti pensare all’esempio qui sopra: il vaiolo.

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