Prendo spunto da un tweet con alcuni esempi di titoli di notizie recenti per qualche osservazione su kingmaker, la parola-tormentone delle cronache politiche sull’elezione del nuovo Presidente della Repubblica:
Il significato di kingmaker è ormai noto: nel lessico della politica è l’artefice di una nomina o di un’elezione in posizioni di potere o di alta responsabilità, è un personaggio influente che opera nell’ombra, è un’eminenza grigia, è chi muove i fili, è chi tesse le trame, è un regista che lavora dietro le quinte, è un grande manovratore.
In italiano non mancano le metafore ma i media hanno reso kingmaker una parola irrinunciabile che ha una caratteristica tipica dell’itanglese: agli anglicismi spesso vengono attribuiti arbitrariamente significati più precisi e più evocativi di qualsiasi alternativa italiana.
Mi pare inoltre che kingmaker sia già diventato un plastismo: “parola o locuzione che, affermatasi rapidamente nella lingua, finisce per diventare un cliché a causa della sua diffusione massiccia che la porta a sostituire anche parole più appropriate”.
Kingmaker, per gioco
Ho preso spunto dal tweet perché grazie ai commenti di @FrancescoPonzin e @ingbrizio ho scoperto un’accezione settoriale di kingmaker che non conoscevo, specifica dei giochi da tavolo e usata sia in inglese che in italiano:
Si dice di giocatore che, in chiusura di partita, non abbia più alcuna probabilità di vincere ma possa decidere a suo capriccio, con il proprio comportamento, chi risulterà vincitore del gioco: non può divenire re, insomma, ma sceglierlo. Consentire che si presentino posizioni di questo tipo è solitamente considerato un difetto del gioco. | |
Fonte: Dizionario dei giochi |
In questi giorni vedremo se può essere utile conoscere anche questa accezione: penso ad es. a eventuali veti da chi è dovuto uscire di scena ma non vuole rinunciare ad avere il ruolo definitivo nella scelta del prossimo capo dello stato.
Il Kingmaker originale
Nella definizione si può notare che è stata data un’interpretazione letterale a kingmaker. Nell’inglese contemporaneo invece l’espressione è usata in senso figurato e non fa riferimento ad alcun monarca. Ha però come origine un personaggio del XV secolo, Warwick the Kingmaker, nome con cui è passato alla storia Richard Neville, conte di Warwick /ˈwɒrɪk/, statista inglese artefice della salita al trono di Edoardo IV (1461) che aveva poi fatto deporre per restaurare Enrico VI (1470).
Concludo con un dettaglio ortografico: in inglese prevale la forma univerbata kingmaker mentre i dizionari italiani che includono l’anglicismo l’hanno lemmatizzato come king maker.
Altri esempi recenti di plastismi della politica: perimetro e plasticamente.
Definizione di plastismo dal Vocabolario Devoto-Oli
Aggiornamento – Due esempi che mostrano che nell’uso italiano di kingmaker la metafora non è del tutto chiara:
King non va interpretato letteralmente e tantomeno è riferito alla persona che trama (è del tutto fuorviante il kingmaker se uomo, queenmaker se donna).
zim:
In pratica per Salvini hanno tradotto “kingmaker” con “il re dei faccendieri”.
Penso che queenmaker si riferisca al fatto che si volesse una presidentessa, e’ ironico e ci sta.