vignetta: Moderately Confused
Nella vignetta con il malcapitato che non ha calcolato bene l’altezza* del marciapiede si può notare il nome proprio Wile E. Coyote trasformato in un verbo. È un esempio di un meccanismo linguistico molto flessibile in inglese che a me piace molto, anche quando le parole create sono solo occasionalismi usati ad effetto comico.
La conversione (o transcategorizzazione) consente di assegnare una nuova categoria grammaticale a una parola esistente, senza modificarla. In inglese è estremamente produttiva, soprattutto nella conversione di sostantivi in verbi (verbing o verbification). Alcuni esempi: i verbi stan, ratio e bot, ricorrenti sui social.
Una striscia di Calvin and Hobbes che ironizza su questo meccanismo:
Altri esempi particolari di conversione:
► In inglese 2020 è anche una parolaccia
► Insolite conversioni e nominalizzazioni
In tema con la vignetta:
► Carnivorous vulgaris, un notissimo animale! con dettagli sul gioco di parole nel nome Wile E. Coyote
► Novità “emojologiche” 2021 sulla diversa rappresentazione delle stampelle negli Stati Uniti e in Italia
* curb è il cordone del marciapiedi in inglese americano; in inglese britannico è invece kerb
Oscar Collini:
Dovrebbe essere cordolo, credo
Martina:
Gli americani la adorano, questa cosa. Email me, will you? 😉
Licia:
@Oscar, è cordolo per la strada, cordone per il marciapiede: “serie di elementi litici parallelepipedi (granito, porfido, basalto, ecc.) che servono a delimitare la pavimentazione di marciapiedi e di altre zone a livello differente dal piano viabile”.
Licia:
@Martina, anche Shakespeare la adorava!
Andrea P:
Ciao Licia,
seguendo il link per “carnivorous vulgaris”, in quel post c’è una tua frase che mi ha fatto riflettere: parlando appunto dei
“Wile E. Coyote e Road Runner […] avevano anche un nome pseudoscientifico in latino maccheronico”.
Ora, io ho sempre collegato il “maccheronico” al fatto che fosse un latino molto italiano (tipo “FATE VOBIS”, per dire), caratterizzato da un’impronta facilmente riconoscibile e localizzata, come appunto i maccheroni.
In quel caso, invece, il latino era molto più, come dire, “mac&cheese” dato che i termini erano piuttosto anglofoni (overconfidentii vulgaris, disappearialis quickius) e mi sono ritrovato con una teoria sbagliata!
Non si dice quindi maccheronico per rappresentare l’italianità? Eppure si usa maccheronico anche per l’inglese farlocco di cui tanti esempi si trovano da queste parti…
Sono confuso ;o)
PS: scusami per l’off-topic
Andrea P:
*parlando appunto dei* non c’entra ovviamente nulla!
Licia:
@Andrea, nel dubbio, ho verificato e i dizionari confermano che maccheronico ha sia un’accezione storica/letteraria che una più generica che si può usare per qualsiasi lingua. Cfr. ad esempio il Dizionario De Mauro: “di lingua, storpiata, alterata, grammaticalmente scorretta”
John Dunn:
Io invece sono in pieno accordo con Hobbes. Secondo una vecchia battuta un gentiluomo è qualcuno che sa suonare il banjo, ma non lo fa. Allora per me un vero intenditore dell’inglese è qualcuno che sa che si può in teoria convertire molti sostantivi in verbi, ma non lo fa.
In inglese pseudo-latinismi tipo ‘carnivorous vulgaris’ si chiamano dog Latin.
Stefano:
L’altro giorno in un serial ho sentito uno che diceva: “I flatlined for five minutes” parlando del proprio ecg. Se non avessi letto questo post non avrei capito. Quindi grazie, Licia.