Un richiamo ai media su “booster”!

Esempi da notizie di agosto 2021 sulle vaccinazioni in Israele e negli Stati Uniti nell’ambito dell’epidemia di COVID-19:

Esempi: 1 «I primi dati sull’efficacia della terza dose del vaccino anti Covid arrivano da Israele, dove oltre un milione di persone sopra i 60 anni di età ha già ricevuto la dose aggiuntiva, il cosidetto booster»; 2 «Israele: avanzano gli studi sulla terza dose di vaccino anti Covid, quella definita booster»; 3 «Fauci ha specificato che al momento non vedono la necessità di offrire dei richiami ‘booster’»; 4 «Sarà molto probabile un booster, una terza dose dei vaccini anti covid»

Chi legge e non conosce già il significato della parola inglese booster concluderà che è il nome “tecnico” della terza dose di vaccino. Si tratta invece di un’interpretazione errata di chi ha tradotto dall’inglese.

Booster in inglese, richiamo in italiano

In inglese booster è la forma abbreviata di booster dose (o più informalmente booster shot) ed è il richiamo di un vaccino, come si può verificare in qualsiasi dizionario monolingue. Esempio:

Definizione di booster dose da Collins English Dictionary: “a supplementary injection of a vaccine given to maintain the immunization provided by an earlier dose”

Per un confronto, la definizione dell’accezione medica della parola italiana richiamo dal Vocabolario Treccani:

In medicina, iniezione di richiamo, o assol. richiamo, la reinoculazione di una sostanza (per lo più vaccino o anatossina), per consolidare uno stato di immunità, in precedenza acquisita in seguito a iniezioni della stessa sostanza.

La dose di un vaccino successiva alla prima si chiama quindi booster in inglese e richiamo in italiano.

Non l’ha capito né chi ha sottoposto ai lettori la domanda Merito del “booster” della terza dose? né chi ha prodotto questo titolo che oppone richiamo a booster, come se fossero due concetti diversi:

Vaccino Covid, Stati Uniti verso il via libera alla terza dose per gli immunodepressi. Fauci: ‘Probabile richiamo per tutti, ma non ‘booster’’

L’articolo contraddice il titolo: all’infettivologo americano Anthony Fauci vengono attribuite le parole “al momento non vediamo la necessità di offrire dei richiami ‘booster’”. Per chi legge non è chiaro che per Fauci il richiamo era destinato per il momento solo agli affetti da immunodeficienza: “We don’t feel at this particular point that, apart from the immune-compromised, we don’t feel we need to give boosters right now”.

Booster, anglicismo superfluo

Se i media fanno una tale confusione, si può immaginare il disorientamento per chi non conosce l’inglese e in un TG o GR sente dire “buster”. Si può invece presumere che il concetto di richiamo sia già noto a tutti gli adulti vaccinati. Mi pare quindi ovvio che booster è un anglicismo superfluo che andrebbe evitato nella comunicazione generalista.

Temo però che vedremo usare sempre più spesso booster, anche per colpa della ricerca spasmodica di sinonimi che ossessiona i giornalisti italiani e fa prevalere la variazione sull’accuratezza, a volte anche con errori clamorosi*.  

Il mito della maggiore precisione dell’inglese

C’è anche chi ritiene che booster sia preferibile a richiamo: in uno scambio su Twitter mmi è stato detto che “il concetto di booster contiene un significato di "Spinta" che il termine richiamo non ha. Come sa anche lei meglio, il termine booster è associato alla missilistica”.

Temo sia una percezione distorta, rilevabile per molti esempi di itanglese. Probabilmente non è chiaro a tutti che in inglese boost è un verbo generico, usato nel lessico comune con varie accezioni. Può significare aumentare, far crescere, stimolare, incoraggiare, incrementare, migliorare e anche spingere verso l’alto: una booster dose letteralmente è una “dose di rinforzo” e non ha nulla a che vedere con i razzi.

L’accezione medica di booster è nata grazie a un processo di terminologizzazione, ma non è comunque un nome più preciso di richiamo. Anche nell’ipotesi che lo fosse, va considerato che in una comunicazione generalista italiana, rivolta a chiunque, ogni connotazione aggiuntiva dell’anglicismo non è colta da chi non conosce l’inglese

Non credo però che nelle redazioni dei media si facciano queste considerazioni: le inesattezze degli esempi iniziali sono un forte indizio!


Aggiornamento: dosi booster, aggiuntive e addizionali

La pagina Vaccini anti Covid-19 del Ministero della Salute aggiornata il 4 ottobre 2021 conferma l’equivalenza dose booster = dose di richiamo:

Che differenza c’è tra dose aggiuntiva e dose “booster”? Quando va somministrata la dose addizionale o la dose “booster”? Per dose addizionale si intende una dose aggiuntiva di vaccino a completamento del ciclo vaccinale primario, somministrata al fine di raggiungere un adeguato livello di risposta immunitaria. La dose addizionale va somministrata dopo almeno 28 giorni dall’ultima dose. Per dose “booster”, si intende una dose di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, a distanza di un determinato intervallo temporale, somministrata al fine di mantenere nel tempo o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale. La dose “booster” va somministrata dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario.

Nel resto della pagina e in altri comunicati prevale invece l’anglicismo. Come previsto, nessuno si preoccupa che “dosebùster”, come si sente dire nei TG, risulti comprensibile a chi non sa l’inglese, in particolare le persone più anziane a cui è destinato il richiamo.

Nel testo che ho riportato si nota anche l’ulteriore concetto di dose aggiuntiva / addizionale (la mania dei sinonimi!). La spiegazione potrebbe far pensare che si tratti della seconda dose (“a completamento del ciclo vaccinale primario”, somministrata ad almeno 28 giorni dall’ultima dose), ma non è così: è una terza dose destinata a persone trapiantate o con marcata compromissione della risposta immunitaria, come indicato nella Circolare 14 settembre 2021.

La dose “booster” invece è una terza dose che al momento è riservata a chi ha ≥ 80 anni e a personale e ospiti delle residenze per anziani e viene somministrata in tempi diversi.

Ancora una volta la comunicazione ministeriale non brilla per chiarezza ed è facile fare confusione, anche perché i media descrivono indifferentemente come terza dose entrambi i tipi. Altri dettagli in Dosi “booster”, aggiuntive e addizionali.

Aggiungo che nella stessa data (4 ottobre 2021) l’Agenzia Italiana del Farmaco ha riportato le valutazioni dell’Agenzia europea per i medicinali sulle terze dosi per i vaccini Pfizer (Cominarty) e Moderna (Spikevax) senza mai ricorrere all’anglicismo booster, e con una spiegazione estremamente sintetica ma più efficace: è importante distinguere tra dosi aggiuntive per coloro che presentano un sistema immunitario indebolito e dosi di richiamo per le persone con sistema immunitario normale.

Dal sito AIFA: Comirnaty e Spikevax: raccomandazioni EMA su dosi aggiuntive e richiami

È un’ulteriore conferma che booster è un anglicismo superfluo, perlomeno nella comunicazione generalista.


Aggiornamento 8 novembre 2021 – Anche l’Accademia della Crusca indica che sarebbe preferibile evitare l’anglicismo e ricorrere esclusivamente a richiamo: Gruppo Incipit, Comunicato n. 18. Un "booster" per accelerare l’abbandono dell’italiano?

Aggiungo un altro esempio dell’equivalenza richiamo = booster da Report Vaccini Anti COVID-19 nel sito del governo; nel resto della pagina però appare solo l’anglicismo. Immagine da governo.it, Grafica con dati per “Totale dose addizionale” – percentuale della potenzialmente oggetto di dose addizionale” e per “Totale richiamo (booster) – percentuale della popolazione potenzialmente oggetto di dose booster che ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno sei mesi

7 commenti su “Un richiamo ai media su “booster”!”

  1. John Dunn:

    Se mi è permessa una piccola precisazione, nel contesto di Covid la parola ‘booster’ in inglese riferisce esclusivamente a una eventuale terza dose. La seconda dose invece non è un ‘booster’, perché fa parte del programma obbligatorio della vaccinazione. Si usa la parola ‘booster’ perché questi vaccini non hanno (ancora?) una scadenza fissa, quindi non si tratta di una re-vaccinazione (come sarebbe il caso, p.es, con il vaccino anti-colera, che ha (aveva?) una scadenza fissa di sei mesi).

    C’è anche la parola ‘boosterism’, che descrive la filosofia di un certo Boris Johnson. Ecco un altro motivo per evitare la parola ‘booster’.

  2. Licia:

    @John, grazie per la precisazione. Per l’italiano, mi premeva sottolineare che l’uso dell’anglicismo booster è ingiustificato, anche perché come previsto causa fraintendimenti. Qualche esempio visto su Twitter:

    @Davide 😀

  3. Armando Vero:

    Nel linguaggio degli elettrauto il booster è quell’apparecchio dotato di accumulatori elettrici che serve a far andare in moto una macchina con la batteria scarica: si collegano semplicemente i cavetti ai poli della batteria e lui fornisce al motorino d’avviamento la corrente di spunto necessaria a far ripartire il motore.

  4. Irina:

    Ho imparato che qui in Germania c’è una differenza fra “Auffrischung” (richiamo) e “Booster”.
    Per le persone che hanno ricevuto due dosi di Biontech, Moderna o AstraZeneca e che si fanno vaccinare per la terza volta si parla di “Auffrischung”. Per le persone che (come me) hanno ricevuto una dose di Johnson & Johnson e che si fanno vaccinare ancora una volta con Biontech o Moderna si parla di “Booster”. Mi sono fatta vaccinare per la seconda volta tre settimane fa, ho detto che venivo per la “Auffrischung” e mi hanno detto: No, per lei sarà un “Booster”.

  5. claudia:

    Effettivamente i termini in inglese servono solo a far confusione per chi non conosce in maniera approfondita quella lingua. Soprattutto alle persone anziane, che non sanno nemmeno tradurre GREEN PASS o RECOVERY FOUND…. Benedetto Dante Alighieri.

  6. Daniele:

    Direi che un altro caso di anglismo totalmente inutile lo si sente nella pubblicità di Vinted che, ultimamente, fa spesso capolino su YouTube: “Su Vinted trovi splendidi capi SECOND HAND a bassissimo prezzo, scarica subito l’app!”

    Capisco che il linguaggio pubblicitario debba essere “alla moda” per definizione, ma ogni volta non posso fare a meno di chiedermi – oltre a “era proprio necessario?” – se la vecchietta protagonista dello spot ci abbia capito qualcosa…

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