Per le conseguenze di un infortunio il tennista Matteo Berrettini ha comunicato che rinuncia alle olimpiadi di Tokyo. Ecco come l’ha riferito uno dei principali quotidiani italiani:
Sarei curiosa di sapere come viene in mente di usare bua alla coscia in un articolo di cronaca sportiva che non ha alcun intento ironico. L’unica spiegazione è il terrore delle ripetizioni, vera e propria ossessione di gran parte dei giornalisti italiani. Anche in questo caso si ha l’impressione che l’unica regola e priorità assoluta di chi scrive sia evitare a tutti i costi di usare la stessa parola due volte.
A volte si direbbe che chi scrive attinga a caso dai dizionari dei sinonimi, senza rendersi conto che la sinonimia perfetta tra due parole è rarissima e che non tutte le parole di significato simile sono intercambiabili. Ogni parola è caratterizzata infatti da aspetti diversi di tipo semantico, grammaticale, stilistico, di registro, di contesto d’uso, sociolinguistici ecc., come già descritto in Alternative al water d’oro.
Attenzione al registro!
Il registro è l’insieme delle modalità espressive e delle connotazioni stilistiche appropriate a un dato livello o a una data situazione comunicativa. Chiunque abbia un minimo di sensibilità linguistica avverte immediatamente che nella situazione comunicativa “resoconto sulla condizione fisica di un campione sportivo” la parola bua non è un’alternativa accettabile per infortunio.
Bua appartiene al lessico infantile e il suo uso e le sue connotazioni risultano incongrui per il registro giornalistico che ci si aspetta in questo tipo di contesto.
Anche nell’ipotesi che bua alla coscia volesse essere un commento sarcastico, si tratta comunque di una scelta incoerente: è improbabile che chi si esprime nel linguaggio infantile – bambino piccolo o adulto che gli si rivolge – dica bua alla coscia e non bua alla gamba (se un bambino ha acquisito la parola coscia in riferimento non solo al pollo ma anche a sé, quasi sicuramente ha anche abbandonato bua a favore di male).
Vedi anche:
► Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet)
► Alternative al water d’oro (su uso e abuso di sinonimi)
► 2 anni: 25 parole in inglese e in italiano (lessico infantile ed errori di traduzione)
Per approfondire: la voce registro nell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani
Marco:
Anche il “giocare bendato” mi pare strano. Mi viene in mente uno che gioca alla cieca.
Martina:
E’ una delle cose più sconcertanti che ho letto ultimamente. Ed incredibilmente improfessionale. Infatti si commenta da sola.
Flavia:
Oltre a “bua alla coscia” e “giocare bendato”, nell’articolo citato c’è anche “Giochi Proibiti”… “la squadra dei Giochi Proibiti si allarga”. Sembra il titolo di un filmaccio da anni ’70. 😀
Elio:
Magari ho visto male io, ma non mi sembra di aver visto la parola “infortunio” prima. Il che non rende questo post meno vero e l’uso di “bua” meno grave.
Compito dell’articolo sarebbe informare: mi piacerebbe sapere che tipo di infortunio. Quindi non solo “bua” fa schifo per tutte quelle ragioni, ma anche non informa sul perché: si va dal fastidio muscolare all’infortunio grave.
Nota a margine: capisco che possa confondere, ma in gergo tecnico si dice “giocare bendati”.