vignetta: Dave Whamond
In questa vignetta c’è un esempio di omofonia – stessa pronuncia /ˈhəʊli/ per holey e holy – che rimanda a una sinonimia (sacred e holy) e che richiama l’esclamazione holy cow* e la collocazione holey cheese, il formaggio con i buchi.
Il gioco di parole e i rimandi sono improponibili in italiano, però una traduzione letterale evidenzierebbe una differenza tra le due lingue: in inglese gli animali della vignetta sono entrambi cow, in italiano invece diremmo vacca sacra [indiana] e mucca svizzera, un esempio di anisomorfismo.
Mucche vs vacche italiane
La differenza tra le due parole che avevo imparato a scuola è che l’animale si chiama propriamente vacca e che mucca è una parola familiare che non andrebbe mai usata in un registro formale. In realtà pare essere una regola fantasma: allevatori e veterinari privilegiano vacca, ma si può chiamare mucca ogni femmina adulta di bovino, in particolare se produttrice di latte.
Mi sembra che le differenze siano altre: se l’animale appare in vignette o altre illustrazioni non didascaliche e ha caratteri antropomorfi, credo che la maggior parte di noi lo identificherebbe sempre come mucca. Inoltre, quando traduciamo dall’inglese tendiamo a far prevalere l’equivalenza cow ⇄ mucca.
(copertine simili, diversa rappresentazione dell’animale!)
Nelle espressioni figurate italiane usiamo però vacca e non mucca: penso agli usi spregiativi e a modi di dire come ad es. tempi di vacche grasse/magre, stare in un ventre di vacca, il mercato delle vacche, andare in vacca** e anche a vaccata.
Per questo trovo poco congruente morbo della mucca pazza (nome dell’encefalopatia spongiforme bovina nel linguaggio giornalistico) perché mi sarei aspettate vacca pazza, ma presumo che ai tempi sia prevalsa la traduzione letterale di mad cow disease.
Nota etimologica: vacca ci arriva direttamente dal latino, mucca invece ha un’origine incerta. Il vocabolario Devoto-Oli ipotizza muggire + vacca, il Treccani invece propende per “svizzero tedesco Mugg (in origine, la parola indicava le vacche svizzere, comperate alla fiera di Lugano)” e descrive la parola come voce toscana che si è diffusa in tutta Italia per ovviare alle accezioni spregiative di vacca.
Infine, una curiosità dell’inglese: la parola infantile per mucca è moo-cow /ˈmuːˌkaʊ/.
* Holy cow è un’espressione di sorpresa o sbigottimento, ora datata o usata solo scherzosamente, che è paragonabile a “santo cielo!”. Risale al XIX secolo e come altre espressioni del tipo holy + sostantivo (ad es. holy smoke, holy mackerel…) è un eufemismo per Holy Christ o esclamazioni religiose simili.
** L’animale di andare in vacca però non è la mucca ma il baco da seta malato che non produce il bozzolo, chiamato appunto vacca. Le parole informali svaccarsi e svacco derivano da andare in vacca.
Vedi anche:
🐮 Stai manzo!
🐄 Il principe Harry NON è “sulla luna” (c’entra una mucca)
Martina:
Apprendo solo ora che vacca è anche usato per i bachi da seta! Mi manca tutta una parte di lessico italiano rurale e me ne rammarico molto 🙁
Una piccola nota letteraria. Il termine “moocow” (lui lo scrisse tutta una parola) fu portato a gloria letteraria da James Joyce nell’incipit di A Portrait of an Artist as a Young Man. Effettivamente non viene usato più tanto nel linguaggio infantile ma rimane comunque una parola deliziosa. Da non dimenticare che Joyce era fluente sia in italiano che in triestino (data la sua grande amicizia con Italo Svevo) per cui non mi meraviglierebbe se la sua scelta di scriverlo attaccato fosse per fare eco all’equivalente italiano.
David S:
Mah, io italiano del sud emigrato in Romagna ho una percezione diversa. La parola “vacca” l’ho sempre sentita solo nelle espressioni figurate e la “regola fantasma” per me funziona al contrario (mucca = formale, vacca = informale). E infatti se si fosse diffusa l’espressione “vacca pazza” mi avrebbe provocato sicuramente una sensazione di “espressione errata”. Mi sembra quindi evidente che queste “regole” siano appunto “fantasma”. Potrebbero provenire da una diversa sensibilità “geografica”?
Luca:
Che ‘andare in vacca’ sia legato al mondo dei bachi e non dei bovini* è una scoperta strepitosa che mi rivenderò senz’altro alla prima occasione.
Grazie!
*E in effetti non mi sono mai chiesto che senso potrebbe avere in questo caso…
Silvia:
Ancora una volta post molto interessante (divertentissima la vignetta). La regola citata che limiterebbe l’uso di “mucca” a contesti familiari/colloquiali non l’avevo mai sentita. Nella mia esperienza personale in effetti “vacca”, al di fuori di contesti specialistici (ricordo ancora quando studiando economia e politica agraria, scoprii con divertimento che i bovini che incontravo il fine settimana in montagna erano della razza “bruno pezzata alpina”) ha una connotazione spregiativa.
Chiamare “vacca pazza” la Bse mi avrebbe fatto pensare ad una Maga Magò discinta e volgare.
Cercando velocemente su google “vacca pazza”, ho trovato però almeno tre articoli ticinesi dove la Bse era appunto chiamata così. (Forse per la diffusione di allevatori, prevale l’uso del termine specialistico?)