Nell’incontro tra Biden e Putin del 16 giugno 2021 a Ginevra si è discusso anche della minaccia di attacchi informatici. Nelle notizie in inglese sono ricorrenti locuzioni e parole con cyber, usato sia come elemento formativo, ad es. cybersecurity, cyberattack, che come aggettivo o sostantivo con funzione attributiva, ad es. cyber capability, cyber strike.
Nelle notizie tradotte in italiano si trovano calchi noti e molto diffusi come cybersicurezza e cyberattacco ma si notano anche usi impropri dall’aggettivo cibernetico, come in questi esempi:
La cibernetica è la disciplina che studia le analogie tra i sistemi di regolazione e comunicazione delle macchine e degli organismi viventi. Dovrebbe essere chiaro che non è rilevante per il dialogo Biden-Putin: il contesto è tutt’altro!
Perché cyber- non è “cibernetico”
Da tempo in inglese la maggior parte delle parole composte con cyber(–) non è riconducibile alla cibernetica ma fa invece riferimento all’uso di computer, di strumenti informatici e di Internet, oppure alla realtà virtuale.
L’elemento cyber- è entrato nell’uso grazie alla parola cyberspace, coniata dall’autore di fantascienza William Gibson nel 1982 per descrivere uno spazio virtuale di interconnessione tra persone e computer. Già allora però il collegamento alla cibernetica era molto labile: come ha spiegato in varie interviste, Gibson aveva optato per cyberspace, dopo aver scartato dataspace e infospace, perché era una parola strana ma che suonava bene e che poteva significare tutto e niente.
È grazie a cyberspace che cyber(-) ha acquisito il significato attuale di “relativo alla realtà virtuale, ai computer o a Internet”. Non è quindi direttamente riconducibile né al concetto né all’etimologia di cybernetics, dal greco κυβερνητική kybernētikḗ (sottinteso téchnē), “arte di pilotare”.
L’elemento cyber- era stato molto produttivo negli anni ‘90 del secolo scorso (cyberspace, cybersex, cyberculture, cyberpunk…) ma aveva poi perso rilevanza all’inizio del millennio, a parte qualche eccezione come Cyber Monday.
Era però rimasto in uso in ambiti militari e di sicurezza nazionale, da cui è poi è “rientrato” nel lessico comune all’incirca nel 2013 con parole come cyberattack, cyberthreat, cybercrime, cybercriminal, cyberterrorism, cyberprotection, cybersecurity, cyberoperations.
Si può notare che il campo semantico prevalente per le “cyberparole” del XXI secolo è la sicurezza finalizzata alla protezione da tentativi di violazione o attacchi di tipo informatico (cfr. Cyber, nuovo sostantivo americano).
Chi traduce cyber- con cibernetico dimostra quindi di non avere capito come viene usato l’elemento inglese ma anche di fraintendere il concetto di cibernetica, oppure attribuisce alla disciplina un nuovo significato che non è ancora registrato da nessun dizionario.
Avevo già usato queste informazioni in Perché Cyber Monday non è “ciberlunedì” dove trovate altre considerazioni lessicali e alcune perplessità sull’”italianizzazione” di cyber- in ciber-.
Dalla sicurezza cibernetica…
Anche il legislatore italiano ha usato l’aggettivo cibernetico come equivalente dell’elemento cyber in inglese. Appare ripetutamente nella cosiddetta Direttiva NIS (Network and Information Security), ossia il Decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 65, dove sono usati i termini protezione cibernetica e sicurezza cibernetica ma senza che venga chiarito il significato dell’aggettivo.
Il Decreto legge 21 settembre 2019, n. 105 ha istituito il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e nel testo sono usate locuzioni come ambito cibernetico, crisi cibernetica e certificazione cibernetica ma non viene fornita nessuna definizione di cosa si intenda con cibernetico.
Nessuna definizione neppure nel regolamento per il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica stabilito dal Decreto del Presidente del Consigliio dei Ministri 30 luglio 2020, n. 131 né nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 aprile 2021, n. 81 in cui è ricorrente la locuzione sicurezza cibernetica.
…alla cybersicurezza
La novità di giugno 2021 è il Decreto legge 14 giugno 2021, n. 82 Disposizioni urgenti in materia di cybersicurezza, definizione dell’architettura nazionale di cybersicurezza e istituzione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, dove l’aggettivo cibernetico scompare e viene usato invece cybersicurezza, con questa definizione:
Nell’articolo 15 sono indicate anche alcune modifiche terminologiche alla Direttiva NIS: tutte le occorrenze di sicurezza cibernetica sono sostituite da cybersicurezza. Non vengono invece modificate le occorrenze di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e si vengono così a formare incongruenze terminologiche.
Nel Comunicato stampa del Consiglio dei Ministri del 10 giugno 2021 si notano altre incongruenze: viene usato sia cybersicurezza che cybersecurity, è stata usata un’insolita grafia con trattino, cyber-resilienza, e per la locuzione minacce cyber è stata usata una costruzione che non è coerente con gli altri termini: ci si aspetterebbe cyberminacce.
Mi auguro che queste incongruenze possano essere risolte e che ogni nuovo termine rifletta questo cambiamento importante. Sono infatti convinta che la rinuncia all’aggettivo cibernetico rappresenti un notevole miglioramento e per questo mi trovo in disaccordo con il Gruppo Incipit che “segnala l’inopportunità del termine cybersicurezza” e invita gli organi legislativi “a ripristinare al suo posto la locuzione sicurezza nazionale cibernetica o a sostituirlo con cibersicurezza”.
Luca:
Solitamente sono molto critico con il giornalismo italiano, ma in questo caso ci ha messo del suo anche lo Stato che ha utilizzato in passato “sicurezza cibernetica” come ad esempio in questa pagina dell’AGID:
https://www.agid.gov.it/it/agenzia/stampa-e-comunicazione/notizie/2019/03/29/evento-agid-confindustria-sinergie-pubblico-privato-sicurezza-cibernetica
Giovanni:
La professionalità dei tuoi post è disarmante. E di tanto in tanto va sottolineato. Consideriamo quindi cyber un anglicismo insostituibile? Al pari di mouse e popcorn? Parrebbe di sì.
Alessandro Rea:
Dire semplicemente “sicurezza informatica” o “sicurezza dell’informazione”? (idem per “attacco/crimine/criminale/terrorismo informatico”)
crudel1o:
Ricordo che proprio il secondo romanzo di William Gibson, “Count Zero” (1986, pubblicato in Italia nel 1990), in Italia venne dapprima intitolato “Giù nel ciberspazio” per poi diventare in edizioni successive “Giù nel cyberspazio”. Si può dare un’occhiata su Amazon per rendersene conto (era il seguito di “Neuromancer”/”Neuromante”, il romanzo in cui Gibson coniò il termine “cyberspace”).
P.S. Quindi Gibson aveva pensato anche a “infospace”… Adesso che ci penso, in italiano “infospazio” per “cyberspace” quasi quasi non mi dispiace…
crudel1o:
Oops… intendevo dire che Gibson con “Neuromante” popolarizzò il termine “cyberspace”, non lo coniò, come giustamente riportato nell’articolo…