Da dicembre 2020 sentiamo discutere di varianti del coronavirus Sars-CoV-2 causa del COVID-19. Sono il risultato dell’evoluzione del virus originale che attraverso mutazioni del proprio genoma acquisisce caratteristiche diverse di trasmissibilità, patogenicità e capacità di reinfettare chi già immunizzato.
Il 31 maggio 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato un nuovo sistema per denominare le varianti nella comunicazione pubblica: si ricorrerà alle lettere dell’alfabeto greco anziché alle indicazioni geografiche usate finora (le famigerate varianti inglese, sudafricana, brasiliana, indiana…).
Nella comunicazione scientifica, invece, per indicare il lignaggio continueranno a essere usati sistemi con combinazioni di lettere dell’alfabeto latino e numeri, come ad es. B.1.1.7 per la variante cosiddetta inglese (ma Kent variant nel Regno Unito!) che d’ora in poi diventa Alpha.
Perplessità sulla scelta dei nomi
La decisione di ricorrere alle lettere dell’alfabeto greco è motivata dalla necessità di usare nomi facili da pronunciare e soprattutto di evitare nomi stigmatizzanti e discriminatori. Sono due dei criteri già usati per denominare la malattia COVID-19 e stupisce che l’OMS abbia aspettato quasi sei mesi per seguire le stesse linee guida anche per i nomi delle varianti.
Non è però specificato se ciascuna lingua adotterà le proprie denominazioni delle lettere o se invece, per standardizzare ed evitare confusione, andrà sempre usato il nome inglese delle 24 lettere dell’alfabeto greco. Un esempio delle potenziali incongruenze: la 14ª lettera ξ in inglese è xi ma in italiano csi o ksi.
Il comitato di esperti che ha scelto l’alfabeto greco sembra inoltre dare per scontato che sia parte delle conoscenze enciclopediche della maggior parte delle persone. Quanti però conoscono tutte le 24 lettere nell’ordine corretto? In Italia credo quasi esclusivamente chi ha fatto il liceo classico e chi le usa come notazione scientifica, ma nel resto del mondo?
A quanto pare in alternativa erano stati considerati anche nomi di divinità della mitologia greca, con potenziali ulteriori variazioni tra lingue, problemi di riconoscibilità e un approccio troppo incentrato sull’Europa. L’unico vantaggio sarebbe stata una disponibilità di nomi davvero molto ampia. Con l’alfabeto invece non si sa come si procederà se venissero identificate più di 24 varianti del virus (doppia lettera? lettera e numero?) perché il testo dell’OMS, Tracking SARS-CoV-2 variants, non lo specifica.
Varianti VOC e VOI
Un altro aspetto poco chiaro è il criterio con sui sono state assegnate le lettere alle varianti già identificate.
Non è un ordine cronologico: le prime 4 lettere Alpha, Beta, Gamma e Delta identificano quattro Variants of Concern (VOC) e di queste Delta è stata identificata dopo sei Variants of Interest (VOI) denominate Epsilon, Zeta, Eta, Theta, Iota e Kappa. Non ci è dato da sapere come verranno usate le lettere per le prossime varianti, ad es. nel caso venissero identificate contemporaneamente una VOC e una VOI.
La classificazione delle varianti come VOC o VOI è determinata dall’impatto della mutazione, che desta preoccupazione (concern) se, come spiega l’Istituto Superiore di Sanità, causa “una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione”.
Questioni terminologiche
Non mi addentro oltre sulle differenze tra VOC e VOI perché non ho competenze specifiche in materia, posso però rilevare che da un punto di vista terminologico le definizioni dell’OMS per le varianti VOC e VOI non sono soddisfacenti perché ricorrono a caratteristiche distintive diverse che non sono facilmente confrontabili:
Risultano invece più chiare le informazioni che completano le definizioni del Centers for Disease Control and Prevention (CDC) statunitense, che distingue tra Variant of Interest, Variant of Concern e Variant of High Consequence (VOHC). Spiega inoltre che le classificazioni possono non coincidere con quelle dell’OMS perché una variante può avere un impatto diverso in aree diverse e può essere rivalutata e riclassificata in base a nuove evidenze scientifiche.
Anche il Ministero della Salute e l’ISS distinguono tra varianti VOC e varianti VOI, con l’ulteriore categoria varianti VUM (under monitoring, sotto osservazione) come da classificazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC):
Per l’italiano non sono però riuscita a trovare definizioni specifiche dell’ISS o del ministero, né indicazioni esplicite di quale modello di riferimento venga usato, ad es. per nomi come VOC 202012/01 usato dal Ministero della Salute in alternativa a B.1.1.7 (la variante inglese).
La mancata corrispondenza tra i diversi sistemi ci ricorda che i termini sono “etichette” a volte arbitrarie o comunque usate in modo impreciso, e sarebbe auspicabile maggiore attenzione all’identificazione dei concetti e alla formulazione della definizione. È un problema ricorrente che avevo già descritto in Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici.
Vedi anche:
► COVID-19 non è il virus ma la malattia! (febbraio 2020) per i criteri di denominazione usati dall’OMS
► Come si denominano i nuovi elementi chimici per un esempio di un sistema con criteri ben definiti e maggiore precisione
► Genere e uragani: Harvey, Irma e José per un esempio di nomi pensati per la comunicazione al grande pubblico
La possibile confusione tra le lettere dell’alfabeto greco e le incongruenze nelle definizioni dei diversi tipi di varianti, difficili da capire per i non addetti ai lavori, mi fanno pensare a un’espressione di incomprensibilità, descritta in Graecum est, non legitur → It’s all Greek to me!
Nuovi post per nuove varianti:
► Variante Mu o variante Mi? (settembre 2021)
► La variante Omicron “salta” Nu/Ni e Xi (novembre 2021)
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Giovanni:
Proprio ieri leggevo un articolo dove compariva “Centers for Disease Control and Prevention (CDC)”. Sulle prime ho pensato a un refuso, Centers al posto di Center, ma alla seconda occorrenza di Centers nello stesso articolo ho escluso l’ipotesi del refuso. Nel tuo post vedo Center, il link rinvia al sito CDC ufficiale dove ricompare Centers in tutte le occorrenze. E curiosamente i verbi sono coniugati al singolare (es. “The Centers for Disease Control and Prevention does not endorse…”). Quindi la dicitura corretta è Centers ma non si tratta di un plurale?
Licia:
@Giovanni singolare perché è il nome proprio di una singola agenzia governativa.
Ho provveduto a correggere il refuso.
John Dunn:
La concordanza tra soggetto e verbo in inglese può essere un tema complicato, ma a mio parere ‘The Centres for Disease Control and Prevention does not endorse …’ non è corretto. Sarebbe meglio usare l’abbreviazione: The CDC does not endorse … .
Scusate, ma né il cervello né il computer mi permette di scrivere la versione americana di ‘centres’.
Anne:
Variante “nu” o variante “ni”?
Licia:
@Anne già aggiunto l’aggiornamento ieri sera a Variante Mu o variante Mi? ma è stato prematuro perché in realtà la nuova variante è stata ufficialmente denominata Omicron: https://www.who.int/news/item/26-11-2021-classification-of-omicron-(b.1.1.529)-sars-cov-2-variant-of-concern