Le notizie sulle prime consultazione in cui è stato impegnato Mario Draghi mi hanno fatto scoprire la parola facciario, un particolare album con le foto dei parlamentari.
È già apparsa nelle cronache politiche degli anni scorsi e quindi non è un neologismo. È infatti in uso nel lessico parlamentare dal secolo scorso, come indica la voce del vocabolario Devoto-Oli che ne dà questa definizione, con marca d’uso gergale: “repertorio fotografico dei parlamentari, di cui si servono i commessi per riconoscere deputati e senatori”. La versione digitale con i deputati della legislatura corrente si può consultare qui.
Facciario, una parola che non si scorda
La parola facciario mi piace perché mostra come sono state riutilizzate risorse lessicali esistenti per creare una parola originale ed efficace che è anche trasparente e facile da ricordare. Faccio quindi fatica a capire il senso del commento evidenziato:
Non saprei da dove arrivi la convinzione che facciario sia “alquanto scorretto”. È invece una parola ben formata, da faccia con il suffisso derivativo –ario, usato per aggettivi e sostantivi che esprimono una relazione con il nome che funge da base, tra cui nomi con valore collettivo come vocabolario, frasario, vocabolario, lemmario, epistolario, erbario, eserciziario, formulario, mansionario, notiziario, questionario, ricettario, rimario, schedario, tariffario, bestiario… Molte di queste parole identificano inoltre vari tipi di pubblicazioni (cfr. anche annuario, calendario, lunario…). Direi quindi che facciario si inserisce senza problemi in questa serie.
Forse invece la bocciatura ("alquanto scorretto") è dovuta al registro? Facciario è una parola colloquiale che apparirebbe fuori luogo in un contesto istituzionale formale, oppure in un articolo di fondo o un editoriale dal tono grave. Non vedo però perché non possa essere usata in un articolo di colore, oltretutto segnalata come insolita dalle virgolette.
Facciario è un facebook!
Infine, un rimando all’inglese: il facciario parlamentare italiano può ricordare il face book o facebook che in alcune università americana è (o forse era*) una pubblicazione stampata od online con le foto e il nome di studenti e insegnanti, resa disponibile all’inizio dell’anno accademico per facilitare l’ambientamento dei nuovi iscritti. È questa l’origine del marchio Facebook – chi in italiano lo traduce scherzosamente con “faccia libro” potrebbe considerare anche l’alternativa di chiamarlo con più precisione “facciario”! 😉
Un facebook è diverso da un yearbook, l’annuario (annual) che nelle scuole superiori americane (high school) veniva pubblicato alla fine dell’anno scolastico con le foto degli studenti dell’ultimo anno e dettagli di vario genere.
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* Non ho informazioni aggiornate ma non mi stupirei se Facebook avesse impedito alle università di usare il nome comune facebook. Una decina di anni fa Facebook aveva cercato di registrare come marchio anche le parole face e book per evitare che altri potessero usarle commercialmente: qualche esempio in Facebook, face, book e marchi registrati (2010).
Per altre parole della politica o “parlamentari”, vedi anche:
► Plasticamente, un plastismo
► Inciucio, pateracchio e biscotto
► Il “canguro”, in politica almeno dal 1911
► Parole del giorno: supercanguro e preclusione
► Da Mattarellum a Rosatellum: habemus latinellum!
John Dunn:
Molti anni fa ho visto il ‘facciario’ di un collegio dell’università di Oxford (disponibile solo per i professori). Se mi ricordo bene, loro lo chiamavano ‘the rogues’ gallery’ (il nomignolo del ‘facciario’ della polizia inglese).
Riccardo:
Questo articolo mi ha fatto subito venire in mente il “trombinoscope” francese. Parola fondamentale in qualunque ambito lavorativo in Francia.
PS. Complimenti per il blog