Vaccini efficaci nei casi severi (ma non giusti!)

titolo di notizia commentata in un tweet con “casi severi e dove trovarli”: Moderna è efficace al 94,1%, fino al 100% nei casi severi. Il candidato vaccino dell'azienda Usa Moderna ha dimostrato un'efficacia pari al 94,1% contro Covid-19, ed ha inoltre dimostrato un'efficacia pari al 100% nei casi severi. Lo rende noto l'azienda, annunciando i risultati dei test di fase 3 su 196 casi.

Tra gli aspetti linguistici che hanno caratterizzato il 2020 ritengo vada inclusa anche l’affermazione nel lessico non specialistico dell’aggettivo severo in riferimento a una malattia e alle sue conseguenze. Esempio: polmonite severa da COVID-19. 

Severe in inglese

Si tratta di un calco palese dell’aggettivo inglese severe, che è comunemente usato in vari contesti per sottolineare l’intensità o la gravità di qualcosa di negativo o indesiderabile.

Severe /sɪˈvɪə/ è ricorrente in associazione a malattie, ferite o dolore, ad es. severe asthma attack, severe injury, severe brain damage. Due collocazioni comuni sono a severe form of e a severe case of seguiti da malattia o patologia, ad es. a severe case of COVID-19.

Grave in italiano

Negli ambiti specialistici italiani il calco severesevero è in uso da tempo, facilitato da pubblicazioni scientifiche quasi esclusivamente in inglese. Eppure disponiamo dell’aggettivo grave, che ha l’accezione specifica di “che rappresenta un serio danno per l’integrità fisica o un pericolo per la vita”, “di difficile guarigione” e che è quello che ci aspetteremmo negli equivalenti italiani delle frasi inglesi di esempio.

Con l’emergenza coronavirus il calco severo si è diffuso anche nel lessico comune usato dai media generalisti, aiutato da traduzioni superficiali dei media, come nell’immagine di apertura, e da interventi di medici e ricercatori abituati a usarlo. Un altro esempio: 

Tocilizumab e polmoniti severe da COVID19, uno studio emiliano-romagnolo pubblicato su The Lancet Rheumatology. Il farmaco, inefficace nei pazienti con sintomatologia lieve, ha ridotto del 75% la mortalità in 544 pazienti con polmonite severa

Ritengo questa accezione di severo un falso amico ma la frequenza d’uso me lo deve fare classificare come prestito camuffato. È anche registrato da alcuni dizionari come il Vocabolario Treccani (che indica esplicitamente che è un calco).

Mi fa però ancora più effetto il sostantivo severità da severity: la severità di una malattia mi fa pensare a fermezza, inflessibilità e rigore, che nulla hanno a che vedere con gli effetti di una patologia o di un agente infettivo sulla salute di una persona.

Arriva il test di severità del Covid-19: utile durante il triage dei pazienti contagiati dal Coronavirus.

Altri calchi medici e scientifici

Altri falsi amici, prestiti camuffati e calchi ricorrenti nelle notizie mediche sono evidenze da evidence, assunzione da assumption, aneddotico da anecdotal, scienziato da scientist, processare [tamponi] da process, trattare e trattamento da treat e treatment, candidato vaccino da vaccine candidate, disordine da disorder, condizione da condition, mascherina di comunità da community mask, eleggibile [a una cura, a un vaccino] da eligible.


Foto di @simoneasnaghi:

manifesto Istituto Superiore di Sanità con varie occorrenze di polmonite grave corrette a mano da qualcuno in GRAVE

3 commenti su “Vaccini efficaci nei casi severi (ma non giusti!)”

  1. Luca:

    Anche se decisamente off topic il tuo articolo mi ha ricordato una difficoltà che avevo da bambino, indicativamente a 10 anni, quando ricoverato per quasi un mese in ospedale. Facevo molta fatica a capire se era peggio una patologia acuta o una grave, che per me allora erano due termini opposti (probabilmente in base alle nozioni di geometria) che invece, in termini medici indicano due elementi diversi della patologia.

  2. Giovanni:

    Nell’ultima foto del post anche l’uso del verbo nuocere come fosse transitivo (“nuoce gravemente la salute”) colpisce.

  3. alessandro:

    @Luca: nei miei remoti ricordi scolastici, “acuto” si oppone a “grave” in grammatica (accenti acuti vs accenti gravi) e in acustica (suoni acuti vs suoni gravi) ma non in geometria, dove ad acuto si oppone ottuso.

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