Il 7 novembre 2020 i media americani hanno proclamato Joe Biden vincitore delle elezioni presidenziali: ha conquistato più di 270 grandi elettori ed è altamente improbabile che con lo scrutinio dei voti rimanenti il risultato possa cambiare a favore di Trump.
Non si tratta però di un annuncio istituzionale: la nomina ufficiale a 46° presidente avverrà solo dopo il voto del Collegio Elettorale (14 dicembre) e la successiva convalida del Congresso (6 gennaio). In questa procedura il presidente uscente non ha alcun ruolo.
I media italiani però titolano che Trump si rifiuta di concedere la vittoria al rivale o addirittura che non gli concede la Casa Bianca, come se fosse sua prerogativa legittimare il risultato delle elezioni e acconsentire che Biden gli succeda. Si tratta di scarsa familiarità con i meccanismi elettorali americani o di conoscenze linguistiche inadeguate?
Concede e concession speech
Il verbo inglese concede ha più accezioni, tra cui
➝ accept as true, valid, or accurate
e, riferito a una competizione,
➝ admit defeat o ➝ admit that one can no longer win.
Nella politica concede ha il significato di ammettere o riconoscere pubblicamente una sconfitta o risultati sfavorevoli. È usato in due modi:
• verbo transitivo, ad es. concede defeat, concede [rival’s] victory, concede race [to rival];
• verbo intransitivo, ad es. all losing candidates conceded to their opponents, Trump won’t concede.
Concession speech
Nel contesto delle elezioni americane è prassi che la presa d’atto della sconfitta avvenga con una telefonata al vincitore seguita da un discorso (concession speech) in cui il presidente uscente ringrazia i propri elettori e rivolge parole di cortesia al nuovo presidente.
Per ora Trump non ha alcuna intenzione di riconoscere la vittoria di Biden, come ci si aspetterebbe dal candidato perdente, e questo ha suscitato scalpore. Va però evidenziato che il concession speech non è previsto dalla costituzione ma è una consuetudine senza valore legale.
Concede ≠ concedere
Nel contesto delle elezioni presidenziali americane il verbo inglese concede e il verbo italiano concedere sono falsi amici.
Nella costruzione concedere qualcosa [a qualcuno], il verbo è transitivo e significa accordare dando il proprio formale assenso, autorizzare, acconsentire, elargire, dare come favore o per magnanimità. È un’accezione che esiste anche in inglese ma non è rilevante in questo contesto. Al presidente americano uscente non è infatti richiesta nessuna concessione al nuovo eletto: Trump non deve concedere alcun permesso, diritto, privilegio o favore a Biden. La consuetudine invece vorrebbe che riconosca pubblicamente di essere stato sconfitto.
Il verbo italiano concedere può anche avere il significato di ammettere, accettare per vero, come in inglese, ma in questa accezione si usa una costruzione diversa: ciò che viene riconosciuto non è espresso da un complemento oggetto ma da una subordinata:
Chi ritiene che una frase come Trump non concede la vittoria rientri in questa accezione (“c’è nel vocabolario!”) dovrebbe fare più attenzione al contesto e alla grammatica: capirebbe che non è un’interpretazione corretta.
In conclusione…
Dal presidente americano sconfitto ci si aspetta che riconosca la vittoria del presidente eletto, non che la conceda: non è una sua prerogativa e non è un’azione necessaria per il passaggio di potere.
Allo stesso modo, il concession speech del candidato sconfitto non è un discorso di concessione. Non ha un nome equivalente italiano perché è una consuetudine specifica della politica americana e per questo ritengo sia preferibile usare la locuzione inglese spiegandone il significato.
Molti giornalisti italiani però non l’hanno capito e ogni quattro anni ripetono gli stessi errori di traduzione. Stavolta però sono più gravi perché chi legge o ascolta le notizie potrebbe concludere che il rifiuto di Trump di ammettere la sconfitta abbia ripercussioni istituzionali. Non è così: solo i ricorsi presentati dai suoi avvocati potrebbero avere eventuali conseguenze.
Aggiornamento 2023 – Il modello americano ora appare anche in contesti italiani. Nuovo post: Bonaccini, magnanimo, concede la vittoria a Schlein. O no?
Per i media americani Biden ora è president-elect, o PEOTUS, un acronimo già descritto quattro anni fa in (Shy) Trump: nomen omen e PEOTUS.
Vedi anche: “Lost in Trumpslation” (ma non è un film), con una raccolta di post sugli errori fatti dai media italiani nelle notizie sulla presidenza Trump.
Mauro:
“Si tratta di scarsa familiarità con i meccanismi elettorali americani o di conoscenze linguistiche inadeguate?”
L’una cosa non esclude l’altra, Licia 😉
renata:
Il punto di partenza che la parola “concedere” porti a un tassello che non può mancare per l’elezione del presidente è quello che secondo me è fuorviante.
Nell’esempio verbo + complemento oggetto “un coniuge non concede il divorzio all’altro”, il divorzio avverrà, probabilmente, consenziente quel coniuge o meno.
Quando sarà avvenuta la nomina del presidente (o il divorzio) la frase “non concede la vittoria” sarà del tutto ma ora uno dei due contendenti sta valutando e non concede la “concession speech” mi verrebbe da dire, dunque non concede – fin che può – la vittoria.
Giovanni:
La mia impressione e preoccupazione è che la traduzione impropria, continuamente riproposta nella comunicazione di massa senza alcun ritegno né imbarazzo, finisca per imporre l’uso della parola italiana col significato di quella inglese dalla quale viene malamente tradotta. Si sente proferire con crescente disinvoltura “mi sento confidente” oppure “ho confidenza” come se confidenza fosse sinonimo di fiducia, oppure “attitudine” come sinonimo di atteggiamento, modo di porsi o di presentarsi. Anche questa nuova accezione di concedere potrebbe prendere piede, purtroppo. Temo però non sia solo frutto di incuria dei parlanti italiani, ma anche inevitabile conseguenza di un pluridecennale imperialismo (non saprei quale altra parola meno carica di ideologia possa rendere altrettanto efficacemente il concetto) linguistico anglosassone.
renata:
la vittoria” sarà del tutto *inutile. Benedetti ctrl+z.
Sì, indubbiamente il senso che lei percepisce è differente. “Non concede la Casa bianca” lo vede appunto come un potere che ovviamente non ha, ma se un giornale dice “escort Trump out of White House’ il potere temporaneo, diciamo così, evidentemente quel signore se lo prende o minaccia di prenderselo, un po’ come chi “non concede il divorzio” eppure sarà costretto, “non concede la mano della figlia” che tuttavia si sposerà.
renata:
Gentile Giovanni, ma qui non si tratta di traduzione, nel qual caso certo sarebbe meglio riportare le parole specifiche inglesi, traducendole, magari alla meno peggio. Si tratta di descrizione in un articolo giornalistico di che cosa stia succedendo e se l’uso di “non concede la vittoria” (negli articoli mai messo giustamente fra virgolette perché non è traduzione) significhi che il presidente ha il potere di non concederla.
Ho portato l’esempio di “non concede il divorzio”, che mi pare appropriato. Entrambe le locuzioni non creano. penso, fraintendimenti. Dubito che ci sia qualcuno che pensi che il divorzio non sia possibile o che il presidente in carica resti in carica.
Cambiando discorso, non ho mai incontrato gli esempi che lei riporta circa confidenza e attitudine, cercherò, un termine che invece mi infastidisce, usato spesso anche da professori universitari, è misconcezione. Il futuro ci dirà se questi professori saranno… onomaturghi o se il fastidioso termine svanirà facendo perdere le sue tracce.
Licia:
@Giovanni, del tutto d’accordo che calchi e falsi amici sono molto più subdoli di anglicismi e pseudoanglicismi, invece immediatamente riconoscibili. Attitudine, suggestione, confidente sono ormai così diffusi nell’accezione inglese che temo si stiano trasformando in cosiddetti prestiti camuffati, come è già successo ad es. all’aggettivo visionario ora usato quasi esclusivamente nell’accezione positiva dell’inglese. Eviterei invece di descrivere l’influenza dell’inglese come imperialismo perché implica che ci sia una volontà di una qualche potenza o entità non ben identificata di imporre un dominio egemonico pianificato sulla nostra lingua, e non è assolutamente il caso.
@Renata non so se ho capito correttamente il ragionamento su concedere. Sono infatti perplessa dall’esempio del divorzio: se un coniuge non concede il divorzio (non dà il proprio formale assenso, non lo autorizza, non acconsente), ci sono implicazioni di tipo giuridico perché l’altro coniuge è costretto a ricorrere al divorzio giudiziale che richiede un iter diverso da quelli previsti dalla separazione consensuale. Tutte le opzioni che riguardano la concessione del divorzio sono regolamentate dal legislatore.
Il caso del presidente americano sconfitto che does not concede è invece completamente diverso perché riguarda una consuetudine che non è regolamentata e non ha nessuna implicazione legale o di altro tipo, quindi non mi pare paragonabile all’uso di concedere in concedere il divorzio.
renata:
Sì, certamente il fare e il non fare una cosa implica conseguenze differenti, legali o di consuetudine. Il giocatore di scacchi che abbassa il re per abbandonare la partita evita, concedendo la vittoria all’avversario, l’umiliazione dello scacco matto (o cose simili), il padre che non concede la mano della figlia crea qualche problema familiare senza che vi siano implicazioni legali. Il presidente non ammettendo la sconfitta e non concedendo la vittoria all’avversario si riserva a esempio di procedere per vie legali o addirittura: «Trump also has refused to commit to a peaceful transfer of power»
Giovanni:
@Licia grazie per il commento, anch’io ritengo imperialismo un termine troppo carico ideologicamente e immaginavo potesse suscitare malumore, ma è proprio del tutto fuori luogo? https://www.britishcouncil.org/voices-magazine/english-form-linguistic-imperialism
@Renata gentilissima credo invece si tratti proprio di traduzioni dall’inglese non di una scelta originale del giornalista italiano di turno, né a mio parere il mancato uso delle virgolette indica il contrario perché stiamo parlando non di citazioni bensì di inconfessata scopiazzatura.
Per l’esempio “mi sento confidente”, l’accademia della crusca ammette l’influsso inglese ma esclude trattarsi di errore https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/sono-confidente-che-lobiettivo-sar%C3%A0-raggiunto-ma-non-si-dice-fiducioso/1217
Flavia:
C’è anche il vb cèdere in lingua italiana, con tutti i suoi usi: https://www.treccani.it/vocabolario/cedere/#:~:text=terreno%2C%20indietreggiare%3B%20c.,riconoscergli%20una%20preminenza.
renata:
Tecnicamente – gentile Giovanni – non penso siano traduzioni.
Grazie in ogni modo a questo bel blog per i tanti spunti di approfondimento delle lingue.
Lele:
Sono passati più di dieci giorni da che Biden ha vinto, e in tutti i canali tv che vedo i giornalisti continuano a dire che Trump “Non concede”. Che rabbia!
Giornalisti, leggete questo blog!!!