Nelle notizie di inizio ottobre 2020 è riapparsa una nuova emoji che aveva già fatto parlare di sé come tipico gesto italiano qualche mese fa, quando il consorzio Unicode aveva annunciato le nuove emoji dell’aggiornamento 13.0.
È stata aggiunta grazie alla proposta di un italiano, Adriano Farano, che in un’intervista ha spiegato come ha avuto l’idea e come l’ha concretizzata nella proposta presentata a Unicode, “What do you want?” Pinched Fingers Emoji Proposal, un documento ricco di riferimenti culturali.
È una notizia spensierata che mi dà lo spunto per alcune osservazioni lessicali.
Il nome del gesto in inglese
Il nome “ufficiale” usato da Unicode in inglese è pinched fingers, una descrizione generica che ritengo troppo simile all’emoji preesistente pinching hand che indica il movimento di avvicinamento delle punte delle dita, come per un pizzicotto.
L’aspetto non è confondibile ma i nomi simili potrebbero essere un problema per ciechi o ipovedenti che ricorrono alla sintesi vocale per identificare le emoji attraverso le loro descrizioni.
Nei media e sui social invece la nuova emoji è stata più spesso descritta come Italian hand gesture, un nome che può far sorridere un italiano perché sembra implicare che per noi esista un unico gesto della mano.
I nomi inglesi di questa emoji appaiono quindi molto generici e non accennano al significato o all’uso del gesto, un approccio comprensibile se si considera che Unicode incoraggia la polisemia delle emoji e la possibilità che vengano assegnati significati diversi in contesti diversi (linguistici, culturali ecc.).
Inoltre, si tratta di un tipico gesto arbitrario: chi non lo conosce non può indovinarne il significato osservando il movimento o la forma (a differenza dei gesti invece motivati, come ad es. il gesto naturale dell’indice che punta qualcosa).
Il significato del gesto in italiano
Nella cultura italiana stringere assieme le punte delle dita raccogliendole contro il pollice è un gesto che può avere molte interpretazioni in base alla combinazione di più variabili: la posizione della mano rispetto al resto del corpo, l’orientamento delle dita, la direzione in cui si muove la mano ed eventuale rotazione del polso, la velocità e il numero di ripetizioni del movimento e altro ancora, ad es. il significato cambia se le dita rimangono riunite oppure se vengono aperte e chiuse ripetutamente, o anche se viene usata una mano sola o due contemporaneamente.
Nelle sue diverse varianti il gesto non significa solo “che vuoi” ma può esprimere critica o estrema perplessità per quanto detto da altri, può dare un giudizio sulla salute mentale altrui, può segnalare paura, può indicare che si vorrebbe mangiare, può avvertire un guidatore che ha i fari spenti oppure chiedere di alzare il volume (“Voce!”) e altro ancora: dettagli in gesti (Enciclopedia dell’Italiano Treccani) e Quello strano gesto con cui diciamo tutto (parolacce.org).
Il nome del gesto in italiano
Il gesto multiforme ha tanti significati ma anche diversi nomi, tra cui parecchi riconducibili al mondo vegetale: mano a pigna, mano a carciofo, mano a puparuolo (peperone in napoletano), mano a grappolo e mano a tulipano, che è un nome d’autore: l’ha usato nel 1957 Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana («Amico, che amico! Amico ‘e chi?» Raccolte a tulipano le cinque dita della mano destra, altalenò quel fiore nella ipotiposi digito-interrogativa tanto in uso presso gli Apuli).
Un altro nome campano è mano a cuoppo (il cartoccio per la frittura). C’è poi mano a coppino e chi ha localizzato le descrizioni delle emoji di Twitter ha optato invece per dita a coppetta.
Il nome preferito dagli studiosi italiani però è mano a borsa, che mi pare il più arbitrario. Ho cercato l’origine e ho concluso che è dovuto a una traduzione dall’inglese non del tutto accurata.
Desmond Morris e la “mano a borsa” (hand purse)
A partire dagli anni ‘70 del secolo scorso l’etologo britannico Desmond Morris ha ripetutamente usato la descrizione hand purse in vari libri sui gesti, tra cui Bodytalk: A World Guide to Gestures da cui è tratta questa immagine:
In questo gesto le dita della mano aperta vengono piegate (folded) finché incontrano il pollice e raggiungono la posizione hand purse. La parola purse significa borsa da donna nell’inglese americano ma nell’inglese britannico è invece il borsellino, in particolare il portamonete con la chiusura come nella figura:
Se si confronta il movimento di apertura e chiusura del borsellino con quello delle dita, la similitudine è palese. È per questo che ritengo che mano a borsa sia una traduzione imprecisa di hand purse, anche se ormai è cristallizzata e quindi non più modificabile.
Morris identifica vari tipi di hand purse, tra cui quello che all’estero è diventato il gesto italiano per eccellenza:
Curioso invece che non venga inclusa l’Italia tra i paesi dove una variante del gesto indica la strizza:
Un gesto davvero versatile. Sarà così anche per l’emoji?
Vedi anche: Emoji: è corretto cosa ci raccontano i media? per esempi su polisemia, usi metaforici e differenze culturali nell’uso delle emoji. Sulle emoji di gesti simbolici: ILY: 3 dita, 3 lettere, 1 gesto, 1 emoji e Emoji con braccia a X e a O.
Gianmaria Lari:
Fantastico! Brava Licia, bellissimo post!!
Angelo Manca:
Grazie dell’articolo,della ricerca.
alessandro:
Non capisco perché nel documento «“What do you want?” Pinched Fingers Emoji Proposal» si dica «“What do you want?” (in Italian: Ma che vuò?)», come se quel gesto fosse assimilabile a un regionalismo.
Vincenzo:
In italiano però è un gesto un po’ brusco, no?
In Israele (e in altri paesi?) ha un significato completamente diverso: se lo fa il guidatore di un’auto, nel traffico, vuol dire “stai fermo” o “attento”, credo.