Nelle notizie di questi giorni di agosto 2020 è ricorrente una parola che per molti è nuova:
Il significato di parafiato è trasparente o comunque facilmente intuibile nei contesti in cui viene usato. Sui social però ha suscitato vari commenti, soprattutto per il plurale parafiati. Sono perplessità giustificate? Sì.
In breve, la parola parafiato sfrutta un meccanismo di composizione molto comune in italiano ed è perfettamente formata. I composti verbo+nome come parafiato però sono quasi sempre invariabili e, a parte poche accezioni, hanno la stessa forma sia per il plurale che per il singolare: un parabrezza, due parabrezza; un paraschizzi, due paraschizzi. Ci si dovrebbe quindi aspettare i parafiato e per questo *parafiati risulta una parola anomala.
Per chi è interessato, aggiungo qualche dettaglio grammaticale.
Composti V+N
La composizione è il processo che consente di formare parole nuove combinando insieme due o più unità lessicali autonome che insieme ne formano una terza che ha un significato proprio.
I composti possono essere classificati in base alla funzione sintattica degli elementi che si combinano, come mostra la tabella da Composizione (Enciclopedia dell’Italiano Treccani):
Parafiato è un esempio di composto formato con il tema di un verbo e con un sostantivo (nome) che ne costituisce il complemento oggetto. È un meccanismo produttivo che si ritrova nei nomi di vari utensili, elettrodomestici, apparecchiature e altri strumenti: aspirapolvere, asciugacapelli, contapassi, tosaerba, cavatappi…
In questi composti prevalgono le basi verbali bisillabiche di prima coniugazione, come ad es. calzascarpe, segnalibro, lavastoviglie, contagocce, lanciafiamme, ma ci sono anche esempi con verbi di altre coniugazioni, come ad es. rompiscatole, tergicristallo, copriletto, e con basi trisillabiche, come ad es. lucidalabbra, acchiappaclic.
Il sostantivo che ha la funzione di complemento oggetto può essere sia singolare che plurale ma, come già indicato, è invariabile (cfr. esempi appena fatti), a parte alcune accezioni come grattacielo che ha come plurale grattacieli.
Nelle notizie di questi giorni parafiato è usato come sostantivo. Nei cataloghi di produttori e rivenditori si riscontrano molte occorrenze di uso come aggettivo invariabile, ad es. barriere parafiato e schermi parafiato.
Non è chiaro perché molti media preferiscano la forma plurale *parafiati a quella invariata, che appare ancora più insolita perché il sostantivo fiato è usato raramente al plurale: si dice il fiato anche se riferito a più persone o animali (ad es. il fiato del bue e dell’asinello).
Para-
Gli elementi verbali di molti di questi composti sono così diffusi e produttivi da essere registrati separatamente come confissi nei vocabolari, come ad es. acchiappa-, aspira-, blocca- e anche para-. Esempio dal vocabolario Devoto-Oli:
Tra i composti formati con para- ci sono parabrezza, paracadute, paracalli, paracamino, paracolpi, parafango, paraluce, paraocchi, parapioggia, paraschizzi, parasole, paraspruzzi, paraurti…
Non sono invece registrati dai vocabolari parastarnuti, parasputi e parabatteri, usati già da tempo come aggettivi e sostantivi per identificare vari tipi di schermi e protezioni in Plexiglas, in particolare nell’ambito della ristorazione. Esempio:
Tutti gli esempi di composti con para- fatti finora sono sostantivi invariabili, con la stessa forma al singolare e al plurale. Ogni perplessità su *parafiati è quindi del tutto giustificata!
Riferimenti: Composizione nell’Enciclopedia dell’Italiano Treccani e il libro Che cos’è un neologismo di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle.
In inglese il parafiato si chiama sneeze guard oppure sneeze screen, quindi un più esplicito parastarnuti!
Mauro:
È grave che cose così evidenti, così semplici debbano venir spiegate…
Grazie Licia (io la cosa, pur non essendo linguista, già la sapevo… spero che ora grazie a te la sappia anche qualcun altro).
granmadue:
Il motivo per cui molti media hanno preferito il plurale “parafiati” alla forma invariata sembrerebbe alquanto banale: hanno acriticamente ripetuto, con le medesime parole, quanto contenuto nella fonte della notizia (un lancio di agenzia?), che conteneva appunto quest’anomalia. Credo si possa sostenere che se il redattore della prima versione, quella che ha fatto da matrice, avesse utilizzato il plurale “parafiato”, i vari media non avrebbero esitato, anche in questo caso, ad accodarsi.
Quanto sopra si capisce notando (con l’aiuto di un motore di ricerca) che alcune frasi – per esempio «ipotesi emersa sul tavolo dell’incontro tra le Regioni, altri Enti locali e il governo» – siano presenti pari pari nell’insieme degli articoli che hanno utilizzato “parafiati”.
Questa considerazione, ovviamente, non vuol essere una giustificazione.
Monmartre Angeloise:
Buon giorno,
io la regola la sapevo un po’ diverso, anche se non identica a quella scritta nella grammatica di Canepari.
Se nel verbo+nome il nome è già al plurale, ovviamente, il plurale non cambia (come nella maggior parte dei suoi esempi).
Se il verbo+nome è maschile e il nome è maschile (o composto con mano), si pluralizza: esempio parasterno-parasterni (http://www.treccani.it/vocabolario/parasterno), paraculo-paraculi, batticuore-batticuori, grattacapo-grattacapi…
Se il verbo+nome è maschile e il nome è femminile, resta invariato al plurale: gli aspirapolvere.
Se il verbo+nome è femminile e il nome è maschile, resta invariato al plurale. Non me ne vengono in mente.
Se il verbo+nome è femminile e il nome è femminile, si pluralizza: la portabandièra-le portabandiere. Es: «a Fides Romanin a Arianna Fontana le portabandiere italiane»
Giovanni:
Non tutti gli esempi proposti con para sono invariabili, il plurale di parafango essendo parafanghi. Ecco perché al mio orecchio, pur non supportato da una solida formazione linguistica e quindi ampiamente fallibile, parafiati non stona per nulla.
Massimo Birattari:
A me i parafiato sta bene, ma anch’io ho pensato subito ai parafanghi. (Aggiungerei che le regole dei plurali delle parole composte fanno girare la testa.)