Un’ottima iniziativa di Radio3 Scienza: Dizionavirus – glossario minimo per un epidemia, raccontato da Silvia Bencivelli che ha selezionato parole e termini ricorrenti nell’emergenza causata dal coronavirus SARS-CoV-2.
Una voce recente è respiratore, un tipo di dispositivo medico che dagli specialisti viene chiamato anche ventilatore. Si usa infatti per la ventilazione meccanica, l’insieme di tecniche e procedure che consente di assistere o sostituirsi all’apparato respiratorio garantendo gli scambi gassosi*.
Ne prendo spunto per alcune osservazioni terminologiche (non si tratta di informazioni mediche, che vanno reperite altrove).
Respiratore vs ventilatore
L’aspetto più evidente è che le differenze tra respiratore e ventilatore sono soprattutto di tipo diafasico: riguardano ambito e situazioni di impiego, destinatari e registri d’uso.
I media generalisti (lessico comune) ricorrono quasi esclusivamente a respiratore, parola immediatamente comprensibile anche senza conoscenze mediche. Nelle comunicazioni di esperti medici, tecnici e produttori di dispositivi (lessico specialistico) prevale invece il termine ventilatore.
Sono aspetti rilevanti per giornalisti e altri comunicatori ma che diventano ancora più importanti nella traduzione da e verso l’inglese. Si rischia infatti di fare scelte inadeguate o, peggio ancora, di incorrere in potenziali falsi amici.
Respirator vs ventilator
Nell’inglese americano è improprio usare ventilator e respirator come termini intercambiabili perché identificano tipi diversi di dispositivi.
1 Ventilator è un dispositivo usato per la ventilazione meccanica che assiste o sostituisce una funzione dell’apparato respiratorio. In ambito medico un ventilator è usato per tenere in vita un paziente.
2 Respirator è un dispositivo di protezione che copre la bocca, il naso o l’intera faccia con la funzione di prevenire l’inalazione di fumo, polvere o sostanze tossiche o contaminanti. In ambito medico un respirator è usato come misura di precauzione per un operatore sanitario.
Respirator vs mask
In ambito medico si distingue inoltre tra
2 respirator, dispositivo indossato dall’operatore sanitario per la propria protezione da contagi e contaminazioni, e
3 surgical mask, dispositivo indossato dall’operatore sanitario per la protezione del paziente e dell’ambiente dalle proprie secrezioni respiratorie.
Le principali differenze di uso, aspetto, funzionamento e tenuta di 2 e 3 sono illustrate nel video Mask vs. Respirator del produttore 3M (con sottotitoli) e sono descritte in questa tabella dell’ente statunitense CDC:
Nel lessico comune italiano, o comunque nel linguaggio non specialistico usato dai media generalisti, entrambi i dispositivi di solito sono descritti come mascherina o maschera (il tipo 2 con filtro o protettiva). Esempio: Stiamo calmi con le mascherine: ecco il parere della scienza sull’efficacia (con il significato di sigle quali FFP2 e FFP3).
Nel lessico specialistico, ad es. nei documenti tecnici del Ministero della Sanità, si distingue invece tra 2 respiratore, ad es. respiratore con filtrante facciale, per la protezione del personale sanitario, e 3 mascherina medica o chirurgica, per la protezione del paziente.
Nell’ambito della terapia intensiva mask in inglese e maschera in italiano identificano inoltre anche alcuni componenti dei sistemi per la ventilazione non invasiva (alcuni dettagli più sotto). Esempio:
CPAP, Continuous Positive Airway Pressure (ventilazione meccanica a pressione positiva continua)
Attenzione alla traduzione!
Le differenze d’uso a cui ho appena accennato evidenziano che alcuni termini sono polisemici: lo stesso termine può identificare concetti diversi. Inoltre, non sempre c’è corrispondenza biunivoca tra termini italiani e inglesi apparentemente equivalenti. Nel lavoro terminologico e nella traduzione bisogna quindi procedere con molta cautela.
Come già descritto in Terminologia medica inglese e italiana, va identificato innanzitutto il destinatario del testo per decidere se optare per lessico generico o specialistico, assicurando coerenza all’interno del sistema concettuale. Va inoltre prestata particolare attenzione al registro e a potenziali falsi amici come respiratore ≠ respirator che potrebbero generare informazioni fuorvianti.
Aggiornamento – Terminologia italiana per le mascherine
UNI, l’Ente Italiano di Normazione, ha reso consultabili gratuitamente le norme tecniche che definiscono i requisiti di sicurezza, di qualità e i metodi di prova dei prodotti per la prevenzione del contagio, e quindi anche la terminologia rilevante. Sono scaricabili da Emergenza COVID-19: liberamente scaricabili le norme UNI per combattere il contagio e si può vedere, ad esempio, che le mascherine mediche o chirurgiche (3) nelle norme UNI vengono chiamate maschere facciali ad uso medico, mentre le mascherine con filtro o protettive di altro tipo sono semimaschere filtranti antipolvere.
Sono inoltre in corso due nuovi progetti per definire gli standard con cui valutare le prestazioni filtranti e la respirabilità delle mascherine generiche non mediche, come quelle di tessuto di cotone. Sono chiamate maschere di comunità e sono suddivise nelle classi CFC-NR (non riutilizzabili), CFC-R (riutilizzabili) e CFC-BIO (biodegradabilità del materiale). Dettagli in Mascherine generiche – arrivano i riferimenti UNI.
Mascher(in)a di comunità è un calco dell’inglese community mask, locuzione che indica i dispositivi di protezione usati nella comunità, ossia al di fuori di contesti medici da chi non è personale sanitario (cfr. nome alternativo non-medical face mask).
Nell’uso non specialistico altri nomi usati sono mascherine non mediche, mascherine «da usare in pubblico» (traduzione dall’inglese face masks in the community usata dall’European Centre for Disease Prevention and Control in Uso delle mascherine in pubblico e altri documenti) e, se fabbricate da sé, mascherine autoprodotte.
* Definizione di ventilazione meccanica da Terapia Intensiva Respiratoria (Policlinico Sant’Orsola Malpighi, Bologna):
«è l’insieme di tecniche e procedure che consente di assistere o sostituirsi all’apparato respiratorio garantendo gli scambi gassosi. Questa può essere eseguita in modalità non invasiva, su pazienti selezionati, utilizzando un’interfaccia generalmente rappresentata da una maschera in materiale plastico siliconato applicata al naso (maschera nasale) o alla superficie oronasale in toto (maschera facciale) o da un elmetto che avvolge tutto il capo (casco). Questa protesi rappresenta l’interfaccia per poter insufflare aria nelle vie aeree più profonde. La ventilazione invasiva prevede il diretto contatto con le vie aeree mediante tubo.» |
Riferimenti:
· Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri
· What Is The Difference Between A “Respirator” And A “Ventilator”?
· Ventilators 101: What They Do And How They Work (immagine CPAP)
· What are ventilators and why are they important? (immagine How do ventilators work)
Vedi anche:
► COVID-19 non è il virus ma la malattia!
► Coronavirus: conteggi errati di “ricoverati”
► La “regola droplet”, invenzione dei media
► Da epidemia a pandemia: aspetti terminologici
► Risemantizzazioni: tamponare, on the road
Licia:
Via Twitter, aggiungo una precisazione di uno specialista, @Dr_Karl83, che chiarisce che la ventilazione è una parte della respirazione:
Da anestesista, una piccolo tecnicismo: la respirazione è l’attività svolta dal sistema respiratorio (polmoni e vie aeree). La respirazione è composta da due componenti:
1 lo spostamento di aria dall’esterno all’interno del sistema respiratorio e viceversa (la ventilazione) e
2 il passaggio dei gas dall’aria al sangue.
Una macchina che, grazie all’utilizzo di pressioni, muove una miscela d’aria “spingendola” dentro ai polmoni compie la funzione della ventilazione, e pertanto si chiama ventilatore (meccanico). Lo scambio di gas tra sangue ed aria può essere sostituito da apparecchiature più complesse come ad esempio l’ECMO (di cui non si parla praticamente mai sui media) https://it.m.wikipedia.org/wiki/ECMO
All’epoca della mia formazione, da specializzando, chiunque usasse la parola “respiratore” veniva automaticamente catapultato fuori dalla finestra… 🙂
Maria Galetta:
Grazie per questa precisazione Licia. Nai giorni scorsi mi ero proprio chiesta se ventilatore in italiano fosse un ‘false friend’ di “ventilator”.
Ersilia:
Ciao Licia, ho notato da parte della stampa l’utilizzo del termine “nosocomio”, di cui non conoscevo l’esistenza, al posto di “ospedale”. Secondo te a cosa è dovuto? Non mi è sembrata soltanto un’escamotage per evitare ripetizioni, al contrario, ho avuto l’impressione che lo stiano usando per non sovraccaricare la mente delle persone con scenari negativi. Ma è giusto ammorbidire il linguaggio, e con esso le immagini che evoca, in questo momento in cui dovremmo stare tutti sull’attenti e non sottovalutare la situazione?