Da tempo in ambito medico e clinico il sostantivo tampone – forma abbreviata di tampone diagnostico – ha non solo il significato primario di
1 strumento (bastoncino cotonato) usato per un prelievo di materiale organico
ma anche altre accezioni:
2 prelievo di materiale organico e
3 esame del prelievo effettuato,
che insieme costituiscono un
4 test diagnostico
Le accezioni 2, 3 e 4 derivano da meccanismi di metonimia.
Sono invece recenti altre risemantizzazioni, molto usate nei media e da cariche istituzionali, protezione civile e medici nel contesto dell’epidemia di COVID-19. Esempi di marzo 2020:
La risemantizzazione è l’attribuzione di un nuovo significato a un elemento lessicale esistente, che così diventa un neologismo semantico. Negli esempi qui sopra:
tamponare ➝ eseguire test diagnostico tramite tampone (ad es. bisogna tamponare anche gli asintomatici);
tamponato (sostantivo e aggettivo) ➝ chi è stato sottoposto a test diagnostico tramite tampone (ad es. modelli matematici basati su positivi tamponati e deceduti);
tamponatura e tamponamento ➝ esecuzione del test diagnostico (ad es. la tamponatura viene fatta solo ai sintomatici; servono nuove procedure di tamponamento).
Questi nuovi usi fanno uno strano effetto perché sono parole che usiamo già ma con altre accezioni. Se tamponare, tamponatura e tamponamento fossero invece una novità, credo che ci colpirebbero di meno perché le percepiremmo come formate con meccanismi familiari*.
Alle risemantizzazioni appena descritte aggiungerei anche tampone ➝ 5 kit diagnostico (tutto il materiale che serve per poter portare a termine il test). Bisogna infatti ricorrere a una nuova accezione per capire perché sia stata fraintesa e abbia suscitato indignazione la notizia di “500mila tamponi esportati negli Stati Uniti”: molti hanno interpretato tamponi come kit diagnostici, che in Italia scarseggiano, e non come bastoncini cotonati simili a cotton fioc (accezione 1) – in inglese swab.
Un altro esempio di confusione tra tampone 1 e tampone 5:
Per ridurre le ambiguità, potrebbe essere utile specificare [diagnostico].
Tamponi on the road
Un altro esempio di notizia che ha attirato la mia attenzione:
Con on the road il presidente della Regione Veneto intende i test effettuati in postazioni mobili posizionate in luoghi pubblici diversi da ospedali e ambulatori, ad esempio parcheggi e supermercati.
È stato però fatto un uso improprio della locuzione on the road (pronunciata “onderòd”!), che in inglese non vuol dire “in strada” ma ha significati figurati come "in tour/tournée", “che è in viaggio (su lunga distanza)”. Mi domando quante persone anziane o che non hanno familiarità con l’inglese capiscano “onderòd”, una scelta davvero poco accorta che dimostra scarso rispetto per i cittadini, oltretutto in un momento di emergenza.
Nelle notizie in inglese sulle postazioni mobili approntate in Corea del Sud, dove ci si può sottoporre a test per la positività al virus SARS-CoV-2 rimanendo nella propria automobile, i media non usano on the road ma descrivono il servizio come drive-in testing, drive-through testing, drive-up testing o più genericamente come curbside testing (“al lato della strada”).
Tamponi drive-in e drive-through anche in Italia
Aggiornamento aprile 2020 – Anche altre regioni stanno seguendo l’esempio delle postazioni mobili del Veneto e nelle comunicazioni istituzionali e dei media sono sempre più diffusi gli anglicismi drive through (o drive thru) e drive in.
Esempio in un tweet del Presidente della Regione Liguria, che usa drive-through in associazione a tampone nell’accezione 4:
A giudicare dalle immagini si tratta di postazioni mobili a cui però non si accede rimanendo nella propria auto, che è quello che invece implica la locuzione drive-through, ma ci si deve sedere di fronte a un operatore sanitario.
Come già indicato nei commenti qui sotto, l’anglicismo drive-through è una pessima scelta perché poco comprensibile: per chi non ha dimestichezza con l’inglese è difficile da pronunciare, scrivere e riconoscere correttamente (ad es. se sentito alla radio o in TV).
Nuovi post:
· Con il drive trough tamponi nel trogolo?
· Inglese farlocco: Daily Tampon
..
Altri esempi di anglicismi usati nella comunicazione sull’emergenza coronavirus: droplet, Covid hospital e lockdown.
* A proposito dei meccanismi di formazione dei neologismi, se provassimo a immaginare tamponare, tamponatura e tamponamento come parole del tutto nuove, le troveremmo ben formate, su modelli che ci sono familiari:
► derivato verbale denominale per tamponare da tampone, descrivibile come un verbo che ha come base l’oggetto prodotto dall’azione (qui fare un tampone); per questo tipo di formazione sono disponibili anche altri suffissi, come ad es. –izzare da cui un potenziale tamponizzare (cfr. scannerizzare per una formazione simile);
► derivati nominali deverbali per tamponatura e tamponamento da tamponare, con i suffissi –atura e –mento che indicano l’atto o l’azione di <verbo>; per questo tipo di formazione sono disponibili anche altri suffissi, tra cui –aggio e –zione, da cui i potenziali sostantivi tamponaggio e tamponazione, insoliti ma ben formati.
Lilia Pino Blouin:
Cara Licia, grazie mille. Articolo estremamente interessante come sempre.
A me capita di dover tradurre “drive-in testing”, “drive-through testing”, “drive-up testing” e e “curbside testing”, perche’ abito a New York dove si fa.
Sul Corriere del 20 marzo ho letto ” Alcune regioni, vedi l’Emilia Romagna, si stanno attrezzando con il drive-trough, il test in auto”
Io per ora sto dicendo “postazioni mobili” e basta, ma mi pare troppo vago.
Ho visto anche “postazioni mobili drive through”
Tu cosa consigli, dato che “on the road” o “onderòd”?
Grazie in anticipo
Licia:
@Lilia, grazie a te. In un servizio di News24 RAI, Emilia Romagna. I primi test “drive thru” direttamente dall’auto, il giornalista aveva usato drive thru ma il presidente dell’AUSL di Bologna che era stato intervistato aveva invece detto proprio postazioni mobili. Nel sito della Regione Emilia Romagna si trova anche anche strutture per tamponi “drive in” con questa spiegazione: “la modalità delle strutture per tamponi è definita “drive in”, perché le persone si accosteranno con la propria auto e faranno l’esame senza scendere”.
Se proprio non si può evitare l’anglicismo, lo manterrei tra virgolette e tra tutte le varianti opterei per drive-in perché risulta già familiare a molti italiani grazie ai film (e per i meno giovani anche a un programma TV) ma anche perché la parola through risulta davvero ostica, come si può notare anche nel titolo italiano che hai riportato.
Ne approfitto per segnalare anche la neoformazione ibrida screenare, ricorrente negli interventi di Luca Zaia (ad es. un piano per screenare tutti i dipendenti del Sistema Sanitario Regionale) e prima ancora in quelli di Giulio Gallera, assessore al welfare della Regione Lombardia. Esempio del 21 febbraio 2020, quando era emerso il primo caso di Codogno:
Mi domando quanti cittadini che in un’intervista sentono “scrinare” e “scrinato” capiscano che il riferimento è a screening nel senso di “di controllo sanitario eseguito su una popolazione o su singoli gruppi o categorie per consentire la diagnosi precoce di determinate malattie e condizioni morbose” (definizione: Vocabolario Treccani).
Chiara Tampieri:
Grazie per l’interessante riflessione. Qui in Francia vedo usato “drive” come sinonimo di unità mobile e si parla di “test en drive”. L’anglicismo è già familiare ai francesi e fa subito pensare al servizio di ritiro della spesa nel parcheggio dei supermercati o al passaggio al mc Donald. È curioso che in Italia non si usi “drive” da solo visto che queste pratiche esistono anche lì.
Licia:
Una conferma che drive through è un’espressione ostica: @aringherosse su Twitter ha riportato l’esempio di un articolo di quotidiano in cui è stato usato più volte drive trull al posto di drive thru / through. Giornalista di origine pugliese con attacco di nostalgia? 😉
Fabio Marri:
“On the road” rimanda al libro di Kerouac (tradotto in italiano “Sulla strada”) o alla denominazione dei film americani sui viaggi in auto o in moto, da “Easy rider” al recente “Libro verde”. E’ abbastanza normale (non dico degno di approvazione), perché ricorre a conoscenze in possesso anche dell’utente poco acculturato, citare libri, film o canzoni famose per far capire meglio o rendere più vendibile una notizia. Ormai non c’è tg che non inserisca scene da film (Totò e Peppino in Noio vulevòn savuàr ogni volta che si parla di lingue straniere, don Camillo e Peppone ogni volta che si cita un prete e un sindaco…) forse perché sono la cosa che il telegiornalista conosce meglio.