COVID-19 non è il virus ma la malattia!

Alcuni titoli dell’11 febbraio 2020:

Immagine di coronavirus ed esempi di titoli:  Il coronavirus si chiama Covid-19; Il nuovo coronavirus ora ha un nome ufficiale: Covid-19; Oms: “Abbiamo un nome per Coronavirus, Covid-19”

Per molti media italiani l’Organizzazione Mondiale della Sanità avrebbe annunciato il nome ufficiale del coronavirus responsabile dell’epidemia in corso in Cina: COVID-19.

Hanno preso una cantonata: il virus ha già due nomi ufficiali, coronavirus 2019-nCoV (usato finora da OMS e media) e SARS-CoV-2 (nuovo nome usato dai virologi di ICTV)*. Quello annunciato l’11 febbraio dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è il nome della malattia causata dal virus. Nel nome COVID-19 la lettera d sta infatti per disease, malattia, morbo o infezione.

C’è quindi da chiedersi quanto siano affidabili le notizie date da chi fraintende informazioni così semplici come il testo inglese del tweet dell’OMS (e viene in mente il concetto di infodemia):

tweet di @WHO (World Health Organization): BREAKING. “We now have a name for the #2019nCoV disease: COVID-19. I’ll spell it: C-O-V-I-D hyphen one nine – COVID-19” - @DrTedros #COVID19

Scelta del nome COVID-19 

I tweet dell’OMS concatenati all’annuncio illustrano i criteri di denominazione seguiti, conformi a linee guida recenti comuni a OMS, FAO e Organizzazione mondiale della sanità animale.

Il nome di una nuova malattia infettiva deve avere queste caratteristiche:
essere pronunciabile come parola;
essere ricollegabile all’agente che la causa;
non fare riferimento a luoghi, animali o persone;
non scatenare timori infondati.

COVID-19 non è una crasi, come hanno scritto erroneamente diversi media, ma un acronimo che su indicazione dell’OMS andrebbe scritto tutto in maiuscole (ma è sempre più diffusa la forma Covid-19, che occupa meno spazio nei titoli). Nel nome si riconoscono i riferimenti a coronavirus 2019-nCoV, all’anno in cui è stato individuato e a disease.

immagine OMS (WHO) con scritta Corona Virus Disease #COVID19

Il nome ufficiale COVID-19 definisce un formato standard che verrà riutilizzato per eventuali future epidemie causate da altri coronavirus. L’OMS ha ritenuto necessario questo passo per evitare che si ricorra a nomi alternativi fuorvianti o inaccurati o che potrebbero stigmatizzare un luogo o una popolazione.

erms that should be avoided in disease names include geographic locations (e.g. Middle East Respiratory Syndrome, Spanish Flu, Rift Valley fever), people’s names (e.g. Creutzfeldt-Jakob disease, Chagas disease), species of animal or food (e.g. swine flu, bird flu, monkey pox), cultural, population, industry or occupational references (e.g. legionnaires), and terms that incite undue fear (e.g. unknown, fatal, epidemic).

Esempi di nomi di altre malattie infettive causate da coronavirus che hanno fatto notizia negli anni scorsi: SARS, dalle iniziali di Severe Acute Respiratory Syndrome (non indica il tipo di virus ma le sue conseguenze) e MERS, da Middle East Respiratory Syndrome (associa la malattia a un luogo).


Nomi delle varianti

[Aggiornamento aprile 2021] Le indicazioni dell’OMS di evitare riferimenti geografici sono state ignorate per i nomi con cui si fa comunemente riferimento alle varianti del virus SARS-CoV-2, tra cui le più note finora sono la variante inglese (B.1.1.7), la variante brasiliana (P.1) e la variante sudafricana (B.1.351): dettagli in COVID-19: nuovi nomi per le varianti VOC e VOI.


In italiano, la COVID-19

[22 febbraio 2020]   Aggiungo una nota grammaticale perché al momento c’è parecchia confusione sul genere di COVID-19: in italiano è un sostantivo femminile, come malattia, quindi la COVID-19, anche per coerenza con infezioni simili come la SARS e la MERS. Un esempio d’uso dal sito del Ministero della Salute:

Home / Domande e risposte - FAQ - Nuovo Coronavirus COVID-19

I media privilegiano invece il maschile perché confondono virus e malattia. Va però considerato che inizialmente il genere dei forestierismi, per il quale non esistono regole precise, è spesso oscillante e nel determinarlo intervengono vari fattori: senza altre indicazioni tende a prevalere il maschile e in questo caso le due vocali O e I contribuiscono a rafforzare la percezione che COVID sia una parola maschile.

Un’altra imprecisione dei media è di riferirsi al SARS-CoV-2 come il coronavirus quando invece Coronavirus è una famiglia di virus, di cui al momento ne sono stati identificati sette in grado di infettare l’uomo. Sarebbe quindi più corretto discutere di nuovo coronavirus, come si può vedere anche nel portale del Ministero della Salute:

immagine del portale Nuovo coronavirus – Ministero della Salute

Pronuncia di COVID-19

[10 aprile 2020]   Per il sostantivo COVID-19 è ormai consolidato il genere maschile, il COVID-19, ma permane la confusione tra virus e malattia. Nei media si nota anche qualche variabilità sulla pronuncia: per il momento coesistono sia vid che covìd, con prevalenza però del primo, una tendenza confermata anche da un sondaggio informale su Twitter (86% accento sulla prima sillaba, 14% sulla seconda):

schermata del sondaggio su Twitter, con domanda “Pronuncia: quale sillaba accentate nelle parole Expo e COVID19?”

In inglese invece l’accento è sempre sulla prima sillaba ma a quanto pare la pronuncia varia tra /ˈkəʊvɪd/ (inglese britannico), /ˈkoʊvɪd/ (inglese americano) e anche /ˈkɔvɪd/ (entrambe le varietà).


Vedi anche:
· Coronavirus: è infodemìa
· Gli scienziati del coronavirus cinese
· Ebola: interferenze dell’inglese (dal nome di un fiume)
· Ma si chiama influenza o febbre suina? (da virus A/H1N1)


* Al momento (11 febbraio 2020)  non c’è unanimità sul nome del virus: l’OMS finora ha usato 2019-nCoV  mentre il Coronavirus Study Group (CSG) dell’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) recentemente l’ha denominato Severe Acute Respiratory Syndrome coronavirus (SARS-CoV-2). Grazie a Roberto Labanti per la segnalazione.

Aggiungo il comunicato del Ministero della Salute del 13 febbraio 2020: Il nuovo coronavirus cambia nome, non più 2019-nCoV ma SARS-CoV-2

12 commenti su “COVID-19 non è il virus ma la malattia!”

  1. Gianni:

    Ho un dubbio anche sulla traduzione comune di SARS-CoV-2, ovvero “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2”. Non sarebbe meglio tradurre “coronavirus 2 da sindrome respiratoria acuta grave”? o qualcosa del genere che metta in risalto che il nucleo della definizione è “coronavirus 2”, il resto è un modificatore che in inglese solitamente sta prima di ciò che modifica, in italiano no.

  2. Licia:

    @Gianni non mi è ancora capitato di vedere la traduzione di SARS-CoV-2, che però è di per sé il nome del virus e, nonostante sia un acronimo, non va espanso ma eventualmente solo spiegato. In ogni caso concordo che in italiano l’ordine non può essere lo stesso che in inglese: al primo posto va il determinato, coronavirus, e poi tutto il resto (determinante) che specifica di che tipo di virus si tratta.

  3. Gianni:

    “Il SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2; acronimo dall’inglese severe acute respiratory syndrome coronavirus 2), chiamato anche nuovo coronavirus nCoV-2019” (Wikipedia)

    “Cosa è il SARS-Cov-2?
    Il virus che causa l’attuale epidemia di coronavirus è stato chiamato “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2″ (SARS-CoV-2). Lo ha comunicato l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.).” (http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228)

  4. Licia:

    @Gianni, grazie per gli esempi, purtroppo ennesima dimostrazione che in troppi si improvvisano traduttori.

  5. Licia:

    @granmadue, guarda come è scritto il nome della malattia nel decreto datato 1 marzo 2020:

    Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da CO-VID-19.

  6. granmadue:

    Licia, lì è un refuso dovuto al copia e incolla, o comunque alla trascrizione, dal momento che nel testo originale c’è un a capo proprio tra CO e VID.

    (Ho un’immagine che chiarisce il concetto. Per evitare pasticci qui nel commento, preferisco mandartela via mail.)

  7. Paola B.:

    A proposito di Covid,
    l’altra sera, ospite di una trasmissione TV, la virologa Ilaria Capua non riusciva a tradurre il termine “pandemic fatigue”. In effetti molti in rete lo lasciano in inglese, altri traducono con “fatica”, un termine a mio parere generico che a differenza di quello inglese non corrisponde a una diagnosi. Come comportarsi? Stress/Sindrome da affaticamento da pandemia? Addirittura nevrosi/esaurimento da pandemia? Grazie di qualsiasi indicazione!

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